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Ancisi (LpRa) denuncia "il buco da 3 milioni scaricato da Faenza su Ravenna Holding"

Ancisi ricorda che "il Comune di Faenza istituì nel 1999 la Centro Servizi Merci, perché realizzasse, su un’immensa area di terreni, pari a 500.000 metri quadrati, due opere pubbliche"

Il capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, ha depositato alla Procura regionale della Corte dei Conti un esposto di 15 pagine in merito alla "spericolata manovra finanziaria di Ravenna Holding spa volta a scaricare sulle sue casse, e quindi soprattutto sul Comune di Ravenna, che la possiede all’83,48 per cento, il buco scellerato di 3 milioni di euro compiuto, con le relative responsabilità, dal Comune di Faenza tramite la Centro Servizi Merci srl, di cui è proprietario unico".

Ancisi ricorda che "il Comune di Faenza istituì nel 1999 la Centro Servizi Merci, perché realizzasse, su un’immensa area di terreni, pari a 500.000 metri quadrati, due opere pubbliche: un Parco Scientifico e un nuovo Scalo Merci. Affinché l’operazione fosse a costo zero, i terreni furono espropriati ai proprietari privati a favore del Centro Servizi Merci, allo scopo che essa li urbanizzasse e poi li vendesse in parte, a prezzo maggiorato, sul mercato imprenditoriale privato, così acquisendo i fondi necessari per realizzare le due opere pubbliche. A questi scopi, i terreni, che avevano destinazione agricola, furono trasformati in edificabili".

"Dopo 14 anni, non solo le due opere pubbliche non sono neppure iniziate, se non, in piccolissima quota, il Parco Scientifico (nell’area destinata al cosiddetto Incubatoio), ma Centro Servizi Merci ha accumulato debiti superiori a 3 milioni di euro - sottolinea l'esponente della lista civica -. Di fronte all’impossibilità che il Centro Servizi Merci vi facesse fronte, il Comune di Faenza, allo scopo di sfuggire alla sua illimitata responsabilità patrimoniale di socio unico, e dunque di non doverne subire i negativi effetti nel suo bilancio, l’ha messa in liquidazione il 28 gennaio scorso, chiamando in soccorso, in funzione di candeggina, Ravenna Holding, alias Comune di Ravenna".

Per il leader di Lista per Ravenna,  "è documentato che, in un primo tempo, il disegno - di cui la Corte accerterà gli autori - era stato di scaricare il debito faentino tal quale sulla holding, cedendole in blocco Centro Servizi Merci e il suo buco. Ma poi qualcuno - anche qui la Corte accerterà chi - ha optato per un’operazione apparentemente meno “sporca”: fare acquistare ad Ravenna Holding solamente i terreni di CMS già destinati al tramontato Parco Scientifico. Il loro prezzo, stabilito da una perizia giurata datata 27 dicembre 2012, risultò, per una sorprendente coincidenza, “analogo all’ammontare dei debiti presenti al passivo della società”".

"Al compromesso già stipulato - prosegue Ancisi - non sembra essere ancora seguito il passaggio formale di proprietà, ma è certo che Ravenna Holding aveva già da prima acquistato da tre banche, al prezzo di 1.862.572 euro, i crediti ipotecari sui terreni di CMS, di cui di fatto è dunque diventata “padrona”. In tal modo, Ravenna Holdingha infranto il divieto di acquisto di immobili stabilito dalla legge 111 del 2011 a carico delle amministrazioni comunali e delle società che rientrano nel loro bilancio consolidato, e prima ancora il proprio statuto, il quale impone che le attività immobiliari “siano finalizzate a funzioni pubbliche o di interesse generale”, qui inesistenti, “in relazione ad accordi di programma”, qui mai sottoscritti".

Ancisi parla di danno erariale "strepitoso. I quasi due milioni di euro già versati nelle casse delle banche e quanto segue, fino ad almeno 3 milioni, rappresentano il valore improbabile di terreni che CSM non è riuscita a vendere a nessuno e che non hanno mercato. Inoltre, a causa di una sopraggiunta Intesa con le Ferrovie dello Stato, un nuovo scalo merci privato (evaporato quello pubblico) sarà realizzato in aree limitrofe a quelle che RH si è accollata, comportandone un forte deprezzamento. E soprattutto, siccome questi terreni non sono stati utilizzati per l’opera pubblica che ne ha giustificato l’esproprio, i cittadini che l’hanno subito hanno tutto il diritto e l’interesse ad ottenerne la restituzione. Siccome CSM sarà stata liquidata, a Ravenna Holding resterà un pugno di mosche".

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