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Difensore civico, Guerra (Lega): "Dalle istituzioni scarso valore ai diritti dei cittadini"

"La figura del Difensore Civico viene accentrata a livello regionale, allontanandola dal territorio e limitandone di fatto l’accesso da parte dei cittadini - continua Guerra -. Sino al 31 dicembre scorso le autorità locali hanno mantenuto l’istituto del Difensore Civico a Ravenna con 2 presenze di mezza giornata ogni 30 giorni"

Da 5mila a 9mila per ottenere un difensore civico, chiamato una volta al mese a tutela dei diritti dei cittadini. Un incremento che Comune e Provincia di Ravenna ritengono eccessiva. Paolo Guerra, capogruppo in consiglio comunale di Ravenna, evidenzia come "le istituzioni attribuiscano scarsissimo valore ai diritti dei cittadini vittime di soprusi (o presunti tali) da parte della pubblica amministrazione, del sistema sanitario e di società riconducibili ai servizi pubblici (acqua, rifiuti e altro)".

"La figura del Difensore Civico viene accentrata a livello regionale, allontanandola dal territorio e limitandone di fatto l’accesso da parte dei cittadini - continua Guerra -. Sino al 31 dicembre scorso le autorità locali hanno mantenuto l’istituto del Difensore Civico a Ravenna con 2 presenze di mezza giornata ogni 30 giorni. Nel solo 2013 sono state gestite 165 pratiche di cui 130 attraverso un rapporto diretto in ufficio. Dal primo gennaio 2015 il Comune ha ritenuto che l’incremento di spesa a 9.000 euro all’anno da devolvere alla Regione Emilia Romagna non fosse sostenibile per continuare a mantenere questo servizio".

"E da allora chi volesse usufruire di tale figura deve rivolgersi per iscritto a Bologna, senza neppure la possibilità, mi dicono gli ultimi cittadini che vi hanno tentato, di farsi ricevere anche a proprie spese. Per cui un altro diritto in meno e la necessità di rivolgersi a proprie spese, anche solo per un consulto, ad un professionista", conclude Guerra, secondo il quale, "Anziché rivedere i premi di produzione o i bonus assegnati ai dirigenti della pubblica amministrazione e delle società partecipate, o destinati ad improbabili programmi di sostegno e di mediazione culturale per gli stranieri, è possibile cancellare un diritto internazionalmente riconosciuto che colpisce proprio quella fascia di cittadinanza operosa la quale, nello svolgimento delle proprie attività, tende inevitabilmente a scontrarsi con le norme, i servizi e i tributi?"
 

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