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"I rivestimenti dei nuovi uffici comunali non sono incendiabili": le spiegazioni dell'assessore

"Il rivestimento applicato all'esterno del nuovo polo uffici non è costituito da bambù, ma da elementi di faggio vaporizzato"

I rivestimenti dei nuovi uffici comunali non sono incendiabili: è la risposta che arriva all'interrogazione presentata a inizio settembre, dopo l'incendio che ha divorato i pannelli di rivestimento della Torre del Moro a Milano, dal capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi, che chiedeva se i rivestimenti dei due palazzi del nuovo polo degli uffici comunali di viale Berlinguer fosse ignifugo.

"Il rivestimento applicato all'esterno del nuovo polo uffici non è costituito da bambù, ma da elementi di faggio vaporizzato - precisa Roberto Fagnani, ai tempi dell'interrogazione (pre-elezioni) assessore ai lavori pubblici - Il legno trova da secoli applicazione nelle costruzioni e anche le più recenti realizzazioni di bioarchitettura lo valorizzano per le sue molteplici proprietà, soprattutto per la sua origine naturale che lo rende un materiale ecosostenibile e una risorsa rinnovabile. In questo il progetto in questione ha precorso i tempi. Da un punto di vista normativo, la realizzazione di strutture anche portanti in legno è prevista dalle norme di prevenzione incendi assieme all'acciaio, alla muratura e al cemento armato. Tali materiali, a differenza del legno, non sono combustibili ma presentano anch'essi problemi che vanno valutati in caso d'incendio, in particolare l'acciaio che, nonostante sia incombustibile, diminuisce notevolmente di resistenza se esposto a temperature elevate. In questo caso la struttura in legno non è una struttura portante, ma solo di finitura, ed è costituita da una serie di elementi cilindrici in faggio, verticali, posti all'aria aperta, distanziati fra loro e dalla facciata dell'edificio, ancorati a elementi di acciaio zincato. L'insieme, nonostante il singolo elemento sia costituito da materiale combustibile, non crea una superficie continua che faciliti la propagazione dell'incendio, né crea l'effetto camino con la facciata che si è visto nell'edificio di Milano, anzi: il distanziamento dall'edificio e la discontinuità nella posa ostacolano l'innalzarsi delle temperature e la propagazione delle fiamme. A questo va aggiunto che a ridosso degli elementi in legno non sono montati impianti elettrici o di altro genere che possano costituire fonte d'innesco”.

"Mantengo ovviamente tutte le riserve che ho più volte espresso sul progetto edilizio in questione - conclude Ancisi - risalente al 2004 e avviato nel 2014, quando Fagnani non era ancora assessore. Innanzitutto sull’involucro in cui i due edifici paiono ingabbiati, notevolmente stridente, in assenza di alcun riferimento storico-culturale, con l’assetto urbanistico del comparto edilizio intorno e coi materiali di finitura esterna, murari o lignei, tipici dell’edilizia locale; ma anche perché i lavori, che sarebbero dovuti terminare entro 900 giorni, cioè meno di due anni e mezzo, sono ancora lì dopo sette anni, sospesi fino a chissà quando; infine perché i costi sono cresciuti dai 26,4 milioni iniziali ai 32,3 certificati alla data del giugno 2020, pari a 3 mila euro il metro quadro di superficie edificata, pressappoco il doppio dei prezzi di mercato".

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