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Frana sul Savio, Ancisi (LpRa): "Terzo disastro fluviale in sei anni a Ravenna"

"Chiediamo perché questa centrale non sia stata costantemente monitorata e controllata al fine di evitarne un secondo disastro"

Il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi interviene sul caso della frana delle sponde del fiume Savio, in seguito alla quale è stata sporta una denuncia e sono stati sequestrati i locali di controllo e comando della centrale idroelettrica. "Una storia che non risale però a questi soli pochi giorni tra maggio e giugno, ma addirittura a cinque anni addietro - ricorda il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi - Avendone denunciato e raccontato solitariamente l’insorgenza e gli sviluppi calamitosi, chiediamo oggi sgomenti perché questa centrale non sia stata costantemente monitorata e controllata al fine di evitarne un secondo disastro".

Eppure non erano mancati gli "avvertimenti", spiega Ancisi: "Fiume Savio, primo disastro nel 2015 a Mensa Matellica. Con la denuncia pubblica del primo disastro prodotto da questo impianto, che facemmo il 29 maggio 2016, dicemmo tra l’altro: “Fin dal mese di agosto 2015, quando la centrale di Mensa Matellica entrò in funzione, si avviò un processo di erosione delle sponde fluviali nel tratto di circa tre chilometri a monte del paese. Questo fenomeno ha via via assunto forme sempre più preoccupanti, fino a sfociare in un vero e proprio dissesto idrogeologico. Le sponde sono progressivamente franate, abbattendo terreni agricoli privati per oltre dieci metri, fin quasi ad arrivare al alcune case, e non accennando a rallentare. La loro forma si è verticalizzata, con altezze anche di sei metri, ponendosi a strapiombo col residuo suolo agricolo […]. La causa fondamentale sta nella messa in funzione delle paratoie per produrre energia elettrica, che ha creato a monte un innalzamento del livello idrico di almeno due metri. Il terreno sabbioso di sponda, già per sua natura vulnerabile, imbevendosi dell’acqua del fiume tende a franare nell’alveo con tutta la vegetazione. Nel caso poi di una piena, che innalza viepiù il livello del fiume a monte di Mensa Matellica, i conduttori della centrale sono costretti ad aprire le paratoie facendolo bruscamente scendere anche oltre due metri in poche ore, con effetto molto dirompente su notevoli porzioni delle scarpate”. Ponemmo sotto accusa il procedimento istruttorio della centrale concentrato sulla costruzione dell’impianto trascurandone gli effetti ambientali a monte, chiedendoci anche perché la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) non avesse constatato il conflitto con le direttive della Regione in materia di derivazioni d’acqua pubblica ad uso idroelettrico, i cui nuovi eventuali sbarramenti dei corsi d’acqua sono ammessi solo se precedentemente programmati dalle amministrazioni per ragioni di difesa idraulica, non esistenti in quel caso. E ammonimmo dunque Regione, nonché Provincia e Comune di Ravenna, a “porre una lente di ingrandimento sull’istruttoria della nuova centrale di San Bartolo in corso”, realizzata dalla stessa impresa".

Seguì, nel 2018, il disastro a San Bartolo sul fiume Ronco, nella quale perse la vita un uomo: "A fine novembre 2018 ci toccò scrivere che “Sulla tragedia di San Bartolo qualche campanello di allarme era suonato molto per tempo” - puntualizza il consigliere d'opposizione - Basti pensare che questa seconda centrale progettata su esigui fiumi ravennati incolpevoli avrebbe dovuto ricevere il collaudo finale il giorno del suo crollo parziale. Il 14 agosto 2019, rivolgendo al sindaco di Ravenna un’interrogazione che ebbe risposta negativa, chiedemmo che le procedure tramite cui erano state avviate e completate opere idrauliche di tanto impatto e complessità fossero messe sotto la lente d’ingrandimento. per individuarne pecche ed omissioni e procedere quindi ad una loro organica revisione. Chiedemmo tra l’altro che fosse incaricata allo scopo una commissione tecnica qualificata, rappresentativa degli enti e delle agenzie di parte pubblica competenti in materia, anche statali, quali gli egregi carabinieri forestali a cui si devono le indagini su Mensa. Tornammo alla carica più volte, man mano che la vicenda penale proseguiva il suo corso, fino alla prima udienza preliminare del 15 aprile scorso. All’atto della conclusione delle indagini, a fine novembre 2020, dicemmo perfino che, “dopo i casi di Mensa Matellica e San Bartolo non deve essercene un terzo”, non arrivando ad immaginare che dovesse aversene ancora a Mensa. Non ci pare giusto ora che la politica classifichi questi casi come una monotona ripicca di Lista per Ravenna. Non interessa a nessuno, in Comune, in Provincia e in Regione, che sui nostri poveri fiumi ravennati non se ne abbia un quarto, un quinto, ecc.? Noi ci stiamo a discuterne quando, dove e come si voglia".

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