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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Ausl unica, "il diktat della Regione"

"La partenza finalizzata ad aggregare prevedibilmente dal gennaio 2014 le aziende sanitarie romagnole in un’ unica, è già partita con il piede sbagliato"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

"La partenza finalizzata ad aggregare prevedibilmente dal gennaio 2014 le aziende sanitarie romagnole in un’ unica, è già partita con il piede sbagliato. Ovvero, ancora una volta lo stampo dirigista della Regione interessato più che altro a stabilire gli strumenti legislativi e regolamentari del nuovo soggetto, evita di andare alla radice dell’ intricato progetto dalle sfaccettature complesse e articolate, e questo produce seria preoccupazione nei cittadini, negli operatori sanitari e, non per ultimi, nei consiglieri rappresentanti delle comunità locali.

Da una parte, infatti, siamo di fronte alla crisi di sostenibilità del modello di sanità sempre meno dotato di copertura economico finanziaria e che non può esimersi in tempi brevi ad adottare correttivi e aggiustamenti di natura gestionale. Dall’altra occorre continuare a ragionare sul versante della fusione delle tre aziende sanitarie in un bacino territorialmente e anagraficamente vasto, per allocare e impiegare meglio le risorse pubbliche in un quadro di reale efficienza produttiva e gestionale.

Occorre, in ogni modo, lasciare da parte i campanilismi, ma chi è stato eletto in questa provincia ha il diritto oltre al dovere, di rimarcare alcuni aspetti e vigilare perché non si sviluppino azioni in qualche misura necessarie ma che rischiano poi di danneggiare i pazienti già chiamati in precedenza a offrire il proprio sacrificio. Per essere chiari ed entrare un po’ più nel merito, occorre continuare nella direzione di migliorare l’integrazione fra i tre ospedali di Ravenna, Faenza e Lugo, e, dove necessario, procedere alle coperture dei primari - dirigenti senza esitazione, così come, va salvaguardata la direzione sanitaria dei singoli ospedali, specie quello del S.Maria delle Croci, il più grande di tutta l’area vasta, direzioni che devono essere al centro della riorganizzazione per evitare una partenza dal suo inizio zoppicante.

La provincia di Ravenna, inoltre, deve conoscere bene i conti dei bilanci delle altre A.Usl per evitare la funzione di donatrice di sangue sin dai primi atti di fusione e, soprattutto, ragionare alla luce della delibera regionale che da una parte impone l’obiettivo inderogabile del pareggio di bilancio, dall’altra non esita a segnalare per l’anno in corso la contrazione delle risorse a disposizione con una riduzione pari all’1,05% equivalente a una diminuzione di ben 81 milioni rispetto al 2012. Soprattutto va redatto e analizzato accuratamente un vero e proprio piano industriale accompagnato da quello economico per efficientare il sistema, e per evitare la costituzione di un nuovo soggetto pachidermico indefinito.

Da ultimo, poi, non va trascurato l’aspetto introdotto opportunamente dal legislatore in occasione delle nomine dei direttori generali delle Usl, cioè il collegamento fra enti pubblici e gestione delle aziende sanitarie. Nel caso di specie forse basta una sola Conferenza socio sanitaria, tuttavia occorre tener conto della rappresentanza di tutti i territori, senza dimenticare come la nostra provincia esprima località di rilievo come Faenza e Lugo, sede di ospedali, nonché città di rilievo come Cervia".

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