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Crisi di governo, i sindacati si mobilitano davanti alla Prefettura

Le segreterie di Cgil, Cisl e Uil di Ravenna organizzano per mercoledì, dalle 17 alle 18, un presidio davanti alla Prefettura di Ravenna in concomitanza con il dibattito parlamentare sulla fiducia al Governo

Le segreterie di Cgil, Cisl e Uil di Ravenna organizzano per mercoledì, dalle 17 alle 18, un presidio davanti alla Prefettura di Ravenna in concomitanza con il dibattito parlamentare sulla fiducia al Governo. Promuovono, inoltre, una campagna di informazione, con le proposte delle organizzazioni sindacali, nelle piazze e nei punti di maggiore incontro dei cittadini per sabato a Ravenna e in altri luoghi della provincia in via di definizione.

Cgil, Cisl e Uil esprimono la loro preoccupazione "per la crisi istituzionale causata dall’irresponsabilità di chi vorrebbe anteporre gli interessi personali alle condizioni del Paese. L’incertezza di queste ore determina gravi ripercussioni sull’economia e rischia di far aumentare la pressione fiscale sul lavoro e sulle pensioni". I sindacati ribadiscono che "occorre una buona legge di stabilità che inverta le scelte recessive compiute in questi anni: non si può immaginare un’uscita dalla crisi senza puntare sul lavoro e sulla buona occupazione. Per questo serve un vero Governo del Paese, capace di compiere le scelte necessarie a rispondere alle richieste del mondo del lavoro".

In ragione di ciò, Cgil, Cisl e Uil chiedono che "la legge di stabilità preveda: un’effettiva restituzione fiscale ai lavoratori dipendenti e ai pensionati; una riduzione fiscale alle imprese collegata agli investimenti e all’occupazione; il completo finanziamento della cassa integrazione in deroga e la definitiva soluzione al problema degli esodati e dei precari della Pubblica amministrazione, della scuola e della ricerca. È essenziale che la legge di stabilità determini una riduzione del livello di tassazione, non solo in nome della giustizia fiscale, ma per la necessità di rilanciare investimenti, consumi e occupazione che non possono crescere se si accentua l’impoverimento di lavoratori e pensionati".

"È, inoltre, irrinunciabile che la legge di stabilità compia scelte di politica industriale e di investimenti, senza le quali le grandi imprese di rete fondamentali per lo sviluppo, come Telecom e Alitalia, e grandi gruppi industriali, come Finmeccanica e quelli siderurgici, perdono la loro funzione e rischiano di essere svenduti - aggiungono i sindacati -. Infine, bisogna affrontare il nodo della spesa pubblica, abbandonando la dannosa logica dei tagli lineari e realizzare, invece, un vero riordino istituzionale e una riduzione della spesa corrente attraverso i costi standard, avviando un processo contrattuale di riorganizzazione della pubblica amministrazione".

"L’assenza di queste scelte e una legge di stabilità ragionieristica determinerebbero un ulteriore peggioramento delle condizioni dei lavoratori, dei pensionati e delle imprese e, soprattutto, una diminuzione dei livelli occupazionali - concludono Cgil, Cisl e Uil -. Affinché non continui lo stato di ingovernabilità del Paese, che impedisce la realizzazione di tutte queste necessarie riforme, occorre che il Parlamento cambi la legge elettorale, ridando ai cittadini la possibilità di scegliere, superando la logica personalistica della politica e ricostruendo un clima di fiducia nelle istituzioni della Repubblica".

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