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In arrivo l'autocertificazione di 'non fascismo', Ancisi: "E' anticostituzionale"

Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, si scaglia contro i possibili provvedimenti, già attuati in alcune città e oggetto di aspre polemiche in altre, come nella vicina Cesena

No ai regolamenti comunali anti-fascisti, in quanto non sono previsti dalla legge: Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, si scaglia contro i possibili provvedimenti, già attuati in alcune città e oggetto di aspre polemiche in altre, come nella vicina Cesena. Scrive Ancisi: “Una settimana fa, il consigliere di ‘Ravenna in Comune’, con cui peraltro condividiamo l’opposizione alla gestione totalitaria del potere locale, ha presentato al consiglio comunale un ordine del giorno niente affatto natalizio. Esso vorrebbe modificare quattro regolamenti del Comune stesso affinché “le concessioni di contributi, sovvenzioni, sussidi, patrocini, l’utilizzo di sale o l’occupazione temporanea di spazi pubblici e le concessioni per utilizzo continuativo di spazi pubblici”, dovute a tutti i cittadini - compresi quelli a cui  servono per il loro lavoro - in condizioni di parità, solo se firmano “una dichiarazione di rispetto della Costituzione Italiana, con particolare riferimento alla XII disposizione transitoria e finale”: quella che vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Il consiglio comunale è così chiamato a scimmiottare quanto già approvato a Firenze, protagonista un consigliere del PD: il quale lo ha commentato sulla stampa nazionale come “una sorta di autocertificazione di antifascismo da far firmare”.

“Un conto è combattere e punire senza sconti o rilassamenti chi viola la Costituzione e le leggi. Ma principio elementare di ogni stato di diritto è che spetta esclusivamente alla legge non solo vietare, ma anche prescrivere ai suoi cittadini determinati comportamenti e azioni. È solo la legge che può imporre il fare e il non fare. Nel caso, si vorrebbe che fossero dei capipopolo locali, in assenza di una norma di legge - che non reggerebbe peraltro un vaglio di legittimità costituzionale -, ad obbligare i cittadini a firmare una dichiarazione solamente per ricevere quello a cui hanno diritto. Allo stesso scopo il fascismo somministrava l’olio di ricino. E non è con questi metodi che si superano, nel segno della pacificazione, gli odi e i rancori che resistono, spesso artificiosamente, a settant’anni di storia repubblicana”.

“I nostri capipopolo locali non hanno peraltro alcun bisogno di essere stimolati alle sopraffazioni, come sa bene la gran massa dei cittadini che, non essendo dalla loro parte o non chinando il capo, sono esclusi dall’accesso alle erogazioni, alle provvidenze e agli spazi pubblici di cui gli altri godono strepitosamente. Le Loro Signorie potranno approvare questo ordine del giorno a stragrande maggioranza, spendendolo, come pare evidente, nella nuova campagna elettorale in corso. Ma quando si azzarderanno a manipolare in tal senso i regolamenti, non avranno la stessa vita facile. Se a Ravenna c’è un giudice”.
 

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