"L'amor che move il sole e l'altre stelle", in prima assoluta la nuova opera di Adriano Guarnieri
E’ l’opera che dà il titolo all’intero cartellone: “L’Amor che move il sole e l’altre stelle”, la nuova composizione – definita Video Opera - commissionata da Ravenna Festival ad Adriano Guarnieri va in scena in prima assoluta venerdì (ore 20.30) al Teatro Alighieri segnando l’inizio del “viaggio dantesco” che, in questo 750° anniversario della nascita di Dante, caratterizza la XXVI edizione del festival. Un “viaggio” che si nutre del valore universale dell’opera dantesca e che, cercando di sottrarla all’elitaria fruizione specialistica propria degli studiosi, ne intende in evidenza tutta l’inesauribile modernità e l’attualità vivificante: in poche parole la sua contemporaneità.
Ed è proprio un Dante “contemporaneo” quello che spira nella partitura di Guarnieri che con questo suo nuovo lavoro viene a completare il trittico che, partito nel 2007 con l’Apocalisse trasfusa in “Pietra di diaspro” e proseguito nel 2010 in “Tenebrae”, approda ora alla luce abbacinante del Paradiso (che Dante compose in gran parte proprio a Ravenna). Ad introdurre il pubblico nella dimensione dell’ultima cantica della Commedia, è chiamato uno dei nomi più importanti della scena teatrale italiana, Gabriele Lavia, che leggerà appunto il XXXIII canto del Paradiso.
Mentre il sipario si aprirà su una scena che è il frutto del lavoro e della consolidata esperienza di un vero e proprio, e affiatatissimo, “team”: sotto la visionaria regia di Cristina Mazzavillani Muti si dispiegano e compongono le scene virtuali di Ezio Antonelli animate dal suggestivo ed evocativo progetto luci di Vincent Longuemar, video programmer Davide Broccoli.
Nel Paradiso che la video-opera ricrea, come racconta Cristina Muti, “le figure di Dante e di Beatrice, della Vergine e dell’Altissimo e delle anime tutte, immobili, fisse, appaiono e scompaiono, facendo riaffiorare immagini bizantine, ferme, sospese, senza un vero e proprio appoggio, che sembrano galleggiare nel roteante pulviscolo del grande lume”. E’ la luce, infatti, il nucleo e l’approdo della nuova creazione: “quella luce che Dante riesce a cogliere solo attraverso gli occhi di Beatrice e che lo acceca, e di fronte alla quale egli non può che volgersi indietro, tornare sulla terra, farsi sublime cantastorie e raccontare”. Questo anche per celebrare degnamente l’Anno Internazionale della Luce proclamato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e dall’UNESCO, che sottolinea il tema della Luce Cosmica, la stessa cantata in senso sia fisico che metafisico da Dante ed evocata-rappresentata in questa opera.
Un “racconto” articolato lungo le 14 sezioni di una partitura, che accosta frammenti del Paradiso, appropriandosi della forza evocativa della parola dantesca, del suo stesso suono. Un racconto percorso da un filo rosso che collega, come spiega Guarnieri, “i temi della luce, dell’infinito, dell’amore terreno, fisico, traslato poi metafisicamente nelle visioni di Beatrice e della Vergine; e temi che ci riconducono al moto delle sfere e degli universi. In un intreccio di simbologie, anche teologiche che si incarnano in linee melodiche, polifoniche, corali, strumentali, e simulano fisicamente e spazialmente quell’armonia delle sfere insita nella struttura della Divina Commedia”.
In scena, le voci di tre solisti, i soprani Sonia Visentin e Claudia Pavone e il controtenore Carlo Vistoli, di un quintetto vocale, e di un coro, intrecciati ai suoni del mdi ensemble – compagine di giovani musicisti - e di 7 trombe. In una dimensione percettiva che si amplia e moltiplica in una sorta di “aura sonora” nei raffinati procedimenti di spazializzazione del suono affidati all’esperienza e all’assoluta perizia del Centro Tempo Reale. Tutti diretti da Pietro Borgonovo, attento interprete delle complesse partiture di Guarnieri.
“L’Amor che move il sole e l’altre stelle” Ravenna Festival inaugura la collaborazione di Ravenna Festival con un’altra delle più importanti realtà musicali italiane, il Festival dei Due Mondi di Spoleto: la video-opera di Adriano Guarnieri è frutto infatti della coproduzione tra le due istituzioni, in collaborazione con il Teatro della Toscana.