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Appello a Bonaccini delle 'Rete scuola in presenza': "Basta Dad e basta cemento"

"Numerose sono state le comunicazioni inviate alla Regione da parte delle associazioni contrarie alla Dad locali, regionali e nazionali, tutte inascoltate"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Gent.mo Presidente Bonaccini,
la sua presenza a Ravenna è un’occasione molto importante per la nostra città per sensibilizzarla su due temi centrali quali la scuola e l’ambiente rispetto ai quali la Regione può fare davvero la differenza ed adottare decisioni che proteggano i bambini, i giovani e tutti i cittadini ravennati ed emiliano romagnoli che lei oggi rappresenta.
Facendoci portavoce delle associazioni locali che sono intervenute in difesa della scuola in presenza e dell’ambiente le consegniamo questa lettera simbolica per cercare di attrarre la sua attenzione, fermo restando che le nostre istanze verranno presentate anche nelle opportune sedi istituzionali.

SCUOLA
Numerose sono state le comunicazioni inviate alla Regione da parte delle associazioni contrarie alla Dad locali, regionali e nazionali, tutte inascoltate.
Purtroppo l’Emilia – Romagna vanta il triste primato europeo di giorni di scuola in presenza persi con appena 72 giorni in presenza per le superiori dal 22.02.2020 al 05.06.2021 (insieme a Campania, Puglia ed Umbria). 
Tutto ciò nonostante sia stato ormai dimostrato che le chiusure della scuola non hanno inciso sull’andamento epidemiologico che non è stato diverso dalle altre regioni e stati esteri che non hanno chiuso le scuole così a lungo (ad es. in Paesi come Olanda, Spagna, Francia, Svezia e Belgio, che hanno mantenuto sempre la scuola in presenza durante l’anno scolastico, imponendo una sola settimana aggiuntiva di vacanza a ridosso delle vacanze pasquali nel caso di Belgio e Francia).
Ad oggi, le evidenze scientifiche dimostrano che le chiusure scolastiche non hanno portato ad alcun beneficio nel contrasto alla pandemia, mentre al contrario è dimostrato che hanno provocano gravissimi danni a bambini e ragazzi in termini di disturbi dell’alimentazione, del sonno, irritabilità, depressione, atti di autolesionismo, tentativi di suicidio, dipendenze da dispositivi elettronici, abbandono scolastico, calo delle conoscenze (v. rapporto Invalsi 2021), perdita di chances e minore aspettativa di reddito futuro rispetto a studenti di altre regioni e di altre nazioni che hanno frequentato in presenza.
Si chiede quindi che la Regione Emilia-Romagna cambi la propria posizione e difenda la scuola in presenza, senza sacrificare il diritto all’istruzione di bambini e ragazzi, garantendo che le scuole di ogni ordine e grado siano le ultime a chiudere e le prime a riaprire e non il contrario come è stato fino ad oggi (Art. 34 Cost. la scuola è aperta a tutti).
Si chiede che venga rivisto l’attuale protocollo sanitario che identifica solo gli studenti come contatti stretti anche se distanziati e con mascherina, ponendoli in quarantena (anche con tampone negativo) per 10 giorni, a differenza dei loro insegnanti e di tutti gli altri adulti in analoghe condizioni.
Si chiede che la scuola in presenza non sia subordinata a vaccinazioni o a tamponi a tappeto solo per gli studenti, con conseguente illegittima discriminazione dei minori rispetto agli adulti.

CONSUMO DEL SUOLO
Solo nel mese di giugno 2021 il Comune di Ravenna ha dato il via libera, fra l’altro, a due enormi lottizzazioni (Agraria per 14 ettari e Antica Milizia per 12 ettari che si aggiungono ai precedenti 100 ettari per il porto, oltre all’ecomostro realizzato nel centro Teodora e a diverse cementificazioni nel forese) in base a progettazioni urbanistiche obsolete e vecchie anche di oltre 20 anni.
In base al rapporto ISPRA del 2020 Ravenna è passata da sesta a terza in Italia per consumo di suolo, restando il 1° comune dell’Emilia-Romagna: sono stati consumati ulteriori 64 ettari di suolo tra il 2019 e il 2020, ovvero circa 1.753 mq al giorno (Legambiente).
Ravenna è lontana anni luce dall’obiettivo del consumo del suolo al 3% posto dalla legge regionale dell’Emilia-Romagna n. 24/2017 sulla “tutela dell’ambiente e riduzione del consumo di suolo” e dall’obiettivo di consumo di suolo zero al 2050 ed alla luce delle recenti delibere la situazione pare stia drasticamente peggiorando.
Ravenna è anche una delle città più inquinate d’Italia (report annuale 'Mal’aria di città 2021' di Legambiente) al 21° posto.
Ravenna è fra le prime 100 nella classifica europea per tasso di mortalità da polveri sottili all’89° posto, secondo lo studio condotto dall'Università di Utrecht, dal Global Health Institute di Barcellona e dal Tropical and public health Institute svizzero.
In Romagna i cittadini che sono costretti a spendere di più per i danni dettati dall’inquinamento sono quelli di Ravenna: 1.541 euro, per un totale di 235.291.047 di euro totali (Rapporto di Epha, (European Public Health Alliance) del 2020).
Si evidenzia anche che secondo dati del Comune di Ravenna, dopo un picco di 160.243 residenti (2012) al 31.12.2020 si è a 156.742 con conseguente calo della popolazione del - 2,18%. 
A ciò si aggiunga la circostanza che a Ravenna ci sono 2.018 case in vendita in città e 7.449 se si include il forese, come risulta dall’analisi delle agenzie immobiliari cittadine. 
La nostra città viene costantemente cementificata per realizzare case non necessarie che contribuiscono a svalutare ulteriormente le case esistenti che invece potrebbero essere ristrutturate e per realizzare centri commerciali che sono già numerosissimi e che contribuiscono alla chiusura delle piccole attività commerciali del centro storico.
Si chiede che la Regione non procrastini più l’entrata in vigore della legge 24/2017 che fissa il consumo del suolo al 3% perché in mancanza si consente a città come la nostra di continuare a dare attuazioni ad una progettazione urbanistica obsoleta e dannosa per i cittadini.
A Ravenna il verde pubblico è rappresentato quasi esclusivamente da parchi con prati secchi e privi di alberi e mancano adeguati “polmoni” verdi e aree boschive sempreverdi che assorbano la CO2.
A ciò si aggiunga il fatto che invece di progettare azioni per ridurre le emissioni di CO2 si è recentemente perfezionato un accordo con Eni che consente a questo colosso degli idrocarburi di stoccare la CO2 prodotta nei vecchi giacimenti di metano in fondo al mare della costa ravennate, esonerando quindi la società dal pagamento delle tasse di emissione di CO2 che al momento sono di €40 per ogni tonnellata di gas prodotto (con proposta da parte dell’UE di portarle a 75€).
Si chiede che la Regione con decisione e fermezza tuteli i propri cittadini, partendo da Ravenna, partendo dai bambini e ragazzi che meritano un’istruzione di qualità e un ambiente pulito e sano in cui crescere.

Monica Ballanti
 

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