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Energia, in Regione si riapre il dibattito sulla ripresa delle estrazioni di gas in Adriatico

L'assessore Colla: "Le procedure per l’estrazione del gas saranno oggetto di attenta valutazione". Piccinini (M5S): "No a nuovi pozzi"

Rimane sempre nel vivo il dibattito sulle nuove estrazioni di gas in Adriatico. La consigliera regionale Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle) ha presentato un’interrogazione a risposta immediata per sapere se la giunta intende adoperarsi “per evitare l’apertura di nuovi pozzi per l’estrazione di gas in Adriatico. La guerra in corso in Ucraina ci pone ancora più pressione sulla diversificazione delle fonti di energia. La situazione è di emergenza ma non ci deve fare retrocedere dalla strada maestra”.

“Oltre ad essere contraria all’ipotesi di aprire nuovi pozzi -ha sottolineato Piccinini- ritengo che non possiamo permetterci di retrocedere dall’obiettivo del 100% di energie rinnovabili entro il 2035 contenuto nel Patto per il lavoro e per il clima. Lo stesso presidente del consiglio Mario Draghi ha recentemente sostenuto che le ‘fonti fossili sono destinate a un non utilizzo in futuro’ e il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha affermato che ‘la guerra in Ucraina ha reso lampante la necessità di diversificare le fonti’. In altri termini, per il governo l’apertura di nuovi pozzi in giacimenti italiani sarebbe un intervento privo di efficacia rispetto sia alla crisi energetica del momento sia al processo di transizione ecologica avviato”.

“Tuttavia -ha aggiunto la consigliera- queste affermazioni contrastano con le dichiarazioni del sindaco di Ravenna De Pascale, il quale, recentemente ha affermato che ‘ci sono enormi giacimenti di gas naturale nell'Alto Adriatico che vanno sviluppati’. La posizione è stata confermata dalla mozione approvata in consiglio comunale per favorire l’estrazione di gas in Adriatico. Per questo chiedo una posizione della giunta a riguardo, finalizzata a scongiurare l’apertura di nuovi pozzi”.

Ha risposto l’assessore allo Sviluppo economico e Green economy Vincenzo Colla: “Dopo un lungo e complesso periodo di valutazione, il 28 dicembre 2021 è stato approvato il Piano per la transizione energetica delle aree idonee. Si tratta di uno strumento di pianificazione generale per valorizzare la sostenibilità ambientale e procedere con la decarbonizzazione, la cui gestione è di competenza dello Stato. L’obiettivo è quello di diversificare la produzione di energia e valorizzare l’estrazione di gas naturale. La misura non incentiva il consumo di gas in Italia ma incide sul riparto di consumo tra import e produzione nazionale. Se verranno avviate procedure per l’estrazione del gas saranno oggetto di attenta valutazione. Il momento richiede responsabilità da cui la Regione non può astenersi. Abbiamo fatto grandi passi con il Patto per il lavoro e per il clima per accelerare la transizione ecologica tenuto conto che ci trovavamo di fronte a un vuoto programmatico di politiche energetiche degli ultimi 20 anni. Ora il governo sta cercando di dare risposte nel breve termine”.

Piccinini non si è detta soddisfatta della risposta: “Mi aspettavo una posizione più decisa. Nella mia interrogazione facevo riferimento all’ipotesi di nuovi pozzi, non allo sfruttamento di quelli già esistenti. Lo stesso assessore Colla, il 28 dicembre scorso dichiarava che vanno usati i canali esistenti senza usarne di nuovi. Eventuali nuovi pozzi in Adriatico non rispondono all’esigenza di diversificarci dall’uso del gas russo. La Regione deve dire chiaramente dove vuole andare. Mi sarei aspettata un fermo 'no' anche rispetto alla posizione tenuta da Ravenna”.

Zamboni (Europa Verde): "Si ponga rimedio al ritardo dello sviluppo delle rinnovabili"

Sulla questione interviene anche Silvia Zamboni, capogruppo di Europa Verde in Regione: "Lo scoppio del conflitto in Ucraina provocato dall’invasione della Russia ha aggravato le pesanti conseguenze economiche e sociali della dipendenza italiana dal gas metano russo e ha evidenziato la necessità di porre rimedio al ritardo dello sviluppo delle rinnovabili. Un ritardo imputabile all’inazione dei precedenti governi, basti solo pensare al decreto Romani del 2011 al tempo del governo Berlusconi che si abbatté come una scure sullo sviluppo delle rinnovabili. Europa Verde coglie l’occasione del dibattito in Aula per ribadire che l’incremento delle estrazioni di gas in Adriatico non è la soluzione, tanto più che i tempi di riattivazione sarebbero tali da non offrire una risposta tempisticamente adeguata, con l’ulteriore limite che si tratta di quantitativi di gas minimi. Pensare di contrastare la crescita insostenibile delle bollette per famiglie, imprese ed enti locali con nuove trivellazioni in Adriatico oltre che inadeguato dal punto di vista economico è insostenibile dal punto di vista ambientale. 

"In più occasioni, partecipando anche alle manifestazioni indette dal coordinamento ravennate “Per il clima – fuori dal fossile”, noi Verdi abbiamo sottolineato che le trivellazioni provocano l’aumento della subsidenza mettendo a rischio Ravenna e Venezia; l'incremento della ingressione salina nel Delta del Po che ha già raggiunto i dieci chilometri verso l’interno, mettendo a rischio sia la flora e la fauna di quell’ambiente così particolare e protetto, sia l'esistenza delle pinete costiere; infine, aumenta l'erosione delle coste, un fenomeno che costa ogni anno milioni di euro per interventi di ripascimento, che purtroppo impiegano sabbie fossili prelevate al largo che dovrebbero restare dove sono. La transizione energetica imposta dalla crisi climatica oltre che dalla crisi energetica impone l’attuazione urgente di misure strutturali - conclude Zamboni - il che significa puntare sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica per ridurre i consumi. Due scelte che Europa Verde auspica saranno i pilastri del nuovo Piano Energetico che andremo a discutere ed approvare entro l’estate”.

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