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Lido di Dante, "la folle rincorsa del mare che avanza"

Per arginare il problema è necessario superare una volta per tutte la logica dell’emergenza e dell’intervento tampone (molto comune e frequente a Ravenna) e puntare su soluzioni efficaci, strutturali e definitive.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Non serve essere uno scienziato in materia di erosione marina. È sufficiente anche a un normale frequentatore della spiaggia di Lido di Dante accorgersi che qualcosa non ha funzionato come ipotizzato. Sono pienamente d'accordo con l'analisi fatta da uno degli storici naturisti del Lido. L'ultimo pennello è la concausa dell'erosione a sud della località. Diverso sarebbe stato se altri analoghi pennelli avessero completato la difesa della costa fino a Lido di Classe.

Non lo dice l'uomo qualunque, ma il "Corso di dinamica costiera - Erosione costiera e interventi in difesa della costa - Università degli studi della Basilicata - Corso di laurea in scienze geologiche (biennio specialistico -Lezione n. 12)". Già nel 2010, quando la Giunta comunale di Ravenna approvò lo studio di fattibilità realizzato da una società di ingegneria, i cui lavori sono stati illustrati nei giorni scorsi dall'assessore Corsini, Lista per Ravenna, attraverso il capogruppo Alvaro Ancisi e il sottoscritto, formulò, in una interrogazione congiunta, le proprie perplessità sul terzo progetto pilota, che non si discostava dai precedenti: ossia, intervenire sempre con barriere sommerse parallele alla costa. Pur non avendo competenze tecniche, ci esprimemmo, fondatamente, su quello politico, allegando copiosa documentazione a corredo. In pratica, chiedemmo se non fosse il caso di valutare anche le metodologie risultanti dagli studi dell'Università della Basilicata, ampiamente documentate da foto e attuate da altri Comuni e dalla Regione Veneto in difesa delle proprie coste, ma anche da stati d'oltreoceano, come la Florida per la costa di Miami Beach.

La Giunta della Regione Veneto, facendo propri tali studi, nel 2009 si espresse così: "Con il principio della graduale riduzione delle opere rigide in roccia ad alto impatto paesaggistico sono stati ipotizzati tre scenari possibili e tra questi è stato scelto in sede di progetto definitivo lo schema che presenta il miglior rapporto costi benefici, oltre alla migliore estensione di spiaggia fruibile: un sistema di 51 baie ottenute utilizzando pennelli in roccia, lunghi 135 mt., con spaziatura pari a 240 mt. L'intero fronte è sottoposto a ripascimento al fine di ottenere una larghezza uniforme pari a 60 m. a l.m.m., per garantire un'ampiezza di spiaggia di almeno 30 m. (volume complessivo di materiale usato per il ripascimento 1.600.000 metri cubi) ". 6.400.000 euro l'importo dei lavori, che hanno interessato la costa di Caorle ed Eraclea. Da noi se ne spendono la bellezza di 4.500.000 per un tratto di circa tre chilometri, aspettando benefici che possiamo solo immaginare o sognare, visti i risultati fino a oggi raggiunti. Come possono essere totalmente soddisfatti i cittadini, se nel corso degli anni sono stati spesi svariati milioni di euro dei contribuenti, sempre dietro a rincorrere il mare che avanza? Per arginare il problema è necessario superare una volta per tutte la logica dell'emergenza e dell'intervento tampone (molto comune e frequente a Ravenna) e puntare su soluzioni efficaci, strutturali e definitive. Ma l'arroganza e la supponenza dei nostri governanti locali sono note. Avrebbero dovuto rispondere, per obbligo di legge, entro 30 giorni. Dopo quattro anni, stiamo ancora aspettando. Forse perché ancora non hanno trovato in che modo motivare sul piano tecnico le solite scelte? E chi può dirlo!

Pasquale Minichini
Capogruppo di Lista per Ravenna
Consiglio territoriale del mare

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