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Alluvione, Giovani Democratici: "Conseguenza della crisi climatica. Si metta in sicurezza il Paese"

I giovani dem ravennati: "L’opera di mistificazione della realtà messa in campo dal governo Meloni non sorprende. Lega e Fratelli d’Italia sono fieri rappresentanti in Italia di una coalizione internazionale di destra che nega apertamente la crisi climatica"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

In questi giorni abbiamo visto nella nostra regione le conseguenze devastanti della crisi climatica contro la quale la nostra generazione chiede da anni azioni concrete. Come Giovani Democratici Emilia-Romagna, nel 2019 siamo scesi in piazza con le centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze che protestavano affinché la politica ascoltasse la comunità scientifica. Oggi, con ancora più di 20.000 sfollati, 24 fiumi esondati e 305 frane registrate sull'Appennino, stiamo spalando il fango dalle nostre città romagnole. In meno di tre giorni si è abbattuta sulla nostra regione una bomba d’acqua corrispondente alla pioggia di sei mesi. È avvenuto a due settimane di distanza da un’altra alluvione, che dopo un anno intero in crisi di siccità, che aveva già saturato il suolo rendendo impossibile l’assorbimento dei circa 800 milioni di metri cubi d’acqua. Questa tragedia porta l'incontrovertibile firma della crisi climatica in corso e derubricarla ad un eccezionale episodio di “maltempo”, come il Governo Meloni e la destra tutta stanno tentando di fare, è una scelta politica chiara che ha un nome preciso: negazionismo climatico.

Certo, l’opera di mistificazione della realtà messa in campo dal governo Meloni non sorprende. Ricordiamo che Lega e Fratelli d’Italia sono fieri rappresentanti in Italia di una coalizione internazionale di destra che nega apertamente la crisi climatica e ostacola ogni tipo di iniziativa volta a contrastarla. Sono, a tutti gli effetti, i portavoce politici degli interessi dei combustibili fossili e a dimostrarlo ci sono i loro voti. A Bruxelles, dove il Partito Democratico insieme al gruppo europeo dei Socialisti e Democratici ha lavorato instancabilmente per una leadership dell'UE nella lotta alla crisi climatica, Lega e Fratelli d'Italia si sono costantemente opposti a ogni misura di azione climatica discussa in Parlamento. Nell’ordine, hanno votato contro la ratifica degli accordi di Parigi, lo European Green Deal e il pacchetto Fit for 55. Parallelamente, Salvini e Meloni hanno condotto una campagna anti-scientifica di disinformazione, esplicitamente negando l’esistenza e la gravità del surriscaldamento globale. Sono fieri alleati di Orban, Trump e Bolsonaro che per anni hanno distrutto polmoni verdi e impedito l’applicazione di norme ambientali per puri interessi economici di lobby. Nel 2019, proprio nella nostra regione, a Sassuolo, Salvini ridicolizzava la scienza e i manifestanti di Fridays for Futures, dichiarando, di fronte a un maggio particolarmente freddo, che del riscaldamento globale non se ne vedeva l’ombra, come se tutto ciò fosse normale e non frutto anche esso dei cambiamenti climatici. Alla luce della tragedia che stiamo vivendo, queste parole dovrebbero far riflettere sull’incompetenza politica di questa classe dirigente, che si permette di dire tutto e il contrario di tutto come se nulla fosse. Come se delle vite umane non fossero state perse, come se migliaia di persone ora non fossero sfollati, come se le loro vite potessero tornare le stesse.

Anche oggi, di fronte all’enormità della tragedia, invece che cominciare finalmente a trattare la crisi climatica come tale, la destra decide di strumentalizzare la gestione dell’emergenza per un tornaconto elettorale. A più di 10 giorni dalle prime piogge, il Governo sta ancora temporeggiando sulla nomina del commissario straordinario, un ruolo che spetterebbe di natura al presidente della Regione Stefano Bonaccini, ma che fa gola a chi, come Fratelli d’Italia e Lega, mette gli interessi partitici a quelli della popolazione. È una vergogna pensare che si stiano facendo interessi di partito e di campagna elettorale su una situazione così delicata, addirittura proponendo nomi indecenti come quello di Bignami, già candidato in pectore per la destra per le elezioni regionali. La politica non è una collezione di figurine. Il terremoto ci ha insegnato che le risposte devono essere date alla svelta e con precisione. Solo chi conosce il territorio da decenni, come Stefano Bonaccini, può veramente dare garanzie di ricostruzione e di rilancio ai territori colpiti; quindi crediamo che siano strumentali anche le proposte di commissari tecnici terzi.

Nel frattempo, è in atto un becero tentativo di imputare colpe ad amministratori e amministratrici di centrosinistra, che hanno invece gestito l’emergenza con competenza e professionalità, salvando innumerevoli vite e limitando il più possibile i danni. A differenza delle regioni governate dalla destra nelle quali si concedono costruzioni lungo i torrenti e si condonano strutture abusive, la regione Emilia-Romagna ha approvato nel 2017 la legge a saldo zero sul consumo di suolo, un faro per tutta l’Italia.

Come GD Emilia-Romagna proponiamo che questa legge venga applicata in tutti i territori colpiti e non e che venga affiancata da un piano straordinario di riqualificazione delle strutture esistenti a livello nazionale e a livello europeo: serviranno centinaia di miliardi di euro e la riconversione di parti del PNRR, che per via di questo Governo dovremmo rimandare indietro all’Europa, deve essere una priorità per la politica, sicuramente per la sinistra. I due miliardi di euro messi così in ritardo dal Governo Meloni sono totalmente insufficienti e non avranno nessun impatto concreto sulle persone e sulla ricostruzione dei comuni, anzi il nuovo codice degli appalti avanzato da Salvini è un pericolo per una ricostruzione trasparente e libera da ogni tipo di infiltrazione.

A parer nostro occorre anche riprendere i piani di ITALIASICURA dei governi del PD e il “Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico” del governo Conte. Occorre ridare alla pubblica amministrazione quelle competenze tecniche che si sono ritenute superflue. Abbiamo bisogno di porre fine alla cementificazione che negli anni ha ridotto la capacità di assorbimento di un territorio già impermeabile per natura. Abbiamo bisogno di mettere in sicurezza questo Paese, con soldi veri per l’adattamento alla crisi climatica e idrogeologica. Abbiamo bisogno di accelerare la transizione verso un futuro a zero emissioni e con la produzione di energia verde dal basso e messa in condivisione nelle comunità energetiche, perché questa alluvione ha il marchio dei combustibili fossili e ignorarlo è negazionismo climatico. Abbiamo bisogno che ci ascoltiate, perché stiamo andando a sbattere e in prima fila c’è la nostra generazione.

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