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Centrale a biomasse a La Caserma, "Serve un attento monitoraggio"

"Serve un attento monitoraggio" nella centrale a biomasse a La Caserma. E' quanto chiede il consigliere provinciale dell'Udc, Gianfranco Spadoni

"Serve un attento monitoraggio" nella centrale a biomasse a La Caserma. E' quanto chiede il consigliere provinciale dell'Udc, Gianfranco Spadoni, ricordando che l'impianto che sorge al confine tra la provincia di Forlì e Ravenna è "uno dei primi impianti di produzione d’energia elettrica da fonti rinnovabili (biogas) alimentati da pollina, e con potenzialità pari a 999 Kw. L’ impianto è alimentato specificamente da
deiezione avicola, con pollina per circa il 40%, di quantità 10.000 tonnellate/a, con un quantitativo di biomasse vegetali di origine agricola (insilato di mais) pari a 14.000 tonnellate l'anno, oltre a varie qualità di scarto di frutta per circa 350 tonnellate/anno".

Continua Spadoni: "Per il funzionamento sono necessari, tra gli altri, lo stoccaggio della pollina che deve avvenire in apposito ambiente chiuso ed aspirato al fine di contenere le emissioni odorigene con trattamento dell’aria mediante un apposito biofiltro. Da notare che i dati si riferiscono a un primo periodo di avvio, mentre per il secondo periodo le quantità di matrici organiche vedono il raddoppio del quantitativo di pollina (20.000 tonnellate), mentre gli insilati e il glicerolo sostanzialmente dimezzano rispetto alla prima fase".

Spadoni puntalizza che "non esiste da parte mia alcun preconcetto nei confronti dei biodigestori", tuttavia "il tema merita, a mio parere alcune considerazioni specificamente riservate all’impianto in oggetto. Sul piano generale si evidenzia come la realizzazione di queste attività comporti un aumento della distanza coperta dai materiali necessari per il funzionamento e un probabile passaggio di mezzi pesanti con conseguente incremento del traffico. Per questo servono garanzie precise sul versante della vivibilità per il centro abitato di quel territorio, favorendo, appunto, l’utilizzo prevalente di biomasse locali".

"L’argomento, ormai noto, merita, tuttavia, una raccomandazione - aggiunge Spadoni -. Vale a dire, ormai la società direttamente interessata all’esercizio di questo impianto ha ottenuto l’autorizzazione unica, ma in ogni modo, proprio per la particolarità dei prodotti organici trattati, e in speciale modo l’uso di pollina, non è fuori luogo richiedere un rigoroso rispetto del previsto Piano di monitoraggio con notifica annuale alle autorità competenti, oltre ad una costante manutenzione del citato impianto per limitare al minimo le emissioni e in particolare quelle odorigene".

Conclude Spadoni: "Analogo accorgimento dovrà essere assicurato per quanto attiene lo stoccaggio dei materiali e delle relative zone di movimentazione. Oltre agli autocontrolli e al monitoraggio annuale e ai campionamenti a cura dell’impresa, sono auspicabili vigilanza e controlli campione da parte dei soggetti preposti per limitare le emissioni odorigene dovute, appunto, ai processi di produzione".

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