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L'opposizione: "Il Comune venda gli alloggi popolari agli inquilini che vogliono acquistarli"

Lista per Ravenna, Alberghini, Lega Nord, Forza Italia e Pigna hanno espresso voto contrario al regolamento che stabilisce i nuovi canoni di affitto e i limiti per l'accesso.

I gruppi di opposizione Lista per Ravenna, Alberghini, Lega Nord, Forza Italia e Pigna hanno espresso voto contrario al regolamento che stabilisce i nuovi canoni di affitto e i limiti per l'accesso e la permanenza nelle case popolari. Tale voto mette in discussione soprattutto le politiche di ACER, gestore degli alloggi di proprietà del Comune di Ravenna, non rispondenti, secondo i gruppi, ai “criteri di giustizia sociale cui si è sempre ispirata la politica degli alloggi pubblici” , che in questa occasione la giunta comunale è tornata ad esaltare.

Ecco i punti ritenuti più critici:

ISEE PENALIZZANTE - In effetti, tutte le regole per l’assegnazione degli alloggi, per il canone da imporre agli affittuari e per la decadenza eventuale dall’alloggio si basano in gran parte sul dato ufficiale del reddito ISEE, che castiga le famiglie con redditi reali e premia quelli con redditi fittizi, a cui sfuggono gli introiti da lavoro nero o da attività illecite. Il fenomeno è incentivato dall’accesso indiscriminato alla casa popolare delle famiglie immigrate, a cui viene assegnato il 60% degli alloggi annualmente disponibili. Il correttivo minimo sarebbe stabilire come requisito base la residenza ufficiale nel Comune di Ravenna da almeno cinque anni, con lavoro regolare almeno di un membro della famiglia. Dal sistema in corso, fintamente “buonista”, deriva che ad oltre la metà degli affittuari (2501 su 4418) il regolamento riconosce un canone irrisorio che va da 47 euro mensili ad uno medio di 72,3, da troppi oltretutto non pagato, cosicché gli altri devono sobbarcarsene il carico. Siccome il bilancio di ACER si regge sui canoni versati dagli inquilini, tra quelli che pagano poco o niente e i costi di gestione incontrollabili del carrozzone aziendale, si riduce drammaticamente la quota con cui ACER dovrebbe far fronte alle manutenzioni, che infatti sono generalmente trascurate o fatte male.

GESTIONE DI ACER - Noi non potremo mai approvare nessun bilancio o regolamento delle case popolari finché non si realizzino le condizioni che abbiamo posto al sindaco per un totale cambio di passo della gestione di ACER: abbiamo chiesto un consiglio di amministrazione competente e non politicizzato, assunzioni e promozioni del personale alla luce del sole e per meriti documentati, una contabilità separata da cui risultino le entrate e le spese sugli alloggi di proprietà del Comune di Ravenna e sull’amministrazione dell’Ufficio Casa comunale, ecc. Tutto ciò nella prospettiva che il Comune disdica la convenzione con ACER, possibile con un preavviso di 12 mesi, riportando le sue case popolari nella casa comunale, così da ripristinare una vera gestione pubblica ed abbandonare quella aziendale distortamente privatistica a cui è attualmente vincolata.

VENDITA DEGLI ALLOGGI - Dati anche i gravi problemi di manutenzione ordinaria e straordinaria e di ristrutturazione, che gravano sugli alloggi più vetusti, siamo inoltre convinti - come proponiamo inutilmente da almeno 15 anni - che sia ora di avviare gradualmente un piano di vendita di tali alloggi agli inquilini che li abitano anche da più generazioni i quali, avendone maturato le condizioni economiche, esprimono il desiderio di diventarne proprietari ad un prezzo equo. Non c’è bisogno di un referendum. La Costituzione (art. 47) lo dice già: “La Repubblica favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione”. Ma il Comune di Ravenna lo castiga.

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