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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Emergenza neve, i dieci comandamenti di Ancisi per fare meglio

Il capogruppo di Lista per Ravenna: "sono salito sul più alto monte di Ravenna (il mitico Ponte Nuovo), convenientemente innevato, per ricavarne i superiori ammaestramenti. Ne sono sceso con due tavole, contenenti i comandamenti"

 Il capogrpuppo di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, diffonde le sue “tavole” per spiegare come a proprio avviso si debba operare per affrontare l'emergenza neve. Convinto che “sostenere ad oltranza, come ha fatto il sindaco, “l’appropriatezza” del coprifuoco totale imposto, causa neve eventuale, per le giornate di venerdì e sabato non aiuta ad adottare per il futuro comportamenti virtuosi, evitando di perseverare diabolicamente nel peccato”.

 Ci scherza su, rivelando che “sono salito sul più alto monte di Ravenna (il mitico Ponte Nuovo), convenientemente innevato, per ricavarne i superiori ammaestramenti. Ne sono sceso con due tavole, contenenti i seguenti comandamenti”. Eccoli uno dietro l'altro:

1.     Non considerare la provincia di Ravenna come un inesistente unicum meteo-climatico, dal territorio brisighellese (-8,4° ieri) a quello ravennate (-1,5°) e litoraneo (-1,1°).
2.    Non chiudere mai indiscriminatamente i servizi pubblici, se non in caso di vere calamità naturali e preservando quelli essenziali.
3.    Non decidere, comunque, alle ore 20 di chiudere i servizi pubblici fin dalla mattina dopo, e in ogni caso prima che sia possibile, ragionevolmente, informarne i cittadini.
4.    Non evitare, comunque, di distinguere tra uffici che possono essere chiusi qualche giorno senza danni e servizi ai cittadini che, se chiusi, ne producono invece alla salute, all’economia e al lavoro di chi, non essendo dipendente pubblico, deve lavorare con qualsiasi tempo.
5.     Non dimenticarsi, neppure, che tra dipendenti pubblici “tutti al lavoro” e “nessuno al lavoro”, c’è spazio per una selezione più ragionata (se non è troppo: programmata) di come possa esserne ridotto, anche sensibilmente, il numero, mantenendo almeno le presenze di presidio.
6.     Non violare i contratti di lavoro sottraendo ferie e permessi riconosciuti per necessità familiari, né imponendo recuperi orari ai dipendenti pubblici obbligati a stare a casa, senza appellarsi al loro consenso, non potendo essi, peraltro, a norma di legge, essere retribuiti in caso di mancata presenza “per forza maggiore” (dato e non concesso che lo sia veramente)
7.    Non pensare che, chiudendo scuole ed asili ad ogni minima precipitazione annunciata, i genitori che, non essendo dipendenti pubblici, devono lavorare con ogni tempo, abbiano il dovere civico di arrangiarsi, che possano e non possano.
8.    Non credere di chiudere i servizi pubblici a pagamento mensile, anche pesante (come gli asili nido), pretenderne il pagamento anche per i giorni di chiusura e non incorrere in denunce per truffa od estorsione.
9.    Non credere che un Piano Neve milionario debba limitarsi a tenere sgombre (dato e non concesso) le strade, rifuggendo dalle zone a parcheggio.
10.    Non credere che il Piano di cui sopra, nello sgomberare dalla neve le strade e si spera i parcheggi, consista nell’accumulare montagne di neve e ghiaccio ai lati affinché siano da rimuovere non con procedure meccaniche,  ma per processo fisico (solare).

 

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