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Elezioni, intervista a Bongarzone (Comunisti Uniti): "Basta inquinamento. A Ravenna servono le comunità energetiche solari"

Il candidato sindaco punta su solidarietà e sostenibilità: "La città non è stata in grado di costruire comunità coese e tutto si regge sull'oil&gas e sull'inquinamento"

Un programma centrato sulla solidarietà e sulla sostenibilità: da qui inizia la nuova visione della città di Ravenna proposta da Alessandro Bongarzone, candidato sindaco sostenuto dalla lista Comunisti Uniti, formata da Partito comunista italiano e Rifondazione comunista in vista delle elezioni amministrative del 3-4 ottobre. Una forte impronta ambientale, ma anche la ricerca di una comunità più coesa sono i cardini della proposta di Bongarzone. Nato a Roma nel 1959, con alle spalle un'esperienza all'interno dei sindacato, Bongarzone è da tempo attivo nella vita politica ravennate e, insieme alla sua lista, propone un radicale cambiamento all'insegna della "giustizia sociale e ambientale".

In vista delle elezioni, abbiamo intervistato il candidato sindaco per scoprire cos'ha in programma per il governo della città.

Perché ha deciso di candidarsi?
Dalle nostre parti, cioè dalle parti del Partito comunista italiano e di Rifondazione comunista, sono i direttivi che individuano il soggetto migliore e gli offrono l'incarico di diventare il candidato: per noi l'importante è il collettivo. Il candidato ha la sola funzione di rappresentanza e, qualora si vincesse, di governare insieme alla squadra.

Quali sono secondo lei i grandi limiti attuali della città di Ravenna?
I limiti attuali di Ravenna sono due fondamentalmente. Il primo è che questa città non è stata in grado di costruire comunità. Ci sono pezzi sparsi della città indistinti: ci sono il centro, che non è unito a formare una comunità, poi ci sono varie aree esterne che vengono chiamate forese, ma è un eufemismo per non dire periferia degradata. Un posto dove non arriva l'autobus è una periferia degradata. Dover partire alle 7 del mattino per fare una visita in ospedale a mezzogiorno è un'ingiustizia. Il secondo limite è che in questa città non c'è un progetto di vita: se sei fortunato trovi un lavoro, ti sposti con la tua auto, vai a pranzo dove ritieni opportuno, perchè spesso non c'è una mensa, e vivi in perfetta solitudine. Non c'è un progetto di sostenibilità. La città si regge tutta sull'oil&gas e sull'inquinamento. Ora stiamo aspettando anche il mega hub di Eni per stoccare la CO2. 

Cosa si dovrà fare per superare questi problemi?
Noi abbiamo proposto cinque visioni di città. Noi siamo onesti, non vinceremo le elezioni. Non abbiamo fatto un programma di mandato di 300 pagine come il sindaco uscente o alcuni suoi avversari di destra. Abbiamo tentato di dare una visione di città che vorremmo. Le cinque visioni si appoggiano a dei temi: la città della sostenibilità, la città della solidarietà, la città dell'informazione e della cultura, la città dell'uguaglianza e della libertà, la città dell'antifascismo e resistente. Tutto parte però dai primi due temi: sostenibilità e solidarietà. Siamo partiti dai 20 anni del social forum di Genova: se 20 anni fa abbiamo detto che un altro mondo era possibile ora dobbiamo dire che un altro mondo è irrevocabilmente necessario. Nei prossimi 10 anni ci vuole un cambiamento, bisogna riprogettare la vita degli esseri umani nel pianeta. Non c'è giustizia sociale senza giustizia ambientale. Le due cose devono marciare insieme. Per costruire un sistema sostenibile dalla natura e una società stretta da un patto di solidarietà, serve fare degli sforzi. Noi non proponiamo una decrescita felice, ma proponiamo un altro stile di vita, quello del non spreco, di costruire comunità coese. Per questo proponiamo le comunità energetiche solari per l'autonomia di interi quartieri. Anche sul trasporto occorre intervenire: l'80% della CO2 emessa nell'aria è prodotta dal riscaldamento delle case e dai mezzi di trasporto. Le industrie per assurdo inquinano solo per il 13%. Nei prossimi anni bisogna intervenire su riscaldamento domestico e trasporti, da una parte un trasporto pubblico sostenibile e dall'altra colonnine fornite da comunità energetiche solari per ricaricare i veicoli elettrici.

