Casa Ravenna, il M5S solleva in Regione il caso su fallimento progetto autocostruzione
Andrea Defranceschi - Movimento 5 stelle - ha presentato un'interrogazione alla Giunta che fa riferimento a un progetto avviato nel 2003 dal Comune di Ravenna per l'assegnazione di lotti per realizzare interventi con la metodologia dell'autocostruzione totale.
La finalità dell’autocostruzione è soddisfare il fabbisogno abitativo di nuclei familiari a basso reddito; la pratica dell’autocostruzione si differenzia da altri sistemi di edificazione perché i futuri proprietari partecipano alla costruzione della loro casa con l’apporto del proprio lavoro, il che consente di contenere i costi. Andrea Defranceschi – Movimento 5 stelle – ha presentato un’interrogazione alla Giunta che fa riferimento a un progetto avviato nel 2003 dal Comune di Ravenna per l’assegnazione di lotti per realizzare interventi con la metodologia dell’autocostruzione totale.
A quell’avviso pubblico, scrive il consigliere, rispose l’associazione Alisei Ong, che poi firmò, il 25 marzo 2004, un protocollo d’intesa con il Comune. Una delibera dell’Assemblea legislativa – 543/2004 – ha poi approvato il bando sperimentale per la realizzazione di interventi di autocostruzione/autorecupero ai sensi della L.R. 24/2001. Defranceschi ricapitola le varie tappe della vicenda ravennate, il cui esito risulta fallimentare, nonostante l’intervento della Regione, nel 2010, con un doppio finanziamento, sue due cantieri, per complessivi 480.000 euro. L’estate scorsa, il nuovo Assessore comunale dichiarò pubblicamente che uno dei cantieri non aveva più speranze di essere terminato, e che il terreno sarebbe ben presto tornato al Comune; i cittadini della coop. Mani Unite hanno deciso, per suscitare l’interesse dei media e delle pubbliche amministrazioni, di occupare il cantiere. L’occupazione prosegue da 94 giorni, in condizioni difficilissime, senza luce, gas, acqua, infissi... E i cittadini della cooperativa si sono rivolti anche al Difensore civico della Regione (24 gennaio 2013).
Nella convinzione che il cantiere sia “ormai in condizioni disastrose e difficilmente recuperabile”, Defranceschi chiede alla Giunta di indagare affinché venga accertato se ci siano responsabilità, da parte degli uffici competenti, per la mancata vigilanza su questa iniziativa di progetto sociale; chiede, inoltre, di valutare una forma di indennizzo o sostegno economico per i soci autocostruttori, che hanno contratto debiti verso Banca Etica e verso l’Agenzia delle Entrate. Il consigliere chiede, infine, di trovare una soluzione per annullare i pagamenti dell’Ici (ora Imu), che gli autocostruttori stanno ancora pagando, così come di imposte Inail, perché gli stessi possano recuperare almeno il credito di Iva che permetterebbe loro di pagare le spese correnti per la chiusura della cooperativa.