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Elezioni, intervista a Ferri (PC): “Candidato a soli 19 anni? Il comunismo è la gioventù del mondo”

Il candidato del Partito Comunista ha le idee chiare: “Non sono mandato allo sbaraglio. Se finissi al ballottaggio? Tra De Pascale, Donati o Ancarani non c’è differenza”

Sono tanti, ben 11, i contendenti alla carica di sindaco di Ravenna alle elezioni amministrative del 3-4 ottobre. Nella lotta politica che infiamma la città il più giovane è il 19enne Lorenzo Ferri, sostenuto dal Partito Comunista. La sua è una candidatura che può essere presa con scetticismo, ma lo stesso Ferri ci tiene a sottolineare che non sarà "un uomo solo mandato allo sbaraglio". Diplomatosi alla fine dell'anno scolastico 2020-2021, Ferri vanta già un'ampia esperienza politica maturata all'interno del ramo giovanile del Pc e si presenta alle elezioni con idee precise e un obiettivo chiaro: cambiare le cose.

In vista delle elezioni, abbiamo intervistato il candidato sindaco per scoprire cos'ha in programma per il governo della città.

Perché ha deciso di candidarsi?
Quella di candidarmi è stata una mia decisione, nata però da una richiesta della Federazione del Partito Comunista di Ravenna. Da qualche anno sono all'interno del Pc e qualche mese fa la Federazione di Ravenna mi ha chiesto di candidarmi come sindaco. La mia candidatura per certi versi è stata una provocazione: certo, ho 19 anni, ho fatto la maturità appena due mesi fa, ma è una candidatura che contiene anche un chiaro messaggio politico.

Lei infatti è il candidato sindaco più giovane di queste elezioni: non teme che questo possa causare un po' di 'sfiducia' negli elettori ravennati?
Ripeto, quello che abbiamo fatto è una sorta di provocazione, ma con un ragionamento serio alle spalle. Tutti si rincorrono nel dire che "bisogna dare spazio ai giovani". Quando Letta diventò segretario del Pd propose di dare il voto ai sedicenni. Secondo noi i giovani vanno inseriti all'interno del panorama cittadino in maniera seria. Così anche la candidatura a sindaco di un giovane può essere un'idea. E del resto attorno a me ho una squadra di militanti del partito che svolgono diversi ruoli. Non sono uno solo mandato allo sbaraglio. Il comunismo è la gioventù del mondo: la rivoluzione d'ottobre va avanti da 100 anni. Il capitalismo invece va avanti almeno dal 1300. Perciò l'idea del comunismo la portiamo avanti anche attraverso la candidatura di uno studente.

Quali sono secondo lei i grandi limiti attuali della città di Ravenna? E cosa si dovrà fare per superarli?
Il primo punto del nostro programma è la rottura del patto di stabilità con l'Unione Europea: Un patto imposto dalla Ue e accettato da tutti, sia a destra che a sinistra. Un patto che impedisce la libera spesa dei Comuni anche se questi hanno un bilancio positivo. Ne deriva che mancano i fondi per la città e quindi bisogna ricorrere a privatizzazioni per fare qualsiasi cosa. Questo è il problema principale. Serve che il Comune possa mettere in atto il proprio programma, indipendentemente dal partito che vince, anziché avere le mani legate. Ovviamente non siamo degli sprovveduti. Oltrepassare quei limiti va fatto in maniera ragionata: per questo istituiremo un comitato cittadino per rivolgerci al popolo. Un comitato di studio per superare quei vincoli imposti dall'Unione Europea che non guardano al bene della città e dei cittadini. Altro tema centrale è il lavoro, i diritti dei lavoratori, la sicurezza sul lavoro. Qualche tempo fa, lo ricordiamo, ci sono stati tre operai morti in una settimana. In tutta Italia sono più di 500 i morti sul lavoro da inizio anno. Quando ci furono quelle morti sul nostro territorio portammo le nostre proposte. L'Osservatorio sulla sicurezza deve emettere i dati ogni tre mesi. Poi bisogna mettere in contatto l'Ispettorato sul lavoro e i sindacati, per fare in modo di mandare delle segnalazioni anche in maniera anonima, così da evitare ripercussioni sul lavoro. Va anche aumentato il numero degli ispettori sul lavoro... Se non si parte da queste azioni non si va da nessuna parte.

