"Vite da niente", il teatro interpreta la trasformazione del lavoro nell'economia digitale
Mercoledì 17 e giovedì 18 aprile va in scena all'Almagià, alle ore 21, lo spettacolo Vite da niente, scritto da Iacopo Gardelli e diretto da Lorenzo Carpinelli. Ingresso libero
Nata come strumento per arrotondare gli stipendi sempre più magri dopo la grande crisi economica del 2008, la gig economy è oggi una realtà lavorativa per migliaia di persone in tutta Italia.
L'ultimo rapporto INPS conta circa 750mila lavoratori impiegati dalle cosiddette “piattaforme”, strutture digitali capaci, grazie alla loro immensa potenza di calcolo, di abbinare la domanda e l'offerta lavorativa a livello planetario. È solo l'inizio di una nuova epoca, quella del capitalismo digitale, che rischia di erodere i diritti conquistati in anni di lotte politiche e sindacali.
Vite da niente racconta questa nuova trasformazione del mercato del lavoro. "Cesare Zavattini, in Umberto D., scriveva che “certe cose accadono perché non si sa la grammatica” - spiegano gli autori. - Questo spettacolo nasce per aprire gli occhi ai distratti e per ricordare alle nuove generazioni, analfabete dei propri diritti, questo monito".
"I più pessimisti dicevano che, con la rivoluzione informatica, i lavori come li conoscevamo sarebbero scomparsi. I più ottimisti ribattevano che ci saremmo arricchiti lavorando di meno. Avevano torto, tutti: il lavoro non è scomparso, anzi, è aumentato. Ma non ci siamo arricchiti - continuano. - Vite da niente ricorre agli strumenti del teatro per raccontare una trasformazione già avvenuta. Rappresenta sulla scena vite anonime, metafore del precariato contemporaneo e racconta avvenimenti verosimili – realmente accaduti, ma in modi diversi".