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Autocostruttori di Filetto, Ancisi (LpRa): "Resa finale dei conti col Comune"

Ancisi ricostruisce ciò che definisce "misfatti", descritti e documentati con 14 allegati nell’“Esposto su fatti di rilevanza penale nella fallita autocostruzione di alloggi a Filetto”

Martedì prossimo il Comune di Ravenna e la cooperativa Mani Unite si riuniranno definitivamente per cercare un accordo da consegnare al Tar dell’Emilia-Romagna in esito alla sentenza di questo Tribunale amministrativo, pronunciata il 18 marzo scorso, che condanna l’ente pubblico a risarcire la cooperativa degli ex autocostruttori per le 20mila ore di manodopera da loro prestate nella costruzione di 14 appartamenti in località Filetto. Argomenta Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna: "Il Tar ha riconosciuto a Mani Unite il  rimborso del 75% del valore di tale manodopera, ha annullato le penali imposte dal Comune a seguito dell’ingiusta decadenza della concessione del diritto di superficie rilasciata alla cooperativa su quel terreno e ha negato i tre milioni di risarcimento danni assurdamente chiesti dal Comune per responsabilità che almeno in parte ricadono su di sé e di cui gli autocostruttori sono stati invece vittime".

"ACCORDO IRRAGGIUNGIBILE" - Ancisi ha ricostruito ciò che definisce "misfatti", descritti e documentati con 14 allegati nell’“Esposto su fatti di rilevanza penale nella fallita autocostruzione di alloggi a Filetto”, che nel giugno 2014 depositò alla Polizia municipale. Tuttavia, "viste le memorie conclusive del Comune e di Mani Unite in vista dell’ultimo incontro di martedì prossimo, l’accordo appare irraggiungibile. Il primo offre infatti 70mila euro a fronte di 440mila chiesti dalla seconda. Non entro nel merito del contraddittorio, limitandomi a non immaginare come la mano d’opera degli autocostruttori per ciascun appartamento abbia potuto incidere, secondo il Comune, arroccato nell’incredibile difesa del proprio operato, per appena 5 mila euro, oltretutto avendo essi dovuto sopperire con lavoro di braccia alla quasi totale assenza del personale specializzato addetto all’uso dei pochissimi mezzi meccanizzati (per  opere di di scavo, di solaio, opere murarie e manti di copertura), messi a disposizione, per propria competenza, dalla ditta titolare  della Direzione Lavori del cantiere".

DECIDERÀ IL TAR - Conclude Ancisi: "In assenza dunque di un’improbabile, per quanto auspicabile, accordo tra le parti, deciderà il Tar. A questo punto sarebbe però di inaudita gravità se il Comune, in assenza di un’ulteriore iniziativa da parte di Mani Unite, ricorresse in secondo grado al Consiglio di Stato, allungando così, a tempo indeterminato, l’indisponibilità dei 14 appartamenti all’uso pubblico. Il danno sarebbe valutabile in termini economici pesantissimi presso la Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna, vista l’improvvida spesa di circa due milioni sostenuta dall’ente pubblico per finire gli appartamenti senza poi poterne disporre e il valore dei mancati introiti per l’impossibilità di affittarli, che dura da quattro anni e potrebbe durare a lungo. Un capitale inutilizzato che tutti gli anni genera ulteriori oneri passivi per costi di gestione e  manutenzione. Se non il buon senso, politico e umano, valga almeno la consapevolezza di poter essere chiamati a rispondere dei danni ingenti così procurati alla comunità amministrata".

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