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Polemica sul Festival delle Culture, "imbrattato il muretto del Candiano col simbolo dell'Antifa"

"Una festa - continua Benzoni - iniziata con uno spirito di integrazione multiculturale che ha visto anche la partecipazione di tanti cittadini di Ravenna a dimostrazione della disponibilità e dell'apertura dei residenti alle nuove culture e alle nuove genti "

Polemica sul Festival delle Culture che si è svolto lo scorso weekend a Ravenna. Il consigliere di Lista per Ravenna, Gianluca Benzoni, segnala "l'attiva partecipazione dei writers che hanno imbrattato il muretto del Candiano, facendosi riconoscere con un bel simbolo del movimento Antifa, che in sintonia con la sua estrazione anarchica comunista dimostra di infischiarsene delle regole ma soprattutto dimostra di non rispettare gli spazi che appartengono a tutti, alla collettività. L'importante che sia stata acquisita una buona cultura dei diritti".

"Una festa - continua Benzoni - iniziata con uno spirito di integrazione multiculturale che ha visto anche la partecipazione di tanti cittadini di Ravenna a dimostrazione della disponibilità e dell'apertura dei residenti alle nuove culture e alle nuove genti che si sono insediate nel territorio, al termine della sua nona edizione, avrebbe dovuto dare risultati diversi, si sarebbe dovuto sentire un feedback che purtroppo non è giunto. Sicuramente l'amministrazione comunale nella sua ampia disponibilità a concedere questo e quest'altro avrebbe dovuto accertarsi che il programma fosse quantomeno adeguato e consono alle sue finalità in relazione agli accadimenti ed avvenimenti del momento. Finita la festa, ai cittadini ravennati non gli rimane altro che pagare il ripristino del muretto dalle imbrattature a firma degli anarchici comunisti, di contro al Comune chiediamo l’immediata rimozione del disegno".

Ma l'esponente della lista civica sottolinea come durante i dibattiti "non sia stata spesa una parola e tantomeno un volantino a condanna delle violenze perpetrate dall'Isis nei confronti di cristiani e musulmani. Parole spese a difesa dei musulmani per precisare che Isis e religione islamica non sono la stessa cosa, ne abbiamo sentite tante, ma si tratta di una premura tutta occidentale; la festa dell'integrazione proprio in ragione del suo oggetto (integrazione delle culture) avrebbe potuto prendere le distanze da tutti gli episodi di violenza perpetrati dall'Isis – islamico e sostenere ciò che tutti i giorni i politici delle rappresentanze di maggioranza ci raccontano ovvero che la religione islamica non è Isis. Poteva essere un momento di avvicinamento e rafforzamento fra culture diverse, uniti per condannare la violenza che, è bene precisare un'altra volta, l'Isis sta perpetrando nei confronti di Cristiani ma anche Musulmani. Purtroppo i dibattiti si sono fermati a ragionare di 'diritti'".
 

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