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Ausl, la Cgil: "Reticolo ospedaliero per valorizzare i tre presidi ravennati"

Il sindacato chiede ai sindaci e al direttore generale "non più parole ma azioni concrete, coerenti con i principi e gli obiettivi fin qui condivisi".

La Cgil di Ravenna chiede "la rapida realizzazione del progetto che sta alla base della costituzione dell'Ausl della Romagna". Spiega il sindacato: "Il progetto definito schematicamente con la legge regionale di costituzione e poi arricchito e sostanziato dagli accordi sottoscritti fra Conferenza sociale sanitaria territoriale e Cgil, Cisl, Uil per produrre i primi effetti concreti, necessita ora dell’approvazione dell’atto aziendale che è stato costruito nell'ambito di un confronto che ha coinvolto tutti i sindaci, le organizzazioni sindacali e i professionisti dell'Ausl".

"Questo processo ha richiesto più di dieci mesi, ai quali si aggiungeranno i tempi della ridefinizione dei vertici aziendali - continua il sindacato -. Un tempo fin troppo lungo se rapportato all’urgenza  di intervenire sull’organizzazione sanità romagnola per realizzare l’integrazione e per eliminare le disfunzioni e le disuguaglianze oggi presenti sui diversi territori".

Ai sindaci del ravennate e al presidente della Regione, Stefano Bonaccini, la Cgil chiede di "attivarsi immediatamente perché al nuovo direttore generale sia affidato un mandato  chiaro e coerente con gli indirizzi già formalmente definiti e di procedere speditamente verso  la definizione di un’unica programmazione per l'intero territorio romagnolo".

Al nuovo direttore generale la Cgil chiede "la realizzazione del reticolo ospedaliero, nel quale valorizzare le vocazioni distintive di ogni singolo territorio, in particolare dei presidi ospedalieri di Ravenna, Lugo, Faenza, l'avvio e lo sviluppo delle case della salute e la costruzione di quella autonomia gestionale dei distretti sanitari necessaria a garantire la partecipazione attiva delle comunità locali".

Per il sindacato "è indispensabile assicurare all’Ausl della Romagna le risorse finanziarie coerenti con i principi contenuti nella legge istitutiva, tanto più in previsione degli ulteriori tagli alle risorse del Servizio sanitario regionale stimati fra i 200 e 300 milioni per l’anno 2015. Allo stesso modo bisogna assicurare le necessarie risorse umane: il blocco del turn over non consente più la copertura dei turni del personale sanitario al quale viene continuamente richiesto di saltare i riposi e le ferie e di effettuare doppi turni, basando il funzionamento dei servizi sull’uso e l’abuso della disponibilità dei lavoratori".

"In alcuni casi si stanno imponendo orari e tempi di lavoro che travalicano i limiti di sicurezza accettabili per cittadini e lavoratori. La situazione è esplosiva e se non si interverrà a breve si paventa la contrazione delle prestazioni", aggiunge il sindacato, che chiede ai sindaci e al direttore generale "non più parole ma azioni concrete, coerenti con i principi e gli obiettivi fin qui condivisi".

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