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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Divieti di caccia, "Nessuna 'furbata'. Ma azioni per migliorare la gestione faunistica"

Sulla questione sollevata dal Movimento 5 Stelle sui cartelli 'Divieto di caccia' e 'Zona di rifugio', interviene Libero Asioli, ex assessore provinciale alla Caccia e al Turismo

Sulla questione sollevata dal Movimento 5 Stelle sui cartelli 'Divieto di caccia' e 'Zona di rifugio', interviene Libero Asioli, ex assessore provinciale alla Caccia e al Turismo.  “Mi preme precisare, innanzitutto, che l'affermazione del Movimento 5 Stelle riguardo i miei incarichi non amministrativi non corrisponde al vero: nel periodo in cui ho ricoperto l'incarico di Assessore provinciale all'agricoltura e turismo, non ricoprivo alcun ruolo all'interno della Federazione Italiana della Caccia, anche perché ritengo che chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica debba cercare di 'spogliarsi' di qualsiasi 'giacca' di parte”.

“Entrando poi nel merito delle cose – continua Asioli -. Vedere comparire nelle adiacenze, o anche nei centri abitati cartelli di divieto di caccia ha fatto un certo effetto, forse perché nell'ultimo anno sono aumentati di numero sul territorio della provincia; è il frutto della pianificazione messa in atto dal nuovo Piano faunistico 2009-2013. In effetti un'idea, che ritenevo potesse essere sostenuta anche dal Movimento 5 Stelle, che mi è parso contrario alla caccia, è costituita dal cercare di costruire, dove possibile, attorno ai centri abitati, appunto 'zone di rifugio'. Esperienza che ho visto in alcune realtà di altre province della nostra Regione, dove ha prodotto risultati positivi, non solo pensando alle specie faunistiche di interesse venatorio, ma a tante altre specie, che a causa dell'evolvere dal punto di vista tecnologico dell'agricoltura, trovano condizioni di sopravvivenza forse migliori nelle vicinanze dei centri abitati o addirittura nei centri abitati stessi. Una miglior sensibilizzazione in tal senso anche dei residenti nei centri abitati può dare un fattivo contributo nella salvaguardia della fauna in generale”.

“A partire dal 2007 a oggi, c'è stato un continuo incremento delle zone tutelate o protette all'interno delle quali la caccia è vietata, risultato raggiunto grazie anche alla collaborazione degli Ambiti Territoriali di Caccia, proposte spesso avanzate da agricoltori, cacciatori e anche ambientalisti – prosegue Asioli -. Così in questi anni si è passati dal 20,53 % della superficie agro-silvo-pastorale, al 24,53 % a livello provinciale. Come si vede, si tratta di una superficie ben al di sopra del 20 per cento di zone protette che sono previste dalla L.N. 157/92 e superiore anche all'obiettivo del 24 % fissato dalla Regione; obiettivo da raggiungere nel 2013”.

“Se poi prendiamo in considerazioni i dati suddivisi per Ambiti Territoriali di Caccia, per quanto riguarda l'ATC RA2, all'interno del quale è inserito il comune di Ravenna, la percentuale di zone protette è pari al 27,6 % - osserva Asioli -. Considerando i dati riferiti ai Comprensori Omogenei, e in specifico il Comprensorio Omogeneo 1, che ricomprende le zone di Ravenna e Cervia di maggior pregio dal punto di vista naturalistico, il dato che emerge è il seguente: zone protette sono pari al 33,7 per cento”.

“Per quanto riguarda il cosiddetto numero di licenze citate dal Movimento 5 Stelle (in realtà penso ci si voglia riferire alla concessione dei tesserini ATC) – aggiunge Asioli - occorre precisare che la densità venatoria, dalla quale poi si desume il numero di tesserini concedibili in ogni ATC, viene proposta da ogni singolo ATC alla Provincia e successivamente approvato dalla Regione. Anche su questo punto ho sollecitato gli ATC a innalzare l'indice anche in funzione di un costante calo dei cacciatori residenti nella nostra Provincia”.  

“Non mi sento di escludere in maniera tassativa che qualche porzione di territorio di recente edificazione sia  stata ricompresa erroneamente nei conteggi del territorio tutelato; anche se ciò fosse accaduto, si tratterebbe di dati insignificanti rispetto alle percentuali sopra indicate – evidenzia Asioli -. Tutti i conteggi, però, vengono elaborati sulla base della effettiva superficie agro-silvo-pastorale della Provincia, ricavati tenendo conto della Carta di uso reale  del Suolo e dei relativi indirizzi forniti dalla Regione. Le tabelle di delimitazione delle zone protette devono essere poste secondo le norme vigenti;  se si seguissero i confini delle aree conteggiate esclusivamente come agro-silvo-pastorali, questi costituirebbero una linea flessuosa fatta di angoli e spigoli, spesso poco visibili. La legge indica di mettere le tabelle lungo fiumi, strade, in modo che invece siano chiaramente visibili”.  

“Infine voglio ricordare che il Piano Faunistico, documento ampiamente pubblicizzato e comunque disponibile sul sito della Provincia, spiega in modo chiaro come venga calcolata la superficie agro-silvo-pastorale (senza case e quant'altro) e la percentuale tutelata; allo stesso modo vengono pubblicizzati gli atti annuali di approvazione dei rifugi”, conclude Asioli.
 

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