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Lavoro, convenzione per l'inserimento dei disabili

Con apposta delibera di consiglio provinciale si rinnova per la terza volta, la convenzione, partita in modo sperimentale, finalizzata all’inserimento lavorativo in cooperative sociali delle persone con disabilità.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Con apposta delibera di consiglio provinciale si rinnova per la terza volta, la convenzione, partita in modo sperimentale, finalizzata all’inserimento lavorativo in cooperative sociali delle persone con disabilità. Riconosco la validità di questo strumento di occupazione rivolto a tali categorie di cittadini, anche se non ho elementi sufficienti per comparare la nostra situazione con altre realtà, proprio per verificare se attraverso gli stessi parametri si sono raggiunti obiettivi in qualche misura omogenei rispetto ad altri territori. Registro come, ad esempio, dalle tabelle del Collocamento obbligatorio emerga il dato degli iscritti disoccupati  di oltre duemila unità  rispetto a quelli avviati pari a circa 276: uno sforzo importante anche in considerazione della crisi perdurante in atto, ma siamo ancora lontani dal potere esprimere un giudizio entusiasmante;  oltretutto nel panorama complessivo non manca qualche segno negativo  riferito ai dati  raffrontati  del  2010 e quelli del  2011. Anche la relazione del dirigente a corredo della delibera con cui  rende evidente  che dal 2007 a oggi sono pervenute 9 richieste di convenzionamento,  rappresenta di per sé  un dato freddo per il quale è  arduo qualsiasi giudizio valutativo e, soprattutto,  difficile da commentare e da coglierne l’oggettività  se non si raffronta a uno storico o ad altre situazioni omogenee.    

Ma lasciando da parte i numeri in  senso stretto, anche se sono indicativi ai fini dell’analisi dei fenomeni e della ricerca delle cause,  mi pare oltretutto che una criticità nel sistema  sia rappresentata dai costi troppo elevati, in particolare  sul piano della copertura della commessa, cui si aggiunge almeno un 20% per oneri riferiti al tutoraggio e ad altre misure. In questo senso andrebbe valutata, ad esempio, l’ipotesi di abbassare questa maggiorazione (del 20%) con lo scopo di promuovere e  favorire maggiormente gli inserimenti lavorativi.

A margine, poi, non va dimenticato come molte imprese privilegino  la strada dell’esonero dall’obbligo di assunzione delle categorie appartenenti e iscritte  al collocamento obbligatorio, preferendo il pagamento della sanzione, poiché, a conti fatti, alla fine è meno onerosa rispetto all’assunzione  di una o  più unità lavorative.  Sarebbe interessante, inoltre, avere il dato riferito al numero di ditte che hanno scelto  lo strumento dell’esonero e, infine, conoscere  l’entità economica prodotta da tale opzione per non avere assolto, appunto, all’obbligo di assunzione. Così  come potrebbe essere interessante il dato riferito al numero di  aziende inadempienti rispetto agli  obblighi legislativi.
L’obiettivo, dunque, è giusto, e troverà il nostro appoggio, ma servono, tuttavia,  correttivi e azioni più vigorose tese a migliorare questo istituto.
 

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