Parlando sempre di energia, c'è anche il progetto Agnes che prevede un parco eolico offshore...
Noi abbiamo consumato talmente tanto suolo che Ravenna è la terza città in Italia e la prima in Regione per consumo di suolo. Ne abbiamo consumato talmente tanto che se cominciassimo a trasformare i tubi in pannelli solari avremmo risolto il problema. Se ci dovesse servire l'eolico ragioneremmo su come farlo e dove farlo. Intanto puntiamo sul solare e con le comunità solari rendiamo autonome le città per ridurre altre fonti di inquinamento. Poi se ci servirà ulteriore energia l'andremo a prendere dall'eolico. Non ci vedo nulla di male a mettere un po' di pale lontano dalla costa, ma le mettiamo se servono.

Si vota a ottobre e non a maggio, come previsto inizialmente: crede che questa cosa influirà in qualche modo sul risultato? Prevede un’alta astensione dovuta al Covid?
Alle ultime comunali è andato a votare circa il 61% della popolazione e il sindaco è stato eletto al secondo turno con il 54% dei consensi. L'Emilia Romagna è una regione dove la gente a votare ci va. Non penso cambi nulla lo spostamento di data. Per quanto riguarda il Covid, speriamo che aspetti il 5 di ottobre per aggredirci.

Una parola sui suoi avversari politici? Se dovesse finire al ballottaggio, con chi le piacerebbe gareggiare dei suoi avversari?
Noi non andremo al ballottaggio (ride, ndr). Posso fare una previsione: il ballottaggio sarà fra De Pascale e Donati, checché ne dica la Verlicchi.

Oltre a lei ci sono altri due candidati sindaco a sinistra del Pd (Ferri e Santini): non teme che questa divisione possa penalizzarvi e favorire la coalizione di De Pascale? In cosa differiscono le vostre proposte? Non era possibile trovare un accordo?
Chi vota per noi, vota per noi, non voterà De Pascale. Chi vota questa porzione di schieramenti politici sa già dove mettere la croce. Il voto utile è utile solo per le grandi coalizioni. Non ci crede più nessuno.Ci sono tre liste perché non c'è stata unità di intenti su cosa fare di Ravenna in Comune, l'esperimento che con Sutter prima e Manzoli poi ci aveva mandato in Consiglio comunale. L'avremmo ripresentata volentieri, ma qualcuno a metà 2019 ha detto che le cose erano mutate e ci invitava a sentirci con il Pd. L'appello di Ravenna in Comune, però, era quello di un'alternativa alle politiche del centrosinistra. Noi non potevamo accettare un percorso democratico al termine del quale ce ne saremmo andati comunque. Perché vanificare tutto? Abbiamo fatto un appello al popolo al quale hanno risposto Pc, Rifondazione e molte personalità del mondo civile. Potere al Popolo ha provato a portare avanti fino in fondo la battaglia di Ravenna in Comune, ma non potendo utilizzare il simbolo, alla fine hanno deciso di presentarsi da soli. L'altra lista, quella di Rizzo (Pc, che sostiene il candidato Ferri, ndr), invece, l'abbiamo scoperta solo quando è stata presentata. Non ci hanno chiamati e noi non ci siamo preoccupati. Agli altri due candidati lanciamo un appello per incontrarci il 5 ottobre per fare il punto della situazione e per organizzare qualcosa per i prossimi cinque anni.

Quale sarebbe la prima cosa da fare per Ravenna?
Convocare una conferenza cittadina di tutte le organizzazioni che in questa città hanno resistito alla pandemia. Tutte. Quelle che si occupano di dar da mangiare a chi non ce l'ha, quelle che si occupano di chi è rimasto solo, chi organizza le attività per i giovani, le attività sportive per i ragazzi, i corsi di teatro, i corsi dell'università della terza età. Tutte queste organizzazioni in una conferenza cittadinare per dare vita a un progetto di coesione sociale.

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