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Le ragioni della Cgil per votare No al referendum costituzionale

La Cgil è contraria a quanto disposto dalla riforma perché introduce, senza migliorare la governabilità né il processo democratico, un rischio evidente di concentrazione dei poteri e delle decisioni: dal Parlamento al Governo, dalle Regioni allo Stato centrale

La Cgil di Ravenna organizza l'iniziativa pubblica “Le ragioni della Cgil per votare No al referendum costituzionale”. L'appuntamento è per martedì, alle 20,30, in sala D'Attorre in via Ponte Marino a Ravenna. All'incontro prenderanno parte Alessandro Messina, docente di diritto e coordinatore del comitato Salviamo la Costituzione di Faenza, Monica Minozzi, dottoressa in giurisprudenza del Comitato Nazionale Anpi, Andrea Lassandari, docente universitario, e Vincenzo Colla, segretario generale della Cgil Emilia Romagna. Coordinerà l'incontro Costantino Ricci, segretario generale della Cgil di Ravenna.

La Cgil è contraria a quanto disposto dalla riforma perché introduce, senza migliorare la governabilità né il processo democratico, un rischio evidente di concentrazione dei poteri e delle decisioni: dal Parlamento al Governo, dalle Regioni allo Stato centrale. Sono molti i problemi e le criticità indicate dalla Cgil in merito al testo licenziato dal governo Renzi. In particolare il ruolo del nuovo Senato appare contraddittorio e irrisolto. Così come pensato dalla Riforma per composizione e funzioni, avrà difficoltà a svolgere l'auspicato e necessario ruolo di luogo istituzionale di coordinamento fra Regioni e Stato, essenziale a conciliare le esigenze di decentramento con quelle unitarie. Al Senato, infatti, non è attribuita congrua facoltà legislativa in tutte le materie che hanno ricadute sulle istituzioni territoriali e la sua stessa composizione non garantisce l'adeguata rappresentanza e rappresentatività di Regioni e autonomie.

Altri temi non secondari che sono andati a determinare la bocciatura della Cgil riguardano due aspetti. La semplificazione del procedimento legislativo che si voleva ottenere, con il superamento del bicameralismo perfetto, è vanificata dalla moltiplicazione dei procedimenti previsti a seconda della natura del provvedimento in esame. I nuovi criteri, infine, per l’elezione degli organi di garanzia - presidente della Repubblica, giudici della Corte costituzionale di nomina parlamentare, componenti laici del Csm - rischiano di fare venir meno la certezza del bilanciamento dei poteri di cui la Costituzione deve essere garante, con la possibilità di determinare un restringimento del pluralismo e della rappresentanza delle minoranze.

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