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Minichini (LpRa): "L’ignobile commedia archeologica di Piazza Kennedy"

Pasquale Minichini di Lista per Ravenna interviene sulla questione di Piazza Kennedy

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

"Come noto a tutti, è stata fatta la scelta da parte dell'Amministrazione Comunale di Ravenna, di "riqualificare" piazza Kennedy, rimuovendo il parcheggio esistente. Da ciò un progetto, in particolare, di ripavimentazione e riadeguamento impiantistico dell'area. Anziché i sondaggi archeologici obbligatori, nonostante la Circolare n.10/2012 del Ministero Beni Culturali (che richiama la disciplina del Decreto legislativo n. 163/2006, artt. 95 e 96, regolamentato dal DPR. n.207/2010), si è fatto riferimento ad un precedente "Studio di Fattibilità relativo al rischio archeologico e ambientale, per il posizionamento di isole ecologiche interrate, nelle principali piazze della città", redatto dall'arch. Bolzoni per conto di HERA spa. Vi dirò di più, l'Amministrazione sostiene: "Nel giugno del 2011, è stata inoltrata una nota alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna, con la quale si chiedeva una valutazione delle preesistenze archeologiche, che potevano in qualche modo condizionare il progetto di riqualificazione della piazza. "A tale nota non si è avuto riscontro".

Nell'immagine allegata, mappa delle conformazioni dei giardini dei palazzi nobiliari di Ravenna (1830), si nota in basso, rispetto alla piazza, la chiesa di "Sant'Agnese", gli "Orti Rasponi". Durante il corso dei lavori, come era prevedibile, sono emersi, in prima istanza, i reperti di Sant'Agnese, con conseguente scavo archeologico di verifica (1). A seguito della pressione popolare conseguente, l'Amministrazione ha deciso di fare una seconda verifica in corrispondenza degli Orti Rasponi (2). In una piazza di tale estensione, un posizionamento marginale quantomeno sospetto, per chi vuol fare sondaggi archeologici e non andare in cerca di lucciole o prese in giro. Così scriveva l'arch. Bolzoni riguardo al sito prescelto: "… nello studio è rappresentato, per quanto riguarda le fondazioni dei fabbricati demoliti, dal punto di vista archeologico, che i rischi sono legati al rinvenimento di strutture situate fra i 3,00 ed i 4,00 metri sotto terra…. le possibilità di scavo (per isole ecologiche interrate n.d.r.), possono essere verosimilmente eseguite nell'area ovest, angolo via Garatoni-via D'Azeglio (punta occidentale dell'orto Rasponi) poiché fino a 3,00 metri di profondità, non sono stati trovati reperti". Certamente, per un archeologo in trepidante attesa, poter scavare dove già definito che non vi sono reperti, come nell'orto della "sora Cecilia", deve essere stato un lavoro ben gratificante!

E in tutto il resto della piazza? Scavare niente dove nello studio è dichiarato esserci materiale archeologico da verificare fino a 4 metri? Infatti, dopo 45 giorni di inqualificabile silenzio durante gli scavi, il Sindaco, andava il 21 marzo scorso in Soprintendenza e testualmente dichiarava: " … terminati gli scavi fino a 3,80 metri di profondità nell'area degli ex orti Rasponi di piazza Kennedy, da cui non sono emersi reperti di valore archeologico, l'impresa CBR ha iniziato oggi la fase di riempimento e ripristino che verrà completata entro la settimana…". Frasi ribadite nella conferenza stampa congiunta con la Soprintendenza, del 6 aprile, non diversamente riportato nell'articolo di Carla Conti, informazioni scientifiche di Valentina Manzelli (archeologa SAR-ERO): "… sono state realizzate operazioni di scavo presidiate dalla Soprintendenza Archeologica dell'Emilia Romagna, che hanno interessato sia il versante della piazza su via D'Azeglio (Orti Rasponi), oggi concluse in assenza di reperti di rilievo, che l'area della chiesa di Sant'Agnese, dove proseguiranno le indagini stratigrafiche". Bella scoperta! Ci si deve chiedere se è ammissibile un atteggiamento simile verso i cittadini e la comunità archeologica internazionale. Non vorrei poi che Marziale (41-104 d.C.), si rivoltasse nella tomba con il suo…"a Ravenna meglio un pozzo che una vigna". Oggi si potrebbe benissimo dire… a Ravenna meglio un buco nell'acqua, che una vigna di frutti artistici! Siccome, tuttavia, in questa vicenda, oltreché dell'Onestà si è fatto strame della Legge, il prossimo passo sarà verso la Giustizia".

Pasquale Minichini, (LpRA)

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