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Giulio Bazzocchi (LpRa): "Stoccaggio gas Alfonsine, un altro Vajont?"

"Avete presente il Vajont? Nei primi anni '60, sopra Longarone (BL), fu costruita una diga per utilizzare l'acqua di un bacino posto più in alto, per una centrale idroelettrica posta più sotto"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

"Avete presente il Vajont? Nei primi anni '60, sopra Longarone (BL), fu costruita una diga per utilizzare l'acqua di un bacino posto più in alto, per una centrale idroelettrica posta più sotto. Uno dei monti che circondavano il bacino, il Toc, esattamente 50 anni fa, franò tutto intero all'interno del bacino. Cosa accadde? Che la frana, provocò la fuoriuscita di una quantità d'acqua pari al volume del monte. L'acqua tracimò, travolse la diga, spazzò via Longarone e provocò migliaia di morti.

La diga era stata progettata per far fronte ad un eventuale scivolamento parziale del monte Toc ma non prevedendo un eventuale frana del monte intero. Il monte, tra l'altro, era soggetto a scivolamenti e una ventina di giorni prima la catastrofe, aveva iniziato a scivolare.
Quindi chi progettò, non pensò al peggio ma si accontentò di progettare una potenziale catastrofe, contro regole di buon senso e razionali. Perché vi racconto questo? Senza sconfinare nel procurato allarme, è bene che i cittadini della Provincia di Ravenna, del Comune di Ravenna, sappiano che a 2000 metri sotto terra, sotto Alfonsine, c'è una potenziale bomba pronta ad esplodere.

Vajont chiama Alfonsine.
Parlo del Progetto presentato dalla Stogit al Ministero dell'Ambiente, di adibire un gruppo di 12 pozzi di metano esistenti sotto ad Alfonsine (RA) a magazzino di stoccaggio di metano, per metterlo da parte quando il prezzo del gas sarà basso e venderlo quando salirà.
Il progetto. Inserire due compressori d'aria da 4 megawatt di potenza e il collegamento dell'impianto di compressione-decompressione ai 12 pozzi di gas metano.

Il progetto lascia libertà assoluta al gestore-costruttore di operare, nella costruzione e nell'esercizio dell'impianto. Carta bianca, senza vincoli. In particolare, uno dei principi di sicurezza ingegneristica da applicare in questo caso, deve garantire sempre che il materiale impiegato sia soggetto ad un carico di lavoro che non superi un terzo del suo carico di rottura. E nel caso del magazzino di stoccaggio, le pareti non sono un materiale di costruzione. Perché non è preso in considerazione questo aspetto centrale?
Inoltre ci sono alcuni punti da rilevare:
1) il progetto non è utile socialmente (portata dei pozzi esigua rispetto al fabbisogno reale)
2) non si tiene conto del fatto che sono avvenuti terremoti in alcune aree previste, come quella di Modena
3) non vi è certezza che i terremoti siano stati causati dai processi estrattivi
4) possibilità esplosiva della miscela metano-aria
5) l'impianto di compressione-decompressione non assicura che non entri arai nei pozzi, anzi

L'ipotesi dell'effetto scoppio.

I volumi dei pozzi sono di 2 miliardi di metri cubi, contenenti 2 miliardi di miscela esplosiva  alla pressione di 150-200 bar. Nell'ipotesi che la miscela gas-aria esplodesse, provocherebbe un buco a forma di cono rovesciato, del raggio di 95 km (esplosione di tutti i 12 pozzi), 27 km (esplosione parziale). Dunque mi chiedo: chi ha progettato, ha preso in considerazione tutte le possibili ed eventuali conseguenze? Il Sindaco di Ravenna, faccia luce al più presto. Sono disponibile per approfondimenti".

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