rotate-mobile
Politica

Emendamento “spandi-fanghi-liberamente” denunciato alla commissione europea da Ancisi

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Pur di spandere i fanghi del Candiano con pochi controlli, su terreni di loro piacimento e convenienza, senza farsi scrupolo di cacciarne famiglie di agricoltori che li abitano e coltivano da generazioni, sono riusciti perfino a stravolgere le norme di legge fondamentali che, in Italia, proteggono l'ambiente dalle sostanze inquinanti. Se n'è fatto merito l'on. Alberto Pagani, ravennate del PD, autore di un emendamento al decreto "Sblocca Italia" di così elevata ingegneria giuridica che meglio non avrebbe potuto scrivere lo stuolo dei suoi esperti, ingaggiati coi nostri soldi. Finito al Senato col n. 1900, l'emendamento è passato in carrozza a seguito del voto di fiducia che il Governo Renzi ha imposto sul decreto. Risultato vantato dall'onorevole: "una regolazione meno vincolante rispetto a quella attuale". Risultato reale: controlli della Provincia, dell'ARPA e dell'AUSL neutralizzati, più nessuna garanzia che i fanghi producano danni, anche gravi, alle falde acquifere, cioè alla salubrità dell'acqua, elemento imprescindibile di ogni forma di vita. Via libera, dunque, alla grancassa del presidente del porto Di Marco sulla veloce attuazione del Progettone-Spandi-Fanghi, a suon di terreni espropriati, con le buone o con le cattive.

SOSTANZE TOSSICHE NELLE ACQUE DI FALDA

Peccato che la dichiarazione di ammissibilità dell'emendamento da parte del Parlamento sia stata fasulla, non avendo tenuto conto che esso viola due direttive dell'Unione Europea a cui le leggi italiane sono obbligate, per vincolo costituzionale, ad attenersi: la direttiva quadro sui rifiuti, n. 98 del 2008, e la direttiva sulla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento, n. 118 del 2006. Di qui la denuncia che il sottoscritto ha elaborato, pur non disponendo di esperti a pagamento, e trasmesso il 31 ottobre scorso alla Commissione Europea. L'emendamento esaltato da Pagani ha infatti introdotto nel decreto 3 aprile 2006 sulle "Norme in materia ambientale" un nuovo art. 184-quater sull'"Utilizzo di fanghi di dragaggio", il quale contrasta vistosamente con le direttive europee di cui sopra, recepito nel decreto stesso, in particolare per la mancanza di garanzie che lo smaltimento di tali rifiuti non crei inquinamento dell'acqua.

La denuncia argomenta analiticamente, in 15 pagine di contenuto strettamente tecnico difficili da riassumere, le violazioni contestate. Contestazione fondamentale è che la nuova norma si limita a richiedere che i fanghi siano sottoposti esclusivamente ad un test di cessione come definito dal ministero dell'Ambiente col decreto 5 febbraio 1998. Esso, però, è largamente insufficiente a garantire che non siano cedute all'ambiente sostanze tali da contaminare, tramite filtraggio dal terreno ("percolazione"), le acque sotterranee, tenuto conto che i fanghi di dragaggio contengono, per loro stessa natura, metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici (IPA), in genere tossici. La nota del ministero dell'Ambiente in data 4 maggio 2014 (che ho allegato alla denuncia) chiarisce bene, con interpretazione autentica, che il test di cessione così concepito è largamente insufficiente. Esso, infatti, prende in esame solo pochi elementi chimici e riguarda più che altro il metodo da adottare, non l'accertamento della natura, delle quantità, della potenziale mobilità e della tossicità delle sostanze contenute nei fanghi, al fine che non ne venga compromessa la compatibilità con le caratteristiche chimico-fisiche, idrogeologiche e geomorfologiche dei terreni su cui vengono utilizzati. Questo può avvenire solo attraverso le indagini puntuali in carico alle autorità di controllo: Provincia, ARPA ed AUSL, che però l'art. 194 quater intende escludere. Ad esempio, i test di cessione non dovrebbero prescindere dal monitoraggio della falda acquifera, sempre effettuato dalla Provincia con un peziometro a monte ed uno a valle degli sversamenti dei fanghi sui terreni.

INDAGINE PENALE IN CORSO

La denuncia non manca di segnalare, come segue, il possibile effetto devastante della nuova norma contestata sulla situazione locale, fortemente problematica, dei terreni agricoli a nord di Porto Fuori: "…l'Autorità Portuale di Ravenna detiene presso delle casse di colmata circa 1 milione di metri cubi di fanghi di dragaggio che sono stati escavati nel 2005 circa. Nel 2012-2013 circa 90 ettari di terreno sono stati trasformati, in modo illegittimo, da agricolo a industriale/commerciale al fine di poter immettervi i fanghi di dragaggio. Sulla questione la Procura della Repubblica ha aperto un'indagine penale. Lo scopo della trasformazione era di utilizzare circa 56 ettari di terreno, trasformato da agricolo in spazio per la logistica portuale, per 'recuperare' circa un milione di metri cubi di fango di dragaggio innalzando il piano di campagna di circa 1,60 metri. In sede di variante allo strumento urbanistico l'AUSL ha espresso delle perplessità proprio sulla possibilità di inquinamento delle acque sotterranee segnalando al Comune di Ravenna che la Valutazione Ambientale Strategica era incompleta. I dubbi sono stati superati tramite una relazione di compatibilità dei fanghi di dragaggio con il sito di destinazione che, però, presenta dati insufficienti e/o incompleti (non sono stati allegati neppure i test di cessione!!). Al momento la Provincia ha sospeso l'istruttoria, finalizzata al rilascio dell'autorizzazione ordinaria avente ad oggetto il recupero dei fanghi di dragaggio tramite immissione sul suolo. L'introduzione dell'art. 184 quater nel decreto legge 3 aprile 2006 potrebbe, nelle intenzioni, sbloccare arbitrariamente la situazione".

Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Emendamento “spandi-fanghi-liberamente” denunciato alla commissione europea da Ancisi

RavennaToday è in caricamento