Rime Petrose e ardimenti musicali con laReverdie e Davide Riondino
La sfaccettata sezione che Ravenna Festival dedica alla “Musica al tempo di Dante” propone un intenso percorso musicale con al centro ensemble specializzati nel repertorio medievale, accanto ai quali, dato l’indissolubile legame fra musica e testo poetico nel XIII e XIV secolo, figureranno celebri attori e declamatori di versi. Così le “Rime Petrose” del sommo Poeta costituiscono il focus di “Più dura che petra. Rime dantesche e ardimenti musicali tra il XIII e il XIV secolo”, che Ravenna Festival ha commissionato all’ensemble di musica medievale laReverdie, con David Riondino voce recitante. Lo spettacolo, appunto prodotto dal Festival, sarà presentato lunedì, alle 21, nella basilica di San Francesco.
Il pubblico del Festival ha applaudito laReverdie fin dal 2005 come protagonista di concerti all’interno della sezione “In Templo Domini”; nel 2010 l’ensemble ha poi affiancato l’attore Gerard Depardieu nell’evento dedicato a Sant’Agostino. In questa edizione si presenta in forma di quintetto (Claudia Caffagni voce, liuto; Livia Caffagni voce, viella, flauti; Elisabetta de Mircovich voce, viella, ribeca; Sara Mancuso arpa, organo portativo, claviciterio e Matteo Zenatti voce, arpa, tamburello) per offrire «Un’esplorazione del “lato oscuro” della lirica musicale amorosa – come sottolinea la cofondatrice de laReverdie, Elisabetta de Mircovich - in cui non si celebrano la primavera e il trionfo d’amore, ma l’algido inverno e la crudeltà dell’amata, l’impietoso scorrere del tempo e la speranza tradita e disillusa. Una ricerca espressiva che si discosta dal lieto e primaverile clima poetico che ambienta la prima stagione del Dolce Stil Novo o delle prime ballate ars novistiche, in cui la devozione del cantore è coronata dal ritorno della primavera e dal favore dell’amata. Ricerca che seleziona parole e metrica in modo espressionistico, per trovare suoni e immagini di desolazione, malinconia e rabbia».
Così sono state scelte le cosiddette “Rime petrose” (due sestine e due canzoni), databili tra il 1296 e il 1304, periodo di densa attività politica del poeta, cui già dal 1290 era mancata la presenza della Musa Beatrice. Sono dedicate a una fantasmagorica Petra, probabilmente non identificabile con una donna realmente esistita, forse personificazione dell’amore negato o per alcuni della filosofia; il linguaggio volutamente crudo e poco armonioso prelude allo stile compositivo della prima Cantica della Divina Commedia. «La sestina dantesca – aggiunge de Mircovich - utilizzata nelle Rime petrose, mutuata per quanto riguarda l’artificio poetico-matematico, e l’atmosfera cupa dal “cledisat” del trovatore Arnaut Daniel, ci guida lungo questo percorso musicale dagli epigoni del Duecento agli inizi del Quattrocento». E il compito di far conoscere brani di queste Rime, accostati a parti della “Vita di Dante” di Giovanni Boccaccio, è affidato a David Riondino, che donerà una preziosa contestualizzazione degli “ardimenti musicali” selezionati da laReverdie.
Il tema viene declinato passando ai madrigali di Jacopo da Bologna e di Guglielmo di Francia, comprendendo anche Francesco Landini, cantore d’amore per eccellenza, nei cui versi spesso sembrano riecheggiare le cortesi atmosfere della Vita nova, che a volte si trasforma in poeta del disincanto e della malinconia. Ulteriore parametro espressivo che ha accomunato la scelta dei brani musicali alle Rime petrose è il virtuosismo tecnico nella composizione metrica. «Gli arsnovisti italiani di ultima generazione – è sempre Elisabetta de Mircovich a parlare - mettendo in pratica le più avanzate teorie ritmiche e notazionali dei teorici del Trecento francese, compongono brani di ardita sottigliezza, in cui misure ritmiche diverse vengono sovrapposte nelle varie voci, con passaggi virtuosistici che pochi decenni prima non erano nemmeno rappresentabili dalla notazione musicale usata fino a quell’epoca. Il risultato espressivo è di alta suggestione, una produzione musicale di altissimo livello, che evidentemente richiedeva esecutori vocali e strumentali di elevato virtuosismo». In programma musiche di Arnauld Daniel, Anonimo veneto, Elisabetta de Mircovich, Jacopo da Bologna, Guglielmo di Francia, Francesco Landini, Jacob Senleches e Gilles Binchois.