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“La sede di Conserve Italia a Massa Lombarda non deve chiudere”

Daniele Bassi, consigliere del Pd in Provincia, dove ricopre l’incarico di presidente della Commissione Attività produttive e agricoltura, è profondamente preoccupato di fronte alla storica realtà produttiva della città di cui è stato sindaco dal 1995 al 2004

“Ci sono momenti in cui ci si deve esprimere in modo inequivocabile, senza giri di parole. Altrimenti cosa ci stiamo a fare? Allora rispetto alla situazione prospettata da Conserve Italia per lo stabilimento di Massa Lombarda, c’è un unico commento: non si può azzerare tutto in nome di un qualsiasi tipo di riorganizzazione aziendale. Sarebbe un danno per l’intera Bassa Romagna”. Daniele Bassi, consigliere del Pd in Provincia, dove ricopre l’incarico di presidente della Commissione Attività produttive e agricoltura, è profondamente preoccupato di fronte alla storica realtà produttiva della città di cui è stato sindaco dal 1995 al 2004. Aveva così chiesto di portare la vicenda alla conferenza provinciale dei capigruppo, durante la quale è stato anche presentata la bozza di un ordine del giorno che sarà discussa il 17 dicembre.

“Non so come finirà questa vicenda. Conserve Italia – ricorda Bassi – è parte integrante della storia manifatturiera di Massa Lombarda e ha sempre ricevuto attenzioni adeguate perché potesse lavorare nelle migliori condizioni possibili. Di certo dal punto di vista occupazionale e da quello ‘sociale’ fornisce riposte importanti al territorio: la maggior parte dei 120 dipendenti a tempo indeterminato è donna; tutte esprimono professionalità e un profondo senso di appartenenza alle dinamiche sociali, anche nei periodi dei picchi di lavorazione. Sulla manodopera stagionale, siamo di fronte poi ancora a donne e stranieri. E in totale parliamo di almeno 280 lavoratori complessivi. Senza contare come lo stabilimento produca lavoro per il 40 per cento della locale coop facchini; poi ci sono le aziende esterne, e parliamo di un territorio che non si ferma alla Bassa Romagna, ma ‘sconfina’ per così dire anche nell’Imolese. Infine che dire degli agricoltori che conferiscono la materia prima? Ecco, la realtà è questa. Senza dimenticare come questo stabilimento sia in attivo. Perché, quindi, chiuderlo? Ripeto: sarebbe un colpo insopportabile, di fronte a una scelta incomprensibile”. Bassi ritiene sia indispensabile il massimo impegno per tutelare questa importante realtà produttiva, nel contesto dell’attenzione che le istituzioni tutte devono prestare per le situazioni di crisi delle aziende del territorio.

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