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Dragaggi portuali a Ravenna, Minichini (LpR): "Quello che abbiamo sempre detto ma mai ascoltati"

Una lezione tecnico-scientifica su un argomento da tanto dibattuto a Ravenna, quale il dragaggio del nostro porto. Questo è il sunto del convegno a livello nazionale che si è svolto venerdì sera a Marina di Ravenna e, conoscendo la caratura dei relatori, non poteva essere diversamente.

Una lezione tecnico-scientifica su un argomento da tanto dibattuto a Ravenna, quale il dragaggio del nostro porto. Questo è il sunto del convegno a livello nazionale che si è svolto venerdì sera a Marina di Ravenna e, conoscendo la caratura dei relatori, non poteva essere diversamente. Ritengo che anche il presidente di Autorità portuale sia rimasto soddisfatto, poiché, per una volta, anziché discutere con i politicanti del no a prescindere, ha potuto confrontarsi con veri studiosi. Dei "veri pionieri, nella loro visione delle risorse del pianeta e di come utilizzarle", li ha definiti chi era presente. Molta scienza, zero fronzoli, una proposta alla Regione Emilia Romagna che intervenga legiferando, poiché, checché se ne dica, non si trascuri che il Porto è sì definito di Ravenna come ubicazione nell'Adriatico, ma è il porto dell'Emilia Romagna. La prima grande azienda economica e strategica, che collega via mare la nostra regione con i Paesi dell'est e del Mediterraneo.

La parte scientifica. Oltre a farci conoscere le funzioni idrauliche ed ecologiche delle acque in un porto e l'esito fisico-chimico-granulometrico di alcuni carotaggi effettuati, i quali hanno evidenziato che è possibile recuperare un'alta percentuale di inerti, ha posto i riflettori sull'aspetto principale di cui tanto si è discusso, ma poi si è ancora fermi al punto di partenza: i "dragaggi" portuali. Non si è ancora spento l'eco dei dibattiti in materia, talvolta anche aspri, come negli ultimi tempi, che vede contrapposti Autorità portuale, Amministrazione comunale e, da ultimo, anche Confindustria, che potrebbero ritenersi superati se solo si adottassero le nuove tecnologie illustrate dai relatori. Il pomo della discordia, ossia casse di colmate a mare, potrebbe essere solo un ricordo se gli attori in campo lo volessero.

La parte commerciale, cioè quella che richiede l'intervento della Regione. In pratica, tenuto conto che le nuove tecnologie non abbisognano di casse di colmata e che, per quanto riguarda Ravenna, consentirebbe di immettere sul mercato degli inerti il 90% dei sedimenti, si chiede di legiferare in modo che questi siano riconosciuti come sottoprodotti industriali e obbligatoriamente depositati in cava di prestito terrestre, in attesa di essere poi utilizzati nelle grandi opere pubbliche, quali ad esempio potrebbe essere la Ravenna - Ferrara o anche tratti autostradali, o grandi vie di comunicazioni.

Ce la faranno i nostri eroi di scrivere la parola "fine" su un argomento che l'hanno fatto diventare il problema di Ravenna, mentre costituirebbe un'opportunità economica, oltre che in termini di nuovi posti di lavoro? Noi ci auguriamo di sì, ma subito e non aspettare le solite calende greche cui ci hanno abituati finora. È bene ricordare che la scienza mette a disposizione il proprio sapere non per contrastare la natura, ma per utilizzarne i suoi effetti benefici, comprenderla e agevolarla nel suo corso. Sta all'uomo assecondarla e non violentarla.

Pasquale Minichini - Lista per Ravenna

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