Annata agraria nel ravennate, si confermano le difficoltà: per le nettarine exploit negativi
Con queste parole si è aperto venerdì l’intervento di Paolo De Castro, coordinatore per il Gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, alla presentazione dei dati relativi all’annata agraria di Ravenna organizzata dalla Cia locale
Alla presenza dell’euro parlamentare Paolo De Castro e del vice presidente Cia nazionale Antonio Dosi, si è svolta la presentazione dell’Annata agraria 2015 della Cia di Ravenna. Giunta alla 29esima edizione, nel territorio, è il primo resoconto dei dati relativi all’andamento dell’agricoltura nell’anno in corso. Bilanciando i dati raccolti e le previsioni sull’ipotesi di chiusura dell’anno, che vedono andamenti diversificati in base non solo ai differenti comparti ma anche all’interno dello stesso comparto emerge, per la provincia di Ravenna, una sostanziale conferma delle difficoltà dell'agricoltura.
I prezzi all’origine per molti prodotti continuano a non coprire i costi di produzione, con una remuneratività scarsa o assente; per certe colture diminuisce la superficie coltivata e non solo per motivi fisiologici, ma anche per scelte degli imprenditori agricoli. Le imprese agricole nella provincia ravennate continuano a diminuire, i giovani stentano ad intraprendere questa strada anche per gli investimenti iniziali importanti. Anche l’andamento climatico, che per certe colture come ad esempio l’olivo, la vite (seppur per quest’ultima con alcune differenziazioni), il kiwi, è stato complessivamente molto favorevole e, al di là delle rese produttive, ha determinato qualità molto elevate, su altre ha avuto effetti non positivi (come ad esempio per le drupacee o per alcune orticole e colture industriali).
Fra i comparti, il frutticolo resta fra quelli maggiormente problematici con la volatilità dei prezzi che è sempre una minaccia. Con le Nettarine che continuano a registrare exploit alquanto negativi. Le pere nel 2015 registrano segnali positivi per quantità, qualità e quotazione dei prezzi. Da ricordare che il 2015 ha visto la nascita di due importanti poli produttivi, quali Opera e Origine Group. Per il kiwi - con una buona produzione e una buona qualità e calibri di pezzatura medio-elevata - lo scenario sarà più definito verso la primavera 2016, in particolare per quanto riguarda il mercato e le quotazioni del prezzo. Buona annata per l’olivo.
Complessivamente buona l’annata anche per il vitivinicolo, pur con andamenti diversi in base all’area di coltivazione (pianura-collina); ai bianchi e ai rossi; al vino generico sfuso e confezionato e al vino denominato. Anche il cerealicolo dimostra tentennamenti, con una produzione al di sotto delle medie delle ultime annate. I prezzi variano di settimana in settimana: il frumento duro ha maggior competitività e determina maggior remunerazione anche se con rese inferiori del tenero, le cui quotazioni sono inferiori. Il mais continua a registrare risultati negativi, nonostante il lieve aumento delle quotazioni nell’ultima settimana.
Flessioni di superfici, e in questi casi anche contrazione produttiva, per il comparto delle colture industriali e delle orticole. Anche nella zootecnia i risultati produttivi sono lontani dal soddisfare le aspettative degli allevatori. Flessione nei bovini (in particolare quelli da carne), ovi-caprini e conigli. Forte stagnazione per la carne suina ed equina. Molte le difficoltà del settore lattiero-caseario nel “dopo quote latte”. Il latte, la cui produzione in provincia di Ravenna è stazionaria, è in sofferenza e in particolare quello alimentare: c’è maggior produzione a livello europeo; si registra un minor consumo; permane la chiusura delle porte da parte della Russia; emerge un’abbondante produzione in Nuova Zelanda e negli Usa. I prezzi al produttore sono in picchiata e non coprono i costi di produzione.
Quello degli avicoli è il comparto zootecnico che in provincia assume il maggior rilievo sul piano economico a conferma della vocazione del territorio per questa attività ed è anche uno dei più validi sotto il profilo dei risultati in ambito zootecnico con una filiera fortemente integrata. Per quanto riguarda l’apicoltura, la produzione è poco soddisfacente, penalizzata dalle condizioni climatiche e non soddisfa il mercato interno. I prezzi al produttore sono poco soddisfacenti.
DE CASTRO - "L’agricoltura si conferma uno dei settori economici più solidi, capace di reagire alla crisi con maggiore reattività anche grazie all’importantissimo traino dei mercati esteri - afferma De Castro -. Le diverse performance dei singoli comparti mostrano però che c’è ancora molto da fare sul versante dell’organizzazione sia in termini di competitività nell’export che per la gestione delle crisi. Proprio su questo punto, l’Europa ha definito nuove e più ambiziose attività e obiettivi nei programmi operativi, volti al rafforzamento della filiera e al ruolo delle associazioni di organizzazioni di produttori che si consoliderà grazie alla possibilità di gestire fondi di esercizio, attuare e presentare programmi operativi, specialmente nel settore ortofrutticolo".
"I prezzi ripartono lentamente, come dimostra la crisi del settore lattiero-caseario, ed è quindi ancora più urgente trovare nell’aggregazione nuovo slancio per competere ed essere più forti sui mercati internazionali. Mercati che, sul versante occidentale, si aprono a importanti opportunità per il nostro agroalimentare con il Ttip (accordo di libero scambio Ue-Usa), mentre, a oriente, devono ancora fare i conti con l’embargo russo che continua a danneggiare in particolar modo l’ortofrutta, comparto strategico per l’economia emiliano romagnola", conclude.
BESSI - "Certo il settore agricolo ha saputo reagire alla crisi, dimostrandosi solido ma rimane ancora molto da migliorare - ha commentato il consigliere regionale Pd Gianni Bessi -. Dobbiamo rafforzare l’organizzazione e le strategie da adottare per essere maggiormente protagonisti sui mercati che, mentre si aprono a importanti opportunità per il nostro agroalimentare con l’accordo di libero scambio Ue-Usa, sono danneggiati dall’embargo russo che continua a colpire in particolar modo l’ortofrutta. Il nostro sistema d’impresa deve valorizzare le produzioni e trasformare l’eccellenza in maggiore reddito per gli agricoltori con il rafforzamento del ruolo delle associazioni di organizzazioni di produttori, specialmente nel settore ortofrutticolo".