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Immigrazione, Ravenna in Comune: "La democrazia è una cosa seria"

Alessandro Bongarzone e Caterina Marchetti del gruppo Ravenna in Comune nell'area territoriale di Mezzano rispondono alla proposta di Andrea Fabbri, capogruppo di Lista per Ravenna, di indire una “Consultazione della popolazione”

Il Comune di Ravenna ha preso in carico dalla Prefettura i Centri di Accoglienza Straordinaria, destinati a ospitare 370 richiedenti asilo. Da qui è partita l’iniziativa del consiglio territoriale di Mezzano, dove dovrebbero essere accolti 40 immigrati, di iscrivere all’ordine del giorno della seduta di martedì scorso il punto “Informazioni Cas”. "Un gruppo di cittadini di Mezzano del quale sono referente quale capogruppo di Lista per Ravenna - spiega Andrea Fabbri - mi ha chiesto di rendermi portavoce di una loro richiesta: indire a Mezzano su questo tema una “Consultazione della popolazione”, uno degli “Istituti di partecipazione popolare” previsti dall’articolo 50 dello Statuto comunale.

"Nel ribadire la nostra contrarietà alla richiesta di consultazione dei cittadini di Mezzano, ci teniamo a precisare due questioni - rispondono Alessandro Bongarzone e Caterina Marchetti del gruppo Ravenna in Comune nell'area territoriale di Mezzano - L’obbligo di dare informazioni corrette e rispondenti al vero, a Costituzione e legislazione vigente, non è in capo solo ai professionisti ma a tutti coloro che manifestano il proprio pensiero pubblicamente, ancor di più se rivestono una carica elettiva.
Nello specifico, ci teniamo a precisare che i 41 rifugiati (in virtù dell’articolo 10 della Costituzione) risiedono già nel nostro territorio e, a quanto ci risulta, senza che vi siano particolari problemi legati alla loro permanenza. Non si tratta di nuovi arrivi, quindi, ma del cambio di gestione che dalle Prefetture, attraverso i Cas, passano alla gestione diretta e sotto il controllo diretto dei Comuni. Una responsabilizzazione degli organi politici e amministrativi dei Comuni a tutti i livelli che, oltre a puntare ad una verifica puntuale del buon funzionamento del sistema d’accoglienza dei rifugiati, si occupi anche della loro integrazione e della serena convivenza con gli altri cittadini. Nel merito della questione che attiene alla partecipazione dei cittadini, inoltre, non è male ricordare che essa è regolata, oltre che dal menzionato articolo 50 dello Statuto comunale, anche dal 49 che ne stabilisce forme e modalità. Non v’è chi non veda che per l’esercizio della democrazia non possano che sussistere stringenti norme e regolamenti senza i quali l’esercizio della democrazia diventa sterile esercizio democraticistico e cortina fumogena messa su da taluni per nascondere la propria incompetenza, scarsa rappresentatività e indecisione. Noi, però, vogliamo ribadire che l’eletto ha l’obbligo di esercitare le sue funzioni, certamente in modo non avulso dalle istanze popolari ma, anche, autonomamente, rispetto al mandato ricevuto, nell’interesse più generale della comunità che l’ha votato e che gli ha concesso una fiducia pro tempore per agire in suo nome. Ecco allora perché ci appare speciosa nel merito, irrispettosa nei confronti dei consiglieri di Mezzano, dipinti come ostaggi nelle mani del Pd, oltre che priva di fondamento nel metodo, l’accusa mossa dal consigliere Fabbri a cui, del resto - pur avendone rigettato la richiesta - nessuno ha impedito, applicando il regolamento, di attivare le procedure previste dagli articoli 49 e 50 del Regolamento del Comune di Ravenna. "La democrazia - diceva il povero Platone - muore per abuso di se stessa. E prima
che nel sangue, nel ridicolo".

"A Mezzano c'è un'overdose di immigrati e il Pd sbeffeggia i cittadini"

La replica

"L’articolo 49 dello Statuto stabilisce norme di indirizzo sulle petizioni (350 firme), le proposte di atti del Consiglio comunale (500) e la semplice istanza (nessun  numero di firme): tutta “Partecipazione popolare”, ma non la “Consultazione popolare” di cui parla il consigliere di Lista per Ravenna: molto più democratica, perché consente a tutti i cittadini di una comunità di dire la loro opinione in modo rapido e facile. E proprio perché “per l’esercizio della democrazia non possano che sussistere stringenti norme e regolamenti senza i quali l’esercizio della Democrazia diventa sterile esercizio democraticistico e cortina fumogena”, le “stringenti norme” sulla Consultazione popolare ci sono, eccome. Ma non si trovano nello Statuto, bensì in quattro articoli (dal 9 al 12) del Testo unico contenente la disciplina degli Istituti di partecipazione, che sviluppa quanto previsto dallo Statuto, essendo questa la sua funzione. Imparare il catechismo, poi salire sul pulpito".

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