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Capanno demolito, Ancisi attacca: "Il Comune non ha avvisato i proprietari"

La struttura è stata abbattuta in quanto considerata abusivo e pericolosa. Sulla questione il capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, ha presentato un'interrogazione.

Nella pineta di Marina di Ravenna, in via Trieste, la Regina d’Africa, mitico pub degli anni ’80-’90, non era la sola costruzione esistente. C’era anche un piccolo capanno di 16 metri quadrati, censito col numero 237 dal Comune, il quale ne ha sempre attestato la regolarità, fino all’ultimo rilascio della concessione del terreno per il periodo 2015-2021. La struttura è stata abbattuta in quanto considerata abusivo e pericolosa. Sulla questione il capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, ha presentato un'interrogazione.

Ancisi chiarisce come negli anni, in attesa di un intervento, "la proprietà ha continuato a rinnovare la concessione d’uso del terreno comunale su cui il capanno insisteva, pagandone regolarmente il canone". La demolizione risale allo scorso marzo. "Che il capanno fosse abusivo non era vero, come dimostra l’atto ufficiale, ragion per cui, dato e non concesso che la demolizione fosse giusta, il Comune avrebbe dovuto comunicarne preventivamente il provvedimento alla proprietà dell’immobile, dopo averla diffidata a compiere gli interventi su cui fosse stata o si mostrasse inadempiente".

"Di conseguenza, la proprietà è stata impedita ad esercitare i propri diritti patrimoniali nelle sedi amministrative e giudiziarie competenti - prosegue Ancisi -. Occorre dunque verificarne le cause e le responsabilità, anche perché il Comune, cioè la cittadinanza, ha dovuto pagare i costi delle “operazioni di demolizione del manufatto in oggetto, mediante personale incaricato dall’amministrazione comunale, ivi compresa la fase di raccolta, separazione e trasporto dei relativi rifiuti”, che sarebbero toccati alla proprietà stessa".

Chiosa Ancisi: "Il primo agosto 2014, il Comune ha approvato un nuovo regolamento capanni che consente ai manufatti allora regolarmente esistenti di essere riqualificati, anche previa demolizione, fino ad un massimo di 70 metri quadrati. Pur se il capanno 237 è sparito, la sua regolare preesistenza è ben documentata negli uffici comunali, ad esempio nel progetto di ristrutturazione presentato nel  2003. La ricostruzione sarebbe dunque possibile, se non fosse che tale facoltà si applica ai circa 800 capanni del comune di Ravenna esistenti “regolarmente” pressoché ovunque negli ambienti naturali protetti, ma non ai 16 metri dell’unico capanno che esisteva regolarmente nella pineta di Marina".

Conclude l'esponente dell'opposizione: "Sono centinaia i capanni tuttora in condizione di incuria e insicurezza, ma, stando anche solo a questa pineta, il Comune non si è altrettanto preoccupato che sullo stesso stradello, nelle immediate vicinanze dell’ex capanno, resiste, di molto maggiore grandezza e volume, e dunque pericolosità, il rudere dell’ex Regina d’Africa. Perché tale comportamento differenziato?".

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