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Ancisi (Lpr): "L'assessore non tocca i carrozzoni pubblici"

Alla mia documentata rappresentazione delle partecipazioni societarie del Comune, che dovrebbero aprirsi finalmente a processi di liberalizzazione dalle situazioni di monopolio economico, di privatizzazione non dei servizi pubblici ma delle loro gestioni imprenditoriali e di sfoltimento

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Alla mia documentata rappresentazione delle partecipazioni societarie del Comune, che dovrebbero aprirsi finalmente a processi di liberalizzazione dalle situazioni di monopolio economico, di privatizzazione non dei servizi pubblici ma delle loro gestioni imprenditoriali e di sfoltimento e accorpamento di ben 40 società costituite e mantenute in larga parte come carrozzoni clientelari e mangiasoldi, l’assessore al Bilancio Valentina Morigi ha risposto rabbiosamente: in sostanza, il Comune di Ravenna non vende niente dei suoi ingenti capitali azionari (del valore di oltre 400 milioni di euro), salvo lamentarsi che non ha soldi per colpa del governo e come se la tempesta economica mondiale che colpisce l’Italia sorvoli Ravenna; e si guarda bene dal tagliare niente degli squallidi costi della politica che questo sistema produce, allo scopo di offrire poltrone e compensi ad oltre un centinaio di politici della maggioranza e di foraggiare i partiti che la compongono con quote di questi compensi e con la gestione incontrollata di assunzioni, incarichi, appalti e forniture.

Dovrei impegnare troppo spazio per rispondere elencando le molte situazioni di bassa macelleria politica. Rinvio la produzione di alcuni esempi, illuminanti più di un trattato.
Mi limito ora a replicare ad alcune delle affermazioni fuori misura della Morigi.

Non ho mai detto che ci sia un “tesoro nascosto” nel Comune di Ravenna. Ho trattato semplicemente alcuni dati ricavabili dal bilancio patrimoniale dell’ente, leggibile anche sul sito internet.

Dovrei unirmi “al coro di amministratori degli enti locali che, indipendentemente dal loro colore politico, stanno denunciando le conseguenze nefaste delle manovre finanziarie varate dal governo sui bilanci locali e addirittura, attraverso l'ANCI,  stanno minacciando il ricorso alla Corte Costituzionale”. Che una libera associazione, sia pure autorevole come quella dei Comuni, possa direttamente ricorrere alla Corte Costituzionale può essere sostenuto come vangelo da un amministratore pubblico (come la Morigi è) solo nella Repubblica delle Banane. Ma è vero invece che il consiglio nazionale dell’ANCI, che ne è il massimo organo, nella sua ultima seduta del 14 luglio, ha inserito nell’ordine del giorno, approvato dall’unanimità, questo emendamento: “(I Comuni)…si impegnano affinché sia impressa una forte accelerazione ai processi di privatizzazione, soprattutto allo scopo di reperire risorse per gli investimenti, e di liberalizzazione, perché aumenti proficuamente il tasso della concorrenza sul mercato”. Questo emendamento l’ho proposto io come vice-presidente dell’ANCI e dice le stesse cose che chiedo di fare al Comune di Ravenna, ricevendo pesci in faccia. Nel frattempo, le hanno dette tutte le Parti sociali rappresentative dell’economia italiana nel confronto col Governo e perfino il segretario nazionale del PD Bersani.

Esilarante la ragione per cui il Comune di Ravenna non riduce né semplifica alcuno dei suoi troppi carrozzoni pubblici: “L’effetto della presenza del "pubblico" sul mercato  è un effetto calmierante dei prezzi, garantisce equità, qualità del servizio e utili che l'Amministrazione comunale reinveste in servizi alla cittadinanza”. Gli utili sono l’uno e mezzo per cento, come dare i propri capitali in custodia alle Poste. I bassi prezzi, la loro equità e i servizi efficienti sono quelli di Hera, Azimut, Aser, Start (autobus pubblici), ATM Parking (parcheggi comunali), ecc. Raccontato a chi è obbligato a servirsene è quasi da pernacchia.
 

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