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Cécile Kyenge: "In Europa come a Ravenna, il razzismo si sconfigge con politiche lungimiranti"

L'europarlamentare ed ex ministro del governo Letta sarà ospite oggi alla Festa dell'Unità al pala De Andrè.

“Ravenna non è un’isola, non è diversa dal resto dell’Europa. La crescita della Lega Nord, con un candidato sindaco appoggiato da loro che ha costretto il centrosinistra al ballottaggio, è un fenomeno che va letto in quello che sta succedendo a livello europeo”.
Questa la lettura di Cécile Kyenge, parlamentare europea nel Gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici ed ex Ministro dell’Integrazione nel Governo Letta, legata a Ravenna anche per amicizie personali, che alle 18 sarà ospite della Festa dell’Unità al pala De Andrè, dove parlerà di migrazioni e accoglienza all’interno di un incontro intitolato “Frontiere”. Con lei ci saranno il cantautore Eugenio Finardi (poi protagonista del concerto al Palco Centrale) e Nevio Salimbeni.
Signora Kyenge, oggi si parla delle ondate migratorie come di “emergenza”, ma non era poi così difficile, qualche anno fa, immaginare che sempre più persone si sarebbero spostate in massa da un continente all’altro. Eppure, l’Europa non si è mossa
“Le migrazioni non si contrastano, ma si governano. Le guerre, il cambiamento climatico, la povertà crescente porteranno sempre più uomini e donne a spostarsi. Il problema è che nella politica europea manca una visione che consenta di riprendere quelle idee e quel principio di solidarietà contenuti nei nostri trattati. Ogni Paese ha i suoi egoismi: si preferisce costruire muri anziché pensare una politica estera lungimirante ed elaborare progetti per intervenire sulle cause profonde delle migrazioni”.
Mai come adesso la politica sembra avere una visione a breve termine, propagandata attraverso slogan a effetto
“Il punto è proprio questo: l’importante è vincere. Subito e non importa come. Si vive in una continua campagna elettorale, ma non si parla più di futuro. Si cerca di lenire il malessere sociale con le risposte che questo stesso malessere esige. Mancano completamente l’etica della politica, la conoscenza delle situazioni e la capacità di gestirle. Si deve tornare a una politica che metta al centro le persone. Si deve ripartire dalla formazione”.
Alla Festa dell’Unità si parla anche di “parole”, oltre che di solidarietà
“Sì, perché le parole sono importanti hanno un peso. In questo periodo di profonda trasformazione culturale, ci sono troppe parole che fomentano l’odio razziale e la paura. Soprattutto chi opera nelle istituzioni dovrebbe essere consapevole dell’enorme responsabilità che ha. E dovrebbe avere, per questo, un ruolo educativo”.
Invece si assiste a un inasprimento degli atteggiamenti razzisti, di cui spesso anche lei è stata vittima
“Il problema è sempre quello: l’Europa non riesca a dare risposta al disagio sociale. E i gruppi populisti, come è accaduto di recente in Germania, proliferano in questa condizione. La crescita dell’estrema destra è un fenomeno che non va sottovalutato e che sarà inarrestabile se non si interviene subito. Il futuro sta in due concetti: solidarietà e ripartizione delle responsabilità tra i Paesi europei”.
 

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