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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Classifica dei sindaci, De Pascale in 76esima posizione in Italia: gradimento al 50%

Il sindaco di Ravenna - quest'anno ricandidato alle elezioni di ottobre - con un gradimento del 50% perde 3,3 punti percentuali di consenso rispetto al giorno dell'elezione del 2016

Luca Zaia e Antonio Decaro si confermano anche nel 2021 gli amministratori locali dal più elevato indice di gradimento in Italia, rispettivamente con il 74% dei consensi per il presidente della Regione Veneto e con il 65% per il sindaco di Bari. Il sindaco di Ravenna Michele de Pascale - quest'anno ricandidato alle elezioni di ottobre - si ferma alla 76esima posizione con un gradimento del 50%, perdendo 3,3 punti percentuali di consenso rispetto al giorno dell'elezione del 2016. Per quanto riguarda gli altri sindaci romagnoli, il primo cittadino di Forlì Gianluca Zattini si classifica al 53esimo posto (col 53,1%, perdendo 0,4 punti percentuali), Andrea Gnassi di Rimini al 42esimo (57%, -1,5 punti percentuali)

E' quanto emerge dalla rilevazione annuale realizzata da Noto Sondaggi pubblicata sul Sole 24 Ore di lunedì. Un sondaggio che coglie i trend degli amministratori locali 16 mesi dopo lo scoppio della pandemia, in una fase che oggi non è più dominata dai contagi e dalla crisi economica, ma dalle prospettive di ripresa di tutte le attività grazie al crescendo della campagna di vaccinazione. Il quadro dei leader più popolari risulta in forte movimento. Tra i governatori si segnala lo scatto di Stefano Bonaccini (Emilia Romagna, Pd) che, con una crescita del 6%, raggiunge quota 60% e scalza dal secondo posto Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia, Lega), il quale tra l’altro deve condividere il terzo gradino del podio con Vincenzo De Luca (Campania, Pd) entrambi al 59%; nei top five, al quarto posto il governatore ligure Giovanni Toti (centrodestra) al 56% e al quinto posto Alberto Cirio (Piemonte, centrodestra) al 52,5%. Tra i sindaci emerge il secondo posto di Luigi Brugnaro (Venezia, centrodestra) al 62% segnando un balzo di +7,9%, seguito al terzo da Giorgio Gori (Bergamo, centrosinistra) ex aequo con Marco Fioravanti (Ascoli Piceno, centrodestra) entrambi al 61% ma con il sindaco di Bergamo in crescita del 5,7%.

Nel caso dei governatori, se il confronto si sposta dal risultato 2020 a quello del giorno di elezione spiccano le performance di Luca Zingaretti (Lazio) che guadagna +10 punti, di Nello Musumeci (Sicilia, +9,2) e dello stesso Bonaccini (+8,6). In ribasso, invece, le quotazioni di Donatella Tesei (Umbria), rispetto sia allo scorso anno sia al giorno delle elezioni. Il termometro della popolarità dei sindaci evidenzia, nel confronto tra il 2021 e il giorno delle elezioni, due gruppi di situazioni critiche. Il primo è quello dei sindaci delle grandi città del Sud alle prese con conti in dissesto e paralisi amministrative: agli ultimi tre posti della graduatoria delle 105 città capoluogo ci sono infatti Salvo Pogliese (Catania, 30% dei consensi), Luigi De Magistris (Napoli, 35%) e Leoluca Orlando (Palermo, 39%). L’altro fronte traballante è, più in generale, quello delle metropoli: Dario Nardella (Firenze, 57%) e Virginio Merola (Bologna, 54,6%) continuano a cavarsela egregiamente, ma Beppe Sala (Milano) si ferma per la prima volta sotto al 50% occupando un opaco 81° posto (-2,7%), mentre le sindache Cinque Stelle Virginia Raggi (Roma) e Chiara Appendino (Torino) coabitano alla casella numero 94 con il 43% di gradimento, con la Raggi che cala del 24,2% e l’Appendino dell’11,6%.

Il logorio amministrativo - che, per esempio, ha colpito in pieno Federico Pizzarotti (Parma, 97esimo posto) allontanandolo dalle prime posizioni occupate qualche anno fa – non intacca il favore di Clemente Mastella (Benevento), che arriva alla fine del primo mandato da sindaco con un solido 59,5%. Le difficoltà della vita amministrativa possono essere rapidamente fatali anche per gli outsider: lo dimostra la caduta libera - dal secondo al 22° posto in un solo anno - delle quotazioni di Cateno De Luca (Messina).

"Il 50% di oggi potrebbe anche diventare il 49,9% fra tre mesi, quando a Ravenna ci saranno le elezioni amministrative - commenta la classifica Alberto Ferrero di Fratelli d'Italia - In effetti se consideriamo quanto avvenuto nei negli ultimi 5 anni è facilmente comprensibile questo calo; c’è da stupirsi, invece, che ad oggi abbia ancora un gradimento del 50%. A nostro avviso, infatti, l’amministrazione De Pascale è da bocciare. Pensiamo alle promesse, a questo punto da marinaio, di 5 anni fa: il beach stadium non è stato fatto; il nuovo palazzetto dello sport, nel cortile di quello attuale, sul quale noi abbiamo molte perplessità, è bloccato; il progetto di riqualificazione della Caserma è alquanto fumoso; i fondali del Candiano non sono stati scavati; il parco marittimo è fermo; la nuova piscina comunale non è stata fatta; la tangenziale nessuno l’ha vista e la lista potrebbe proseguire. Che dire poi del cavalca ferrovia che, dopo 10 mesi di lavori, se lo si percorre ad una velocità superiore ai 20 Km/h, visti i dossi, si rischia di decollare? Via Antico Squero chiusa da anni. Che dire poi della gestione dell’anno dantesco? Mi ricorda molto la candidatura di Ravenna capitale della cultura ed abbiamo visto come è finita. Potrei parlare di cementificazione selvaggia, il nostro comune è il primo in regione; potrei parlare della gestione delle nostre valli dopo il botulino di qualche anno fa, ad oggi i problemi che lo hanno causato non sono stati né affrontati, né risolti. Le frazioni totalmente dimenticate. Potrei parlare della grottesca pantomima sulla politica industriale, oil and gas e porto delle due anime della giunta attuale e degli aspiranti alla prossima e il risultato è un settore di eccellenza che sta chiudendo. E da ultimo, solo perché è il fatto più recente, le nomine a capo di Ravenna Holding. Premesso che l’utilità di tale azienda è a nostro avviso molto discutibile e, fra qualche mese, porremo mano ad essa, tuttavia quello che emerge dalle nomine è il clientelismo allo stato puro, in cui ad andare avanti sono gli amici degli amici. Basta sfogliare i giornali per vedere il curriculum dei nominati. Non è possibile che le nomine in posti di rilievo, se posti di rilievo sono, siano decise non in base alle reali competenze. Abbiamo già visto i disastri dell’uno vale uno. Ravenna ha bisogno di correre, di liberarsi dalle catene in cui è costretta da decenni e solo una classe dirigente nuova, libera da tutta una serie di schemi, con una visione e idee chiare può garantire questo".

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