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Caro energia, Fagnani e Sirri (IV): "Auspichiamo l’immediato aumento della produzione di gas Italiano"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Il prezzo del gas metano in Italia, pur essendo regolamentato, non può fare a meno di rapportarsi con i prezzi di mercato di un bene che proviene per il 95% dall’estero e che ha subito di fatto nel corso degli ultimi 12 mesi un aumento del 300%. Tempo fa il Ministro Cingolani lanciò l’allarme di un aumento abnorme dei prezzi in arrivo, aumento che puntualmente si è verificato scaricandosi sui budget di spesa di famiglie ed imprese. In Croazia ci sono venti piattaforme petrolifere che estraggono gas dagli stessi giacimenti per i quali l’Italia ha sospeso qualsiasi investimento, e con le quali la Croazia soddisfa circa l’80% del fabbisogno nazionale. In Croazia il gas costa meno della metà che in Italia, mentre sul lato ambientale l’importazione del gas in Italia da paesi lontani è causa di elevata ed inutile produzione di CO2 legata al trasporto in metanodotti.

Ora è chiaro che l’abbandono dei combustibili fossili va perseguito con i mezzi necessari, ma crediamo anche con buon senso. L’accelerazione impressa dal governo Italiano con politiche basate a bloccare gli investimenti negli idrocarburi ed autorizzare solo le fonti rinnovabili è meritoria negli obiettivi ma non è praticabile nei tempi ristretti che sono indicati e alla luce delle tecnologie disponibili al momento. Se non garantiamo la produzione di energia da tutte le fonti disponibili durante la transizione energetica, non possiamo affrontare l’aumento dei costi di gas ed elettricità in maniera efficace.

La produzione di gas in Italia è crollata a 2,9 miliardi di metri cubi l’anno, mentre la Commissione Europea che si è dichiarata orientata ad inserire il gas all’interno della tassonomia delle fonti energetiche rinnovabili e pertanto da proteggere. E’ possibile riportare rapidamente e fin da subito la produzione a 5 miliardi di metri cubi, con investimenti mirati di ENI nel settore upstream, e noi auspichiamo immediate conferme in questo senso da parte del mondo politico e dell’operatore nazionale.  Insomma il cosiddetto turbo-capitalismo che inquina non si combatte con la turbo-transizione energetica ideologica, ma col buon senso ed una programmazione realista ed efficace.

Roberto Fagnani e Silvia Sirri - Italia Viva

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