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Carico inquinante delle acque di prima pioggia, Spadoni (Udc): "Piano tra luci ed ombre"

La Provincia darà attuazione a un Piano d’indirizzo per il contenimento del carico inquinante delle acque di prima pioggia aderendo in questo modo al Decreto della Giunta regionale n. 286 del 2005.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

La Provincia darà attuazione a un Piano d’indirizzo per il contenimento del carico inquinante delle acque di prima pioggia aderendo in questo modo al Decreto della Giunta regionale n. 286 del 2005. La materia in oggetto si riferisce agli eventi meteorici duranti i quali notevoli quantità di inquinanti – sabbia, terriccio, indrocarburi, residui oleosi, ecc -  sono asportate dalle superfici scolanti urbane e rimosse dai collettori fognari per poi essere  veicolate attraverso gli scaricatori di piena nei corsi d’acqua naturali e artificiali, senza  la possibilità di transitare attraverso gli impianti di depurazione. In particolare l’impermeabilizzazione del territorio a seguito della realizzazione degli insediamenti abitativi, commerciali e industriali e produttivi, nonché le relative pertinenze come i piazzali e i parcheggi, producono una minore infiltrazione delle acque meteoriche nel sottosuolo con il pericolo di modificare  e alterare le acque di superficie e sotterranee.

Addirittura la qualità di queste  acque  in percorrenza nei bacini urbani può deteriorarsi al punto  che il problema del trattamento delle acque meteoriche assume la stessa importanza di quella del trattamento degli scarichi reflui civili e industriali. E dunque il piano d’indirizzo per il contenimento delle acque rientra quindi nella pianificazione della Provincia pur non prevedendo oneri economici a suo carico, e sarà in seguito recepito dall’Agenzia territoriale dell’ Emilia Romagna per i servizi idrici e rifiuti (Atersir) e dagli enti gestori a cominciare da Hera.

Soggetti che nel concreto dovranno individuare per gli agglomerati d’ interesse gli scolmatori più significativi, i livelli prestazionali che dovranno essere garantiti dai sistemi di raccolta  che servono nuove aree residenziali,  commerciali e  produttive, valutare i probabili sfioratori, sino a verificare  la possibile necessità di realizzare vasche di prima pioggia.  Invasi di “prima pioggia” deputati alla riduzione del carico inquinante sversato nel ricettore e con la precipua funzione di separare le prime acque dalle precipitazioni successive, per poi trattarle e smaltirle  dopo il trattamento.

Tutto questo richiede un forte impegno di spesa di svariate decine di milioni che inevitabilmente sarà  addossato  totalmente  sui cittadini attraverso il pagamento della bolletta dell’acqua. Peraltro la filosofia del Piano in oggetto non tende a prevenire le cause incidendo in maniera determinata nel settore edile sulle nuove urbanizzazioni, o, come avviene in alcune regioni, lavando, ad esempio, preventivamente e in modo sistematico le strade, le piazze e i parcheggi per mitigare l’inquinamento, ma si limita a smaltire le acque meteoriche e di dilavamento per poi agire attraverso costosi sistemi atti a salvaguardare la salute e l’inquinamento delle falde acquifere. Concordando appieno sul fine primario della tutela della salute, occorrerebbe, tuttavia, un progetto più articolato non solo basato sulla cura ma anche su una più adeguata a prevenzione che allo stato attuale in pratica  è assente.         


Gianfranco Spadoni
consigliere provinciale Udc

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