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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Acqua disgustosa dai rubinetti: le proposte di Ancisi (LpRa) sul manfunzionamento dell'acquedotto

Il capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, ha chiesto il "ripristino di un laboratorio gestionale del Nuovo Impianto di Potabilizzazione"

Si torna a parlare di acqua disgustosa dai rubinetti. Il capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, ha chiesto il "ripristino di un laboratorio gestionale del Nuovo Impianto di Potabilizzazione dotato del personale e delle attrezzature necessarie, capace di compiere tutte le azioni e le procedure di monitoraggio e di controllo effettuate in precedenza per molti anni, nonché raccomandate dall’Istituto Superiore di Sanità, imposte particolarmente dall’accentuata  problematicità delle acque in arrivo dai fiumi Reno (soprattutto), Po e Lamone, ricettori degli scarichi domestici e produttivi, non sempre e non sempre bene depurati, di milioni di cittadini e di aziende della Val Padana".

"Per un buon numero di giorni - esordisce Ancisi - è scesa dai rubinetti di molta parte del territorio comunale acqua disgustosa, proveniente dall’acquedotto del Nuovo Impianto di Potabilizzazione di Ravenna. Per comprendere appieno la natura e le cause del fenomeno, Lista per Ravenna ha compiuto una serie di approfondimenti, non facili ed anche complessi, che ho tradotto in un’interrogazione al sindaco, indirizzata anche, come esposto, ad Arpa, l’agenzia pubblica per la protezione dell’ambiente. Di seguito, una sintesi, rinviando alla lettura del documento allegato, ampiamente argomentato e documentato, la conoscenza esatta e l’uso conforme dei suoi contenuti".

"Il fenomeno dell’acqua disgustosa è tipico, nel periodo estivo, anche se in proporzioni meno vistose, dell’acqua del fiume Reno quando arriva al Nuovo Impianto di Potabilizzazione - aggiunge il consigliere comunale -. Ma quel giorno nessuno se ne accorse, e solo con un ritardo di cinque giorni furono eseguiti alcuni controlli. Dunque, il protocollo analitico applicato non era sufficiente a fronteggiare queste situazioni e gli operatori non erano in grado di riconoscerle. Dall’esame della documentazione prodotta, si legge infatti che, pur dosando al massimo i prodotti a disposizione, il problema organolettico non è stato risolto, e si è avuto qualche miglioramento solo col ritorno di acqua dal  Lamone".

"Le analisi prodotte da Arpa dal 28 agosto al 3 settembre scorsi rilevarono elementi potenzialmente pericolosi per la salute umana - continua Ancisi -. Nell’acqua prelevata prima della potabilizzazione era presente salmonella, causa frequente di dissenteria: inspiegabilmente non si è saputo se, all’uscita dai rubinetti delle case, fosse stata abbattuta. Altro elemento riscontrato è stato il mercurio, nella misura di 0.3 microgrammi, contro il limite di potabilità di 1.0: dato però molto preoccupante, sia per la tossicità della sostanza, che si accumula nei tessuti, specialmente nel cervello, sia perché è molto probabile che provenisse da uno scarico industriale posto sull’asta di uno dei corsi d’acqua che afferiscono al Nuovo Impianto di Potabilizzazione: sarebbe stato doveroso risalirvi per eliminarne la fonte, e comunque compiere accertamenti che dimostrassero la sparizione del mercurio nei giorni successivi, ma nulla se n’è saputo".

"Da fonte che si dimostrava bene informata, siamo stati inoltre informati che, in precedenza, sarebbe stato rilevato, da uno dei controlli effettuati sull’acqua in uscita da una fontana pubblica del litorale, un valore di bromati - altamente tossici - triplo rispetto al limite di legge, la cui causa, trattandosi di analisi effettuate solo mensilmente, è stata scoperta solo quando l’acqua era stata largamente distribuita - aggiunge il leader della lista civica . Su questi tre fatti chiedo chiarimenti puntuali al sindaco e ad Arpa".

Ancisi si è quindi soffermato "sulle debolezze del sistema acquedottistico facente capo al Nuovo Impianto di Potabilizzazione:  fioriture algali, sostanze organiche in putrefazione, rottura degli argini o delle paratoie, ma anche contaminazioni molto più pericolose, erano stranote alle vecchie gestioni del ciclo idrico ravennate, da Amga ad Area, ad Area Asset ed infine ad Hera. Ma sono sempre state contenute attraverso un servizio di monitoraggio e controllo sia delle fonti che di ogni articolazione dell’impianto. In un’interrogazione al sindaco, presentata nel 2006 da Lista per Ravenna tramite Federico Fronzoni, si legge che allora  il laboratorio analisi del Nuovo Impianto di Potabilizzazione contava 21 addetti, tra cui tre biologhe specializzate, tre chimici laureati e numerosi periti chimici. Venivano analizzati regolarmente, lungo tutta l'asta dei fiumi e in tutte le sezioni di impianto, le alghe, le tossicità acute, i nematodi e altro",

"Il laboratorio era uno dei più attrezzati in Italia - puntualizza il consigliere comunale -. I metodi praticati furono adottati e raccomandati dall’Istituto Superiore di Sanità, attraverso due voluminosi rapporti del 2007, a cui collaborarono anche tecnici di Hera, Arpa e Romagna Acque. Ma nel 2010 il Nuovo Impianto di Potabilizzazione fu acquistato ed assunto in gestione da Romagna Acque, che si appropriò di tutti gli acquedotti romagnoli, vendendo all’ingrosso, in regime di monopolio, l’acqua potabile che Hera vende al minuto sul territorio. Ora però il laboratorio analisi del NIP quasi non esiste più. Ci risulta (dal sito internet della società non si ricava) che gli operatori addetti fossero nell’agosto scorso e siano successivamente rimasti, solo tre, di cui appena due addetti alla reperibilità con turni settimanali".

"Di conseguenza, i controlli non potevano e non possono essere che pochi, parziali e tardivi, specie se confrontati con quelli raccomandati dall’Istituto Superiore di Sanità. Questo spiega perché la contaminazione dell’estate 2013 non è stata individuata e segnalata. Romagna Acque non è più in grado, in assenza di un monitoraggio continuo ed efficace, di rimuovere tutti gli inquinanti presenti nell’acqua che arrivano al Nuovo Impianto di Potabilizzazione, ma solo alcuni. Non è chiaro neppure quali controlli siano commissionati all’esterno e se lo siano nei termini di legge", osserva.

Da qui la richiesta di Lista per Ravenna di "ripristinare un laboratorio gestionale del Nuovo Impianto di Potabilizzazione dotato del personale e delle attrezzature necessarie, capace di compiere tutte le azioni e le procedure di monitoraggio e di controllo effettuate in precedenza per molti anni, nonché raccomandate dall’Istituto Superiore di Sanità, imposte particolarmente dall’accentuata  problematicità delle acque in arrivo dai fiumi Reno (soprattutto), Po e Lamone, ricettori degli scarichi domestici e produttivi, non sempre e non sempre bene depurati, di milioni di cittadini e di aziende della Val Padana".

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