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Referendum sulle trivellazioni: Legambiente chiede l’Election Day

"Fissare date separate sarebbe infatti un inutile sperpero di denaro pubblico e un ostacolo alla partecipazione dei cittadini", sostengono gli ambientalisti

Legambiente chiede al presidente della Regione, Stefano Bonaccini, di avanzare la richiesta al governo di istituire l’Election Day, accorpando in un’unica data il referendum sulle trivellazioni e il primo turno delle elezioni amministrative previste per la prossima primavera. "Fissare date separate sarebbe infatti un inutile sperpero di denaro pubblico e un ostacolo alla partecipazione dei cittadini - sostengono gli ambientalisti -. Agevolare la partecipazione alla consultazione promossa per decidere di non fare nuove trivellazioni petrolifere nel nostro mare è una questione di coerenza".

"Il tema è ancora più importante in Emilia Romagna, dato che la nostra regione estrae, attraverso 60 piattaforme marine, il 50% del gas prodotto in mare su tutto il territorio nazionale - continua Legambiente -. Estrazioni che, come nel caso della piattaforma Angela Angelina a Lido di Dante, contribuiscono ai gravi fenomeni di subsidenza della costa ravennate, con impatti negativi sugli ecosistemi marini e sull’economia turistica. Complicare la partecipazione dei cittadini alla consultazione referendaria, sarebbe una scelta in netto contrasto con quanto dichiarato invece dal governo alla Cop21 di Parigi rispetto agli impegni presi per ridurre gli effetti del cambiamento climatico e la tutela degli ecosistemi. L’associazione ricorda che il 2015 è stato l’anno più caldo in Emilia Romagna, con una temperatura media di 1,86°C superiore rispetto alla media 1961-1990".

Sulla questione intervengono anche Andrea Bertani e Raffaella Sensoli, consiglieri regionali del M5S, che hanno presentato una interrogazione dopo che la Giunta, rispondendo a un precedente accesso agli atti sulle trivelle in Adriatico, ha ammesso di non essere a conoscenza del numero esatto dei lavoratori emiliano-romagnoli impiegati nel settore dell’off shore: “Bonaccini sostiene che il referendum sulle trivelle in Adriatico metterebbe a rischio una fetta consistente dell’occupazione in Emilia-Romagna ma al momento nessuno sa quanti realmente siano i nostri lavoratori impiegati nel settore dell’off-shore. Tanto che per calcolarli e renderli pubblici la Regione ha bisogno di diverso tempo, almeno fino al prossimo giugno, quando casualmente si saranno già chiuse le urne delle elezioni comunali a Ravenna, Rimini e Cesenatico”.

“A questo punto ci chiediamo su che basi Bonaccini, appena qualche giorno fa nella sua veste di presidente della Conferenza Stato-Regioni, abbia espresso la sua preoccupazione per l’esito del referendum sulle trivelle sostenendo di essere il rappresentante di una regione che ha migliaia di lavoratori occupati nel settore delle estrazioni di idrocarburi - affermano gli esponenti pentastellati -. Evidentemente Bonaccini è in possesso di numeri che nemmeno i suoi uffici conoscono e per questo gli consigliamo di renderli pubblici. Anche perché non vorremmo che qualcuno pensasse che la Regione voglia tenerli sottochiave fino a quando non sarà conclusa la campagna elettorale a Rimini, Cesenatico e Ravenna che, guarda caso, sono proprio tre dei comuni dove il dibattito sulle trivelle davanti alle spiagge è più acceso”.

Nella risposta al primo accesso agli atti presentato dal M5S gli uffici regionali, infatti, hanno chiesto una proroga di diverse settimane (fino al prossimo 20 giugno) per chiedere al Ministero dello Sviluppo Economico i dati sul numero degli occupati. “A nostro avviso non dovrebbe essere difficile acquisire, tramite i rapporti diretti con l’Istat o con il Ministero del Lavoro, queste cifre anche perché la Regione ha speso molte risorse per mettere a punto il sistema informativo lavoro (Siler) che dispone di tutte le informazioni sulle assunzioni effettuate e riceve i prospetti informativi aziendali sulle imprese con più di 15 dipendenti, caratteristiche comuni alla maggior parte delle imprese del settore Gas&Oil – aggiungono Bertani e Sensoli – A questo punto chiediamo a Bonaccini di scoprire le carte e rendere pubblici questi dati, senza aspettare l’esito delle amministrative di giugno ed evitare una campagna elettorale e anti referendaria giocata sullo spauracchio del crollo di un’occupazione che al momento nessuno sa quantificare con esattezza. Al momento quello che sappiamo è che la capacità produttiva dei pozzi (tutti, a terra e in Adriatico, anche quelli di fronte alle coste venete, marchigiane, abruzzesi, siciliane etc) sia stata stimata, nel 2012, dalla US Energy information Administration in 82,1 milioni di tonnellate (Tep) di riserve certe: poco meno del consumo annuo nazionale di gas e petrolio (assieme 108 milioni di Tep, delle quali 50,7 di Gas e 57,30 di Petrolio, assumendo a riferimento il 2014 – fonte MISE); la stessa stima in  un’ipotesi più ottimistica (Confindustria-Assomineraria) parla di riserve pari a 270 milioni di TEP, pari comunque a meno di tre anni di consumi”.

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