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Italia verso le elezioni? Ritorna il problema della Romagna smembrata in più collegi

Basta dare un'occhiata alla cartina per scoprire che la Romagna è stata divisa in due e poi riaggregata ad altre realtà territoriali

“Passato il referendum, rimane attuale il dibattito sulla legge elettorale. Ad oggi risultano in vigore ben due leggi elettorali: l’Italicum per la Camera e il cosiddetto Consultellum per il Senato. Non entro nel merito se e come tali leggi vadano modificate, sostituite o quant’altro, ma mi preme sottolineare come gli attuali collegi dell’Italicum, per la Romagna, siano inaccettabili”: è la protesta di Samuele Albonetti, Coordinatore regionale MAR. 

Basta dare un’occhiata alla cartina per scoprire che la Romagna è stata divisa in due e poi riaggregata ad altre realtà territoriali. Dice Albonetti: “Quando fu proposta e quindi approvata tale legge elettorale, i criteri seguiti dalla commissione di studio ministeriale furono, a lor dire, la “coerenza territoriale”, la “compattezza” e la “integrità provinciale”, quando possibile. Si trattava di definire 100 collegi in Italia, di circa 600.000 abitanti ciascuno, con le eccezioni di Valle d’Aosta, Molise e Trentino – Alto Adige. Che ne è scaturito? Che Ravenna e parte del lughese sono state associate alla intera provincia di Ferrara, mentre Faenza, Bagnacavallo, Cotignola, Bagnara, Russi e Imola sono state associate a tutta la bassa bolognese fin ad arrivare a San Giovanni in Persiceto compresa”.

“Ora, anche un fanciullo comprende che tali criteri sbandierati in premessa sono stati completamente disattesi per la Romagna Occidentale, ancor più in virtù del fatto che la provincia di Ravenna intera, con l’aggiunta del comprensorio imolese (romagnolo), di fatto raggiunge la dimensione richiesta. Non mi interessa, giunti a questo punto, conoscere i colpevoli, in buona o cattiva fede, di tale insensata suddivisione. Tali collegi sono del tutto inaccettabili. La Romagna ha 1.220.000 abitanti, l’Italicum prevedeva collegi di circa 600.000, per cui niente era più facile che suddividere questo nostro territorio omogeneo, “coerente”, “compatto” in 2 soli collegi, anziché smembrarlo correndo il serio rischio di vedere diminuita la rappresentanza parlamentare romagnola”. 

“A tal proposito, commentando a caldo la definizione scellerata di tali collegi, nell’agosto del 2015 l’allora segretario provinciale di Ravenna del PD dichiarava alla stampa che “le nostre (le loro, ndr) ipotesi alternative, che salvaguardavano il territorio, si sono scontrate con la scarsa attenzione del governo (romano, ndr) e con l’ingordigia del territorio di Bologna che, mai sazio, pensa in questo modo di sottrarre alla Romagna parte della sua rappresentanza parlamentare”.  

“Concludendo, riprendo e faccio mio l’auspicio di quell’inizio agosto 2015, in cui l’allora segretario provinciale di Ravenna del PD si augurava che potesse prevalere il buon senso, e aggiungo la più viva sollecitazione alle forze politiche romagnole a far propria questa battaglia, facendo giungere la propria voce a Roma, laddove cioè si deciderà in merito alla futura legge elettorale, e laddove qualcuno ha già depositato la proposta di legge (per il MAR inaccettabile, se non si cambieranno i collegi) di reiterare l’Italicum anche al redivivo Senato della Repubblica”, rileva Albonetti.

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