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Statue e bassorilievi distrutti dall'Isis a Mosul: "Ravenna non può stare in silenzio"

“Lo spregio verso la vita umana e lo scempio delle statue antiche compiuto dall’Isis rappresentano una ferita alla storia dell’umanità intera", evidenzia Mingozzi in una lettera aperta ai docenti e ai direttori dei dipartimenti universitari ravennati.

Il vicesindaco di Ravenna, Giannantonio Mingozzi, condanna l'ultimo atto della campagna contro le vestigia del passato svolto dall'Isis, che hanno distrutto statue e bassorilievi antichi a Mosul. Tra le statue distrutte ne figura in particolare una di un toro alato che rappresenta l'antica divinità mesopotamica di Nergal. “Lo spregio verso la vita umana e lo scempio delle statue antiche compiuto dall’Isis rappresentano una ferita alla storia dell’umanità intera", evidenzia Mingozzi in una lettera aperta ai docenti e ai direttori dei dipartimenti universitari ravennati.

Per il vicesindaco "una città come Ravenna, crocevia di cultura e storia millenarie, dove si preparano nelle sedi universitarie gli scienziati che hanno a cuore la tutela e il restauro dei beni culturali in tutto il mondo, non può rimanere in silenzio di fronte a gesti sconcertanti e terribili per la volontà di cancellare le nostre stesse origini e la memoria che le rappresenta. Da adesso in avanti la nostra coscienza non può più tacere davanti a uno spettacolo così violento, gratuito e doloroso".

"Dobbiamo preparare una iniziativa apposita di confronto anche con gli studenti e in ogni occasione nella quale l’Università, docenti, e allievi siano coinvolti. Dobbiamo fare sentire il nostro sdegno e la libertà di poterci esprimere condannando queste azioni vergognose. Da parte mia - conclude Mingozzi - proporrò che tutti gli esponenti del mondo universitario e della cultura ravennate si esprimano, a partire dallo stesso consiglio comunale, sottoscrivendo in poche righe di condanna l’indignazione della nostra città per quello che rappresenta in Europa e nel mondo”.

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