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Tasi, Alvaro Ancisi attacca il Comune: "Applicata con inganni e iniquità"

"La TASI applicata dal Comune di Ravenna è fondata su inganni e iniquità". Non usa mezzi termini Alvaro Ancisi, capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna, in merito all'applicazione della Tasi da parte del comune bizantino.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

"La Tasi applicata dal Comune di Ravenna è fondata su inganni e iniquità". Non usa mezzi termini Alvaro Ancisi, capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna, in merito all'applicazione della Tasi da parte del comune bizantino. "È un inganno perché è stata applicata alle prime case, di fatto ripristinando l'IMU, abolita per le abitazioni principali. È un inganno perché, a differenza dell'Imu, è stata istituita, come "tassa di scopo", per i cosiddetti "servizi indivisibili": manutenzioni stradali, illuminazione pubblica, raccolta e smaltimento delle acque piovane, polizia municipale, arredo urbano, manutenzione del verde pubblico. Ma questi sono "servizi pubblici generali", senza di cui una pubblica amministrazione non avrebbe nemmeno ragione di esistere, e che dunque dovrebbero già essere finanziati, come sempre da quando esiste la Repubblica Italiana, con la fiscalità generale e le sue varie addizionali regionali e locali (Irpef, Irap, ma anche IVA, ecc.)".

"È ancora di più un inganno perché nessuno a Ravenna si è accorto che i 13,7 milioni incassati dal Comune quest'anno dalla Tasi abbiano migliorato di niente i "servizi indivisibili" di cui sopra, i quali se mai sono ulteriormente peggiorati. È un'iniquità perché, in quanto introitata per migliorare i servizi indivisibili (espressione che vuol dire: a servizio di tutti i cittadini, senza divisioni), dovrebbe essere applicata a tutti, non solo ai proprietari della prima casa: compresa la stragrande parte che se l'è fatta con sacrificio fidando nell'art. 47 della Costituzione, secondo cui "la Repubblica favorisce" (non castiga) "l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione". Altrimenti è l'ennesima tassa patrimoniale a carico delle prime case, odiosamente mascherata da tassa di scopo" continua ancora Alvaro Ancisi.

"È un'iniquità perché a Ravenna è stata applicata l'aliquota massima del 3,3 per mille, a differenza della maggior parte degli altri Comuni. È un'iniquità perché, essendone stata incrementata l'aliquota stabilita in aprile dal 2,5 al 3,3 per mille, destinando l'aumento a coprire le detrazioni fino a prima cancellate, una buona parte delle famiglie meritevoli di usufruirne per condizione economico-sociale figura tra le 30.000 escluse, rispetto alle 25.000 beneficiarie; rapportando il maggior introito previsto, pari a 4 milioni, con quello effettivamente incassato, pari a 4,54 milioni, c'è da ritenere anche che alcune centinaia di migliaia di euro non siano stati "spesi" per compensare le detrazioni".

"Ma l'iniquità - continua Alvaro Ancisi - che questa interrogazione intende sottolineare è la seguente. Le detrazioni riconosciute sono di tue tipi: quella base, proporzionale al valore delle rendite catastali, ed una di 50 euro per ogni figlio convivente di età non superiore a 26 anni o anche di età superiore se portatore di grave invalidità (superiore a due terzi). Per i disabili, spesso anziani, che vivono soli o non convivono coi genitori, molto spesso defunti, nessuna detrazione, nonostante la loro condizione abitativa sia tutt'altro che più agevole. In previsione del bilancio di previsione del Comune per il prossimo anno, si chiede dunque al sindaco in generale, se ritiene di proporre al consiglio comunale una profonda revisione del regolamento TASI, affinché, tenendo conto di quanto sopra dimostrato, questa tassa sia condotta a veridicità ed equità; in particolare, se intende proporre di inserire tra le famiglie aventi diritto alla detrazione di 50 euro anche i disabili (con invalidità superiore a due terzi) che non hanno genitori viventi o conviventi."

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