Al Teatro Comunale di Cervia Lunetta Savino in "Grand Guignol all'italiana"
Scritto da Vittorio Franceschi e diretto da Alessandro D’Alatri, Grand Guignol all’italiana sarà lo spettacolo con cui, sabato 9 e domenica 10 gennaio alle ore 21, proseguirà la Stagione 2015/16 del Teatro Comunale di Cervia. La pièce è interpretata dalla talentuosa e molto amata attrice Lunetta Savino, insieme a Umberto Bortolani, Carmen Giardina, Sebastian Gimelli Morosini e Andrea Lupo. Lo spettacolo è una divertentissima satira di costume: politicamente scorretta, puntuale con la contemporaneità, divertente come una farsa. In pieno stile Grand Guignol. All’italiana. Savino e tutti gli attori dello spettacolo incontreranno il pubblico nel secondo giorno della loro permanenza cervese, domenica 10 gennaio alle ore 18 al Ridotto del Teatro Comunale di Cervia. L’ingresso all’incontro è gratuito.
Note dell’autore
“Il Grand Guignol, nato in Francia alla fine dell’800, si caratterizza come teatro a tinte forti, anzi fortissime, farsesco e macabro, dove scorrono in abbondanza - insieme al sangue e in barba al bon ton - grossolanità, violenza, cinismo, storie da cronaca nera con lacrime, truci vendette ed eros, in uno srotolarsi dinamico di intrecci da drammone popolare. Tutto ciò con effetti, a volte, di involontaria e grottesca comicità. In un giorno di fine estate dell’anno 2000, mentre cavalcavo verso Damasco, mi si accese una lampadina, come nei fumetti. E di colpo questo genere di teatro, a lungo snobbato e irriso, mi apparve nella sua essenza profetica, cioè ideale per raccontare il nostro Paese, le cui vicende e il cui tasso di cultura e di valori etici già allora, e da tempo, stavano procedendo con orgogliosa sicurezza verso lo zero di oggi. Scesi dal mio ronzino e mi misi all’opera. Quindici anni dopo, cioè oggi, probabilmente avrei scritto una tragedia. Ma allora ero meno ambizioso. Naturalmente, poiché italiani si nasce (in un primo momento questo testo avevo pensato di intitolarlo proprio così), lavorandoci su mi spostai un pochino verso sponde più nostrane, come la farsa e la sceneggiata, risciacquando rispettosamente i panni nella mentalità piccolo borghese che da sempre ci caratterizza e fa di noi un modello nel mondo. La satira, come sappiamo, si pone l’obbiettivo morale di mettere a nudo le storture del mondo, ma, en passant, anche di divertire. Gli eroi del mio Grand Guignol sono una innocente colf depressa, un salumiere di successo, una guida turistica ignorante con una moglie fedifraga e isterica e un postino sensibilmente gay. La storia non è importante: corna, liti, strafalcioni, soldi... come nelle migliori famiglie, con immancabile coup de théâtre finale. C’è anche un cane, che abbaia spesso però non entra mai in scena e quindi sarebbe elegante, pur nel clima consenziente della pièce, evitare battute facili. Come dicevo, l’ho scritto quindici anni fa. Da allora ha dormito tranquillamente nel mio cassetto strapieno, finché Alessandro D’Alatri non l’ha tirato fuori per fargli prendere una boccata d’aria. Ma non ho cambiato una sola virgola. Ahimè, non ce n’era bisogno. E questo non depone a favore della nostra Patria, dove possono passare tre lustri pieni zeppi di scandali d’ogni genere, ruberie e malefatte colossali, oserei dire granguignolesche, senza che, per l’appunto, cambi una sola virgola”. (Vittorio Franceschi)
Note del regista
“Tra i miei passatempi preferiti c’è quello di rovistare nei cassetti di Vittorio Franceschi. Riesce ogni volta a sorprendermi per la quantità e la qualità di progetti che saltano fuori come salmoni a primavera. La sorpresa più grande è che molti di loro sono inediti o lo sono soltanto per l’Italia. È così che qualche tempo fa mi saltò tra le mani Grand Guignol all’italiana. Un gioiello che attendeva pazientemente da quindici anni di venire compreso e amato. Chi conosce la drammaturgia di Franceschi sa bene quanto l’ironia sia un elemento costante del suo sguardo sulla vita. In questo caso direi che si è divertito a trasformarla in graffiante satira che fa aleggiare nei due atti come un refolo entrato da uno spiffero e che lentamente si trasforma in un tempestoso vortice. I cinque personaggi, con i loro comportamenti, linguaggi e il mondo che rappresentano ci accompagnano nel grande vuoto di questi tempi riempiendolo di surreale comicità. È uno spettacolo surreale ma veritiero. Caratteristica del teatro che più amo. Per questo motivo ho fortemente voluto che ogni elemento dello spettacolo, dalle scene ai costumi, alle luci, rispondesse a queste peculiarità. Quindi grande divertimento, ma al tempo stesso, proprio come in un Grand Guignol, una feroce condanna dell’egoismo e del perbenismo”. (Alessandro D’Alatri)