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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Italia Viva e Azione, dopo la frattura nazionale "avanti insieme nei territori"

Tramontato il progetto del partito unico le forze locali proseguiranno nel dialogo avviato in vista degli appuntamenti elettorali. Fagnani (Italia Viva): "L’intenzione è non buttare via tutto", Govoni (Azione): "Agiremo come fossimo una federazione"

La frattura non minerà i dialoghi e il lavoro che gli esponenti di Italia Viva e di Azione hanno imbastito sul piano locale. Se le recenti dichiarazioni dei due leader Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno decisamente allontanato la possibile formazione di un partito unico del polo centrista, allo stesso modo in provincia di Ravenna si continuerà a lavorare insieme sui programmi visto che un coordinamento unico tra i due partiti era già stato costituito e i rispettivi rappresentanti stavano già lavorando di concerto in vista dell’imminente tornata elettorale in programma a Cervia e in Bassa Romagna. Gli esponenti locali hanno appreso della crisi tra i due rappresentanti nazionali del partito dai social network, dalle dichiarazioni televisive e dalle agenzie di stampa, e qualcuno appartenente alla base di Azione ha descritto la circostanza come un fulmine a ciel sereno, o ipse dixit, “Un missile a cui non eravamo preparati”. Qualcun altro più pragmaticamente si è chiesto se alla luce degli sviluppi nazionali fosse il caso o meno di restare all’interno delle chat locali condivise.

I dubbi però sono stati, quasi, immediatamente fugati dalla decisione unitaria di “non eliminare quanto già messo in campo” proseguendo quindi nella costruzione di un centro moderato nel limite, o in qualche caso “nell’opportunità” dettata dalle rispettive autonomia.

Azione

“L’unione dei due partiti non si farà - spiega Filippo Govoni, referente provinciale di Azione  - ma questo non significa che dove ci sono convergenze e idee non si possa continuare ad agire come fossimo una federazione tra due partiti. Mi riferisco alle elezioni amministrative. Avevamo già iniziato a lavorare insieme in Bassa Romagna e a Cervia, avevamo già avviato dialoghi col mondo civico in entrambi i territori e proseguiremo”. Un rischio in tema di elettorato c’è, soprattutto in un momento storico in cui la percentuale dell’astensionismo è significativamente aumentata rispetto a un lustro fa. “Il rischio è che questo accordo mancato a livello nazionale possa frenare l’entusiasmo degli elettori che credevano nel progetto del partito unico - prosegue Govoni -, ma come Azione vogliamo continuare ad aggregare ed aprirci a nuovi movimenti e nuove energie per creare una forza liberal-democratica in tutti i territori. Azione quindi è disponibile, come abbiamo detto anche a Italia Viva, a mettere in discussione il simbolo per aggregare forze nuove. Vogliamo essere il perno di questo nuovo soggetto, e la mancata creazione di un partito nuovo non significa comunque rinunciare ad essere ciò che siamo stati fino ad oggi”.

Ovviamente l’autonomia potrebbe comportare scelte differenti: “Dal momento che non siamo un partito unico ciascuno sarà libero di fare la propria politica. A livello nazionale non c’è stata omogeneità, e questa frattura ha colpito i territori dove i rapporti erano buoni. Nel ravennate avevamo costituito un coordinamento per avviarci al partito unico, e la base dovrà reagire a un duro colpo, ma tutti sanno che la decisione non è dipesa dal territorio. La nostra volontà quindi è di continuare questo percorso ed agire con il coordinamento che abbiamo costituito, cercando di trovare linee comuni sui programmi, in primis con le forze civiche”.

Italia Viva

“Se prima si ragionava come partito unitario, oggi l’approccio cambia”. E’ la sintesi di Roberto Fagnani, coordinatore del partito renziano per il territorio ravennate. “E’ chiaro che c’è molta delusione da parte dei militanti, non perchè il partito unico fosse un pallino ideologico ma perchè il Paese ha bisogno di una forza riformista. Nel territorio si è fatto un percorso e l’intenzione è non buttare via tutto. Avevamo approvato un documento con l’idea di allargarci nei territori anche con l’aiuto di altre forze che si riconoscono nei nostri valori”. Anche sul fronte Italia Viva Ravenna era stato un territorio tra le province italiane in cui il Terzo Polo stava prendendo forma: “Tutto è successo velocemente in questi giorni - prosegue Fagnani -, e credo che alcune cose andassero prima discusse. Nei prossimi giorni ci incontreremo come coordinamento del terzo polo. Il fatto di non essere più in un partito unitario, sicuramente consentirà a ciascun partito di avere ‘le mani molto più libere’. Se prima si ragionava come partito unico, da alleati ogni partito resta con i propri organi dirigenziali e comunque Calenda non ha escluso alleanze nei territori ove possibile. A Ravenna Italia Viva ha subito le dinamiche di scelte nazionali dell’alleanza (con riferimento alle elezioni nazionali, nda), ciononostante abbiamo lavorato in squadra per il progetto”.

Avanti quindi con le dinamiche territoriali, dove a prescindere dagli sviluppi nazionali ci si concentrerà sui programmi. “Tutte le forze moderate credo debbano sedersi al tavolo - sottolinea Fagnani -. Anche perchè ogni territorio ha le proprie caratteristiche e le alleanze si fanno sulla base di un programma che deve essere il più condivisibile possibile. Nel territorio dobbiamo continuare a dialogare con le altre forze, penso ai Repubblicani, ai Socialisti, a +Europa, che a mio parere sono tutte forze con cui dialogare. Penso anche alle forze civiche”. Il distinguo sarà comunque costituito dalle forze “populiste ed estremiste - conclude l’esponente di Italia Viva -, chiaramente non c’entriamo nulla con questo. Venire da noi significa avere questa identità. Finora abbiamo lavorato bene con Azione ed era un’alleanza su lavori e programmi. Chiaramente ci siederemo ai tavoli in modo paritario”.

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