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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Il sindaco di Bologna: "Il Pd cambi nome e diventi partito del lavoro". De Pascale: "Sono d'accordo"

Il sindaco di Ravenna concorda con Lepore: "I tempi che stiamo attraversando credo abbiano davvero bisogno di una forza politica rinnovata che si identifichi fortemente con i valori della democrazia e del lavoro"

Il Pd cambi nome e diventi "Partito Democratico e del Lavoro". A lanciare la proposta di una svolta laburista dei dem è il sindaco di Bologna, Matteo Lepore. Scrive il sindaco: "Propongo che il partito al quale sono iscritto cambi nome in 'Partito Democratico e del Lavoro'. Avanzo questa idea come contributo alla discussione costituente e congressuale, augurandomi possa essere colta trasversalmente dai candidati e dalle candidate, dalla platea che sarà chiamata a discutere la nuova carta dei valori e lo statuto. Affiancare al concetto di democrazia quello del lavoro significherebbe meglio determinare cosa gli elettori e le elettrici debbano aspettarsi dalla nostra comunità politica". 

"Sono molto d'accordo con lui, i tempi che stiamo attraversando credo abbiano davvero bisogno di una forza politica rinnovata che si identifichi fortemente con i valori della democrazia e del lavoro e che abbia come priorità la difesa del lavoro che c'è, la creazione di quello che manca e la pretesa che sia quello vecchio che quello nuovo siano equamente retribuiti, stabili, sani e sicuri - commenta il sindaco Michele de Pascale - Essere la forza politica del lavoro nel nuovo millennio è purtroppo più complesso rispetto ai secoli che abbiamo alle spalle, il mondo del lavoro è diventato più articolato e meno omogeneo ma ci sono alcuni punti fermi che possono trasformare una nuova “etichetta” in una nuova “identità”. In primis va detto con chiarezza che in questo paese servono urgentemente molte più risorse per il lavoro, per aumentare i salari, ridurre la tassazione, investire maggiormente sulla salute dei lavoratori e sulla sicurezza, ridurre la precarietà e potenziare ammortizzatori sociali e tutele previdenziali. Con altrettanta chiarezza dobbiamo dire che la nostra azione è rivolta a creare nuovo lavoro, semplificando, qualificando e velocizzando la pubblica amministrazione, migliorando la formazione, le infrastrutture, la logistica e l'approvvigionamento energetico, con particolare attenzione alle zone del paese più deboli".

"La forza politica di cui avremmo bisogno dovrebbe avere anche il coraggio di guardare alle due transizioni ineludibili, quella ecologica e quella digitale, con gli occhi concreti e giusti dei lavoratori e delle lavoratrici di oggi e di domani e non con quelli, radicati anche a sinistra, del "tutto, subito e a qualunque costo sociale" - aggiunge il primo cittadino ravennate - La forza politica della transizione giusta che non scarica i suoi costi sulla parte più debole della popolazione, che distribuisce equamente i suoi benefici e ne rende le tempistiche concretamente compatibili con la difesa e la creazione di lavoro buono. Le risorse per questi obbiettivi sono alla nostra portata sia con una fiscalità più giusta e più equa e una lotta serrata alle crescenti sacche di sfruttamento, sia con politiche industriali strutturali sugli altri fattori della produzione che aumentino radicalmente la produttività della nostra economia, che nonostante tutto, continua ad essere fra le più innovative del mondo. Una forza politica che riconosca il lavoro come principale strumento di progresso economico, sociale e culturale con un nuovo patto fra lavoro dipendente pubblico e privato, autonomo e cooperativo e il tessuto imprenditoriale sano del nostro paese per una crescita giusta e sostenibile".

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