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Critiche alla campagna sulla parità di genere, Esposito (FdI): "C'è chi vuol cambiare la nostra storia, cultura e religione"

Il consigliere comunale di Fratelli d'Italia contro l'iniziativa dell'Amministrazione disapprova in particolare in pannello recante "l'immagine di una ragazza con il velo islamico come se fosse tradizionalmente usato dalle donne della nostra Romagna"

Continua a far parlare l'iniziativa del Comune di Ravenna sulla sensibilizzazione alla parità di genere che ha previsto l’installazione di dieci pannelli in vari punti della città. Dopo le dichiarazioni di Jacopo Morrone, deputato romagnolo della Lega, arriva anche la presa di posizione di Renato Esposito, consigliere comunale di Fratelli d'Italia a Ravenna.

"Ancora una volta l'amministrazione comunale ravennate si rende protagonista di iniziative a dir poco 'discutibili', e pagate sperperando soldi UE cioè di tutti i cittadini comunitari" afferma Esposito, che contesta in particolare uno dei 10 pannelli installati, posizionato nel centro ristoro dell'Università, che presenta la scritta 'Non chiamarmi signorina, chiamami Dottora'. Il consigliere FdI non gradisce poi "l'immagine di una ragazza con il velo islamico come se fosse tradizionalmente usato dalle donne della nostra Romagna".

"Certo, dottoressa non va bene ai talebani del politicamente 'scorretto', a chi ritiene di voler cambiare la nostra storia, la nostra cultura e perfino la nostra religione in nome di un miscuglio informe che nulla ricorda le nostre radici e la nostra storia - prosegue Esposito -Risulta poi incomprensibile il ricorso alla lingua araba per illustrare il pannello, anzi la pregevole opera d'arte, quasi fossimo ad Algeri, Tunisi o a Medina".

"In questo modo, fondi comunitari che avrebbero potuto avere miglior destinazione ed aiutare tanti Italiani in difficoltà, sono stati letteralmente buttati nel pattume, e solo per accontentare i talebani della mutazione grammaticalmente scorretta della nostra lingua - conclude Esposito - Davvero l'amministrazione ravennate riesce ancora a sorprenderci. Come si dice, al peggio non c'è mai limite". 

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