Tra le sue proposte ha parlato anche di una riqualificazione della Darsena da portare avanti tramite l'esproprio costituzionale delle aree e degli edifici in stato di abbandono. Che progetti ha per il futuro di questo quartiere?
In questi anni abbiamo visto spendere 50 milioni di euro per una passerella. Il quartiere, lo vediamo tutti, non è riqualificato. Le aree con ruderi ed edifici abbandonati ci sono ancora. Si litiga su come è stata la riqualificazione, ma il fatto è che ancora non c'è stata. Il punto vero è che la Darsena è posseduta da una cinquantina di privati che ne impediscono la riqualificazione. Noi proponiamo di usare l'articolo 42 della nostra Costituzione che parla dell'esproprio degli edifici di interesse collettivo per dedicare quegli spazi ad aree verdi, a una biblioteca, ad attività gestite da giovani... insomma aree di interesse per tutti i cittadini. In questi giorni quello che diciamo è che anche una città come Berlino ha fatto questa operazione, perché Ravenna non può? Quello che conta è che le aree di degrado oggi in mano ai privati vadano a beneficio della cittadinanza.

Si vota a ottobre e non a maggio, come previsto inizialmente: crede che questa cosa influirà in qualche modo sul risultato? Prevede un’alta astensione dovuta al Covid?
No, non prevedo un'alta astensione. I cittadini si recheranno comunque alle urne per esprimere il proprio voto. L'unico motivo per l'astensionismo sarebbe l'operato di questi anni di de Pascale. No, i cittadini ci vogliono andare a votare, io spero per cambiare le cose.

Una parola sui suoi avversari politici? Se dovesse finire al ballottaggio, con chi le piacerebbe gareggiare dei suoi avversari?
Se finissi al ballottaggio sicuramente mi troverei ad affrontare una delle grandi coalizioni. Ma mi chiedo, c'è veramente differenza tra Pd e Lega? Tutti appartengono a un grande partito liberista, dove tutti fanno le stesse cose. Il Pd non è un partito di sinistra, è un partito di destra liberista. La questione non è se sarò contro de Pascale, Donati o Ancarani: in ogni caso sarò contro un candidato di un grande partito liberista.

Oltre a lei ci sono altri tre candidati sindaco a sinistra del Pd (Bongarzone e Santini): non teme che questa divisione possa penalizzarvi e favorire la coalizione di de Pascale? In cosa differiscono le vostre proposte? Non era possibile trovare un accordo?
In tanti parlano di una fantomatica unità dei comunisti. E' vero che ci sono tre candidati a sinistra, ma a centrodestra troviamo addirittura cinque candidati. Il tema della frammentazione nella politica italiana riguarda tutti. Tornando al fulcro della domanda, noi ci chiamiamo Partito Comunista, il nostro simbolo è la falce e martello bianca su sfondo rosso. Con questo simbolo ci siamo presentati a elezioni politiche e regionali con un programma nostro. Gli altri cambiano nome tutte le volte: Lista Tsipras, Lista Ingroia, Lista Arcobaleno... ogni volta cambiano faccia. La barra va tenuta dritta, altrimenti finisci per confondere gli elettori. Se cambi ogni volta, come pensi di essere credibile? Questo favorirà de Pascale? Potrebbe essere. Non c'è solo il problema della frammentazione degli altri, ma c'è anche la vergognosa unità creata attorno a de Pascale. Una coalizione appoggiata da Partito repubblicano, 5 stelle e un mucchio di liste civiche.

Quale sarebbe la prima cosa che farebbe per Ravenna se dovesse essere eletto?
Procederemo con il primo punto del programma. Se diventassi sindaco, Ravenna non rispetterà i vincoli di bilancio imposti dalla Unione Europea delle banche, che non ha niente a che vedere con il bene della città e del popolo. Per noi c'è sempre il cittadino al primo posto. Ovviamente, come per l'esproprio delle aree degradate della Darsena, dovremo ragionare con i cittadini su come proseguire. Servirà un comitato di cittadini che studi come superare i vincoli di bilancio. Spesso la Ue viene percepita come la salvatrice della patria, ma in realtà con i suoi vincoli ci mette in difficoltà.

Da chi sarebbe formato questo comitato?
Il comitato sarebbe un gruppo di cittadini. Non un gruppo di tecnici, ma un gruppo di cittadini con varie competenze da valutare.

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