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Geolocalizzazione dei positivi in quarantena, FdI: "Pratica che ricorda i metodi del KGB"

Il capogruppo Esposito: "In tal modo il ricorso abnorme e scellerato a nuovi e innovativi strumenti tecnologici rischia di trasformarsi in un nuovo e distopico esercizio di potere"

Dopo la decisione del Garante della privacy di avviare un'istruttoria sui controlli tramite geolocalizzazione della Polizia locale di Ravenna per le persone positive al Covid in regime di quarantena, e dopo le polemiche sollevate da più parti politiche, sul caso interviene anche il gruppo di Fratelli d'Italia.

"La misura adottata riveste profili di illegittimità giuridica oltre che una palese inopportunità politica - commenta Renato Esposito, capogruppo di Fratelli d'Italia in consiglio comunale - Tale inaccettabile pratica infatti, ricorda più i metodi stalinisti del KGB che quelli attuati in un regime di libera democrazia. In tal modo il ricorso abnorme e scellerato a nuovi e innovativi strumenti tecnologici rischia di trasformarsi in un nuovo e distopico esercizio di potere. Tale “spiegamento di tecnologia e muscoli” se applicato in altri ambiti, come la lotta alla criminalità ormai dilagante nella nostra città, non vedrebbe certo Ravenna al primo posto per furti in abitazione né ai primissimi posti per altri e spregevoli reati, e risulta una violazione gravissima da parte del sindaco e di questa amministrazione non aver sentito l'esigenza di coinvolgere il consiglio comunale quale massimo organo di rappresentanza dei cittadini ravennati in una materia tanto delicata, per discutere ed esprimere il proprio indirizzo politico su una decisione che riveste profili di illegittimità costituzionale".

Tramite un'interrogazione, FdI chiede a sindaco e giunta "di relazionare in consiglio sulle motivazioni che hanno portato ad una simile sciagurata e illegittima scelta e di conoscere le misure tecniche e organizzative adottate al fine di assicurare un livello di protezione adeguato dei dati trattati e di indicare se ci sono eventuali soggetti terzi destinatari dei dati acquisiti attraverso le funzioni di geolocalizzazione e che da tali dati potrebbero trarre illeciti benefici; di revocare immediatamente tale inutile e dannosa disposizione, anche considerando l'intervento del Garante della Privacy; di assicurare che tali dati siano sempre stati trattati secondo il principio di legittimità e il principio di minimizzazione, ossia rispettando la legge e limitandosi ad usare i dati solo per i fini esplicitamente previsti dalla stessa; infine si chiedono le dimissioni dei responsabili di tale abuso normativo".

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