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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Aree per la prostituzione, Ancisi (LpR): "Matteucci va contro la legge"

"Su come il primo cittadino di Ravenna spara a raffica sui propri amministrati proposte che non stanno né in cielo né in terra, si può anche scherzare. Ma il problema rimane serio".

"Su come il primo cittadino di Ravenna spara a raffica sui propri amministrati proposte che non stanno né in cielo né in terra, si può anche scherzare, parlando di abuso della credulità popolare, procurato allarme sociale, spaccio di sostanze (informative) stupefacenti, ecc. Ma il problema è serio, ormai da salute pubblica. Da tre giorni infuriano su tutti i giornali le zone a luci rossi dove Matteucci, volendo combattere il degrado urbano prodotto dalla prostituzione su strada, vorrebbe trasferirne l’esercizio e le esercenti: quattro-cinque aree attorno alla città, nell’immediata periferia, bene illuminate, non isolate, ma neppure troppo vicine ad abitazioni".

Non si è fatta attendere molto la replica di Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, sulla questione prostituzione. Matteucci nei giorni scorsi aveva infatti dichiarato che la prostituzione è un fenomeno che non si può limitare, ma che in qualche maniera andrebbe regolato. E si era parlato anche di zone urbane, lontano dai residenti, in cui far 'esercitare' la professione.

"Ne sarebbe salvaguardata anche la sicurezza delle ragazze, dato che poche aree ristrette sarebbero meglio controllabili dalla polizia. Aggiungeremmo che, in tal modo, trattandosi di professioniste, si potrebbe anche tassarne i non esigui redditi, rendendo più veritiere le attestazioni ISEE con cui magari usufruiscono gratuitamente dei servizi pubblici, di esenzioni da imposte e ticket, ecc. Ma non si può pretendere che ci sia almeno un po’ di logica in tanta assurdità. Perché un sindaco non è solo il capo dell’amministrazione comunale, ma ufficiale del Governo nella sua città in materia di vigilanza sulle leggi che regolano la pubblica sicurezza e l’ordine pubblico" sottolinea Ancisi.

"Matteucci ha detto che ne parlerà col prefetto. Il quale non potrà evitare di ricordargli che, sul territorio nazionale, non esistono aree franche rispetto all’applicazione dell’art. 726 del codice penale, che punisce “chiunque, in un luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico, compie atti contrari alla pubblica decenza” e, ancora di più, dell’art. 527 dello stesso codice che punisce “chiunque, in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico, compie atti osceni”. Potrebbe la polizia (di Stato, municipale, carabinieri, ecc.) controllare, come Matteucci vorrebbe ai fini del benessere e della sicurezza delle prostitute, le zone “bene illuminate  e nell’immediata periferia della città”, neanche al buio e in luoghi isolati, dove esercitano la loro professione, chiudendo gli occhi di fronte agli spettacoli a luci rosse? E siccome tali modalità di prostituzione costituiscono più di un reato, chi ne favorisce l’esercizio, ad esempio allestendo le aree stesse, dotandole di illuminazione e dei servizi minimi, ripulendole, magari provvedendo al trasporto delle esercenti sprovviste di mezzo, ecc., ovviamente a carico della spesa pubblica, sfuggirebbe all’art. 378 del codice penale che punisce il favoreggiamento dei reati?"

"Ammettiamo, astrattamente, che sia così, anche se il rispetto che abbiamo per gli organi di polizia non ce lo fa nemmeno pensare. Basterebbe un qualsiasi cittadino, mettiamo che si chiami Alvaro Ancisi, a segnalare per iscritto a qualsiasi ufficiale o incaricato di pubblico servizio la notizia dei reati di cui sopra commessi, a fronte dei quali questi avrebbe l’obbligo di denuncia all’autorità giudiziaria ai sensi dell’art. 331 del codice di procedura penale. Se poi il cittadino qualsiasi chiedesse per iscritto a qualsiasi organo delle forze dell’ordine un intervento per ristabilire il rispetto delle leggi violate, “che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo”, e questo non avvenisse entro 30 giorni dalla richiesta, il passaggio successivo sarebbe la denuncia del rifiuto o omissione di atti d’ufficio, ai sensi dell’art. 328 del codice penale. (Questo articolo, ad esempio, è ben conosciuto dalla polizia municipale, dato che una richiesta scritta di un cittadino ha motivato le centinaia di multe verbalizzate in soli due giorni a Ponte Nuovo, di cui molto si è discusso)."
 